Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali

16-12-2018 III domenica di Avvento - Gaudete di don Fabio Pieroni

Lc 3, 10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

In questo vangelo le folle, i pubblicani, ed alcuni soldati chiedono a Giovanni: cosa dobbiamo fare?

Giovanni dice alle folle di dare una tunica a chi non ce l’ha, ai soldati di non maltrattare e non estorcere niente a nessuno e ai pubblicani di non chiedere le tasse maggiorate. Poi nella seconda parte del vangelo, si parla di altro: tutti andavano a farsi battezzare e Giovanni dice: Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali.

Vediamo cosa significa.

Questa domenica si chiama “gaudete” cioè “gioite”. Perché gioite? Di quale gioia si tratta? Innanzitutto si parla della gioia di Dio: è Dio che gioisce. Dio gioisce perché vuole fare delle cose grandi per noi, per te! Vuole prendere la nostra vita e renderla feconda. Noi ci assomigliamo al grano, e il grano non solamente deve essere coltivato, ma poi va raccolto, e una volta raccolto deve essere lavorato, perché i chicchi di grano son avvolti da una pelle, da una corazza. Il chicco di grano per poter essere fecondo e darsi per essere macinato e poi diventare pane, diventare un alimento per gli altri, deve essere liberato da questa corazza, da questa scorza, e ci vuole un lavoro.

Questo lavoro in noi lo deve fare Gesù Cristo, lo deve fare la Chiesa. Dobbiamo essere liberati dal fatto che non vediamo, non sentiamo, non capiamo qual è la grandezza della nostra chiamata, e qualora anche la capissimo non avremmo la forza di realizzarla, perché siamo imprigionati.

Allora viene questa azione di Dio che la Chiesa fa con ognuno di voi: vi deve togliere questa scorza, vi deve liberare da questa prigione. Arriverà un fuoco che toglierà per sempre questo impedimento.

Questa è la gioia di Dio: io farò questo, tirerò fuori il meglio dai miei figli, farò loro rendere conto che possono essere un alimento, possono essere qualcuno che sfama la fame del mondo.

Questo è il progetto di Dio e noi dovremmo crederci! E’ possibile che la Chiesa attraverso lo Spirito Santo sia capace di fare questa operazione a noi che siamo bloccati, arrabbiati, chiusi, sospettosi, angosciati dentro questa corazza? Senza questo intervento di Cristo noi non siamo un grano utile, siamo persone che rischiano di fallire la loro missione. La gioia di questa domenica sta proprio nel fatto di credere che quando viene Dio cambia tutto. Quando passa il Signore Gesù Cristo uno si sente meglio, sta meglio! Perchè le folle vanno da Giovanni? Perché hanno visto il frutto di questo grano che è stato purificato.

Giovanni dice poi di Gesù: viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Che vuol dire? E’ un modo di dire ebraico, un’espressione che vuol dire: io non sono il tuo sposo, però c’è uno che ti sposerà, che ti vuole rendere fecondo. Gesù Cristo è lo Sposo e avvertirete questa unione, questa profondità, questa gioia, questo piacere.

C’è un altro punto che sottolineiamo: perché le folle, i soldati e i pubblicani vanno da Giovanni? Perché quello che diceva Giovanni era rilevante, significativo. Se qualcuno viene a fare domande alla Chiesa è perché ha visto dei segni interessanti! Questo è un altro aspetto importante! Cioè se la Chiesa, se i cristiani non sono considerati da nessuno questo sta ad indicare che non viene dato nessun segno di gioia, di liberazione, di comunione… se invece qualcuno viene, è attratto dalla Chiesa, significa che ha visto qualcosa.

Cosa dice Giovanni ai pubblicani? Non esigere più di quanto ti è stato comandato! Che vuol dire? Vuol dire: puoi smettere di essere pubblicano! Devi smettere di essere  pubblicano! Perché se tu smetti di esigere più di quello che ti viene richiesto è evidente che non sarai più pubblicano! Se tu non maltratti più nessuno, non minacci più nessuno, non sarai più soldato!

Puoi cambiare la tua vita! Devi cambiare la tua vita, ed è possibile che tu lo faccia, è possibile che tu da una persona che vede gli altri come una massa, possa riconoscere che c’è qualcuno che ha bisogno di te! Possiamo cambiare la società, i ruoli, gli automatismi dentro cui la società ci infila. Possiamo vivere ciascuno la sua vita in modo assolutamente irripetibile e non condizionata dai ruoli che ci dà la società, che ci dà la politica. Possiamo fare una espressione nuova della nostra esistenza attraverso la relazione con Cristo che viene. Se lui viene cambia tutto, se lui viene siamo tutti sposati, se arriva lui noi possiamo cambiare! Aspettiamolo! Maranathà, se arriva lui facciamo festa!

Se oggi nella tua vita, nel momento che stai vivendo, nella sofferenza, nella tristezza, nel sospetto non viene Cristo, non si può fare nulla! Dobbiamo allora sperare questo! Magari già in questa celebrazione c’è questa attesa. Arriva Cristo e allora posso gioire perché Cristo mi comunica la sua gioia.

Ogni cristiano, ogni missionario dovrebbe avere questa gioia. Noi purtroppo viviamo in un mondo che spegne qualsiasi bagliore, questa è la nostra grande malattia. Il Natale vorrebbe riaccendere questo. E’ chiaro che appare ingenuo pensare questo, sembra una cosa assurda, ma questa è la conversione. Su questo dobbiamo modificarci e resistere a questo appiattimento totale, a pensare ad un cristianesimo che non graffia nessuno, che è solamente un galateo… no! E’ una cosa difficile fare in modo che il cristianesimo torni ad essere quello strumento che separa la pula dal grano, quello strumento che ci consenta di entrare in un rapporto sponsale e fecondo con Cristo, quello strumento che ci consenta di entrare nella letizia. E questo noi speriamo.