Gv 18,1- 19,42
.Siamo nel secondo giorno del Triduo. Ieri abbiamo vissuto la celebrazione della lavanda dei piedi ed oggi viviamo il giorno dedicato alla Passione di Cristo. E’ un giorno molto difficile, segnalato da questo ingresso dei sacerdoti, con l’altare spoglio, attraverso una prostrazione, perchè c’è una specie di resistenza, una impossibilità ad entrare pienamente in questa realtà alla quale la Chiesa ci vuole portare per mano.
Inizialmente abbiamo fatto riferimento alla lettura del profeta Isaia che dice: “davanti a lui ci si copre la faccia, non avevamo alcuna stima. Era sfigurato”. C’è qualcosa che non è accettabile! Cosa?
Ci sono due cose non accettabili. La prima è la Passione: leggere, approfondire, applicare a noi stessi la Passione di Giovanni che è costituita da sette scene, nelle quali Gesù si muove dall’incontro privato che ha con Pilato, e poi esce davanti ai Giudei che non ne vogliono sapere…
Noi abbiamo difficoltà non solo a vedere questo, ma soprattutto a renderci conto che la Passione fa emergere la malizia del peccato, la voglia di scansare problemi, di rovesciare all’altro la sofferenza. Uno fa di tutto per emergere, per affermarsi. C’è la falsità del potere politico e di quello religioso, ma dentro questa mostruosità che è poi la vita di tutti i giorni, c’è un farmaco contro la nostra ottusità, la nostra indifferenza, c’è la verità.
Cosa è la verità?
La verità è nel volto di Cristo che ci manifesta forza, nobiltà, rettitudine, bellezza che poi viene cantata, rappresentata dall’arte, nelle icone, dalla musica. Quando questa bellezza viene evidenziata, noi siamo commossi. E’ necessario vivere spesso questo confronto con la passione, perchè non solo ci fa vedere il mistero del male che ci è molto vicino, ma anche come si vive, come si può vivere in questo confronto con la malvagità che è apparso per la prima volta in Cristo. In Cristo per la prima volta è apparso un modo nuovo, è apparsa la gloria! La gloria si ha in qualcuno che non diventa mai un moltiplicatore del male, non si incattivisce, c’è in lui una forza straordinaria che dovrebbe entusiasmarci. Dovremmo provare ammirazione, commozione, contemplazione, preghiera, e questa ammirazione fa in modo che lo Spirito Santo versi dentro il nostro spirito lo Spirito di Cristo.
Avete quindi capito la grandezza dell’approfondire la Passione.
La seconda cosa che faremo sarà svelare la croce. Anche qui c’è una resistenza, ancora maggiore di quella di leggere e confrontarsi con la Passione. Che cosa è la Croce? E’ tutto ciò che ti dà dolore, tutto quello che da umiliazione, tutto quello che è inaccettabile, tutto quello che è ingiusto, che nasce dal tradimento, che ti fa venire la voglia di non essere mai nato. Piccole croci e grandi croci ed è questo che oggi vogliamo guardare in faccia perchè dentro questa realtà è impossibile campare. Noi abbiamo croci che non solamente sono attuali, perchè quella persona sta male, quell’altra mi è contraria, è stata sleale, ma abbiamo anche delle croci che ci portiamo nella nostra psicologia, nella nostra carne.
Come gestire la croce? E’ impossibile all’uomo! E’ impossibile a me e a te, ma qualcuno ci è entrato perchè a me e a te arrivi un modo di vivere la croce che non è di questo mondo, che è del Figlio di Dio. E’ il Figlio di Dio che mi dona il suo modo di reagire alla situazione, alle difficoltà, alla sofferenza, di modo che questa sofferenza non mi tolga completamente la voglia di campare, ma addirittura mi faccia rendere conto che io sono colui che prolunga la presenza di Cristo dentro questo male, un male che non è immediatamente trasformato in qualcosa di utile e di vantaggioso. Dice Gesù: “Nelle tue mani consegno il mio spirito” perché so che anche in questo silenzio, in questa difficoltà, tu, Padre, mi stai portando nelle tue mani. Questa è la speranza che ha motivato Gesù. Ci sono situazioni che io vedo tutti giorni di persone distrutte dalla croce. Cosa fare quando una madre perde un figlio? E’ impossibile poterla consolare. l’unico modo è ricevere almeno un po’ di spirito di Cristo, il quale ti dice: lascialo! Una madre vorrebbe trattenerlo, conservarlo nella vita di questo mondo, con tutto il suo amore, con tutta la sua radicalità e invece c’è un giorno, un momento in cui questo è possibile, è necessario lasciarlo andare nelle mani di Dio, perchè lui possa prolungare questo mistero, questo significato che ci è sconosciuto, ma che sappiamo essere reale, concreto. Noi abbiamo tante sofferenze che vanno redente, tante sofferenze che devono ancora diventare gloriose, e allora su questo la Chiesa deve aiutarci. Noi ci aspettavamo che Dio avrebbe cancellato il male dal mondo. Invece non è così, la scelta di Dio è un’altra e questo è molto difficile da accettare, è una chiamata alla conversione, ad accettare di entrare nella logica di Dio Padre. Se io punto i piedi perderò il senno, è una modalità che ci porta alla follia. Per questo è molto importante questo giorno, che ci fa anche presente quello che la Chiesa fa nella sua predicazione, nella sua pedagogia: dare un senso spirituale, lo stesso modo in cui lo ha vissuto Cristo, al male che dobbiamo affrontare. Non parliamo solamente del male che noi procuriamo agli altri, che anche esso è una croce, ma anche del male che altri ci fanno.
Adesso vedremo questa croce, la dobbiamo contemplare, guardare: “guarderanno a colui che hanno trafitto”. Bisogna contemplare perché mentre noi guardiamo e sappiamo che dentro questa realtà c’è la gloria di Dio, lo Spirito Santo versa in noi quella mitezza, quell’integrità, quell’innocenza, quella profondità di chi porta la croce. Questo è il principio nuovo che sboccia dentro gli uomini che sono stati liberati dal potere della morte. C’è una novità che Cristo ha inaugurato e che può regalarmi e così nasce una nuova umanità.