Tu sei il Figlio mio, l’amato

09-01-2022 Battesimo del Signore di don Fabio Pieroni

Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Perché subito dopo aver contemplato durante il Natale la nascita di Gesù, facciamo questo salto direttamente al battesimo? Non è Gesù bambino che fa il battesimo, è Gesù che ha trent’anni!

Allora la domanda è innanzitutto legata al fatto che nei Vangeli non si parla quasi per niente della vita di Gesù da zero a trent’anni se non in un episodio, quello in cui Gesù a 12 anni rimane a Gerusalemme e Giuseppe e Maria, che pensavano fosse nella comitiva, tornano indietro a cercarlo e lo trovano nel tempio.

Vediamo di rispondere a questa domanda. La notizia importante che ci dà l’episodio del Battesimo è che la missione della Chiesa è quella di applicare a ciascun uomo la vita. La Chiesa ha la capacità di far vivere a ogni uomo la vita di Gesù, la natura di Cristo, il modo di vivere la vita umana da parte di Cristo, che è il modo di vivere di Dio. Il farsi uomo di Dio, Dio fatto uomo, è Gesù e questa modalità non è una modalità esclusiva di Gesù ma è una modalità inclusiva, necessaria per ogni uomo.

San Paolo dirà infatti: guai a me se io non evangelizzo, perché una persona che vive la sua vita in maniera autodidattica e poi addirittura contraria o ignorante di tutto quello che la vita di Gesù ci dice, è una persona incompiuta. L’evangelizzazione non è quindi un proselitismo, ma è proprio un atto d’amore, un atto di carità, è come insegnare ad  una persona a leggere e scrivere.

Allora, ad un certo punto Gesù entra dentro il Giordano. Il Giordano è un segno importante: tramite  Mosè, il popolo di Israele aveva attraversato il mar Rosso, segno di apertura delle acque e della Pasqua, della vittoria sulla morte, ma poi dopo alla fine dell’esodo Mosè conduce il popolo d’Israele in Giordania, fino al monte Nebo. Da questo monte si vede la vallata con il Giordano e poi al di là del Giordano c’è la terra promessa. Mosè lì muore, e viene sostituito da Giosuè il quale entra nel Giordano, si aprono le acque e Israele passa come in un nuovo esodo Israele, entrando nella terra promessa.

Gesù è la persona del quale Mosè e Giosuè erano il segno, lui è il compimento ed entra nel Giordano. Il Giordano è un piccolo fiume o meglio una specie di marana e quando Gesù vi entra non si apre, però si aprono i cieli. Questa è una novità è molto importante! Si aprono i cieli, si squarciano, e da questa apertura scende una voce che dice “Tu sei il figlio mio prediletto! Tu sei il figlio mio! Io sono tuo padre, e in questo legame assolutamente soprannaturale, straordinario, vivremo la missione dell’esistenza, animati dall’amore che deriva dal mio compiacimento, dal fatto che tu sei qualcuno nel quale io trasferisco tutta la mia stima, tutto il mio appoggio, la mia fiducia. Questa sia la tua forza!”

Bene, questo è il segreto di un cristiano.

Il segreto di  un cristiano è lo stesso segreto di Gesù, che è quello di sentirsi figlio. Il salmo di oggi dice proprio così:

“Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;

togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra”

Molto della nostra vita, della nostra esistenza, dipende da questo incontro, da questo squarciarsi dei cieli. Da Dio viene a me un’esperienza di chi si sente figlio, si sente scelto, amato.

La prima lettura di Isaia diceva:  “Consolate, consolate il mio popolo, perché  io voglio parlare al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù”. Tu sei figlio mio, in te mi sono compiaciuto, questa notizia stamattina arriva a noi!

Tante volte noi diciamo: io sto in crisi perché c’è il covid, perché quella persona mi ha detto certe cose, perche il Laboratorio della Fede non funziona, perché la mia Comunità non va, perché ci sono le tasse da pagare… E’ chiaro che questa roba ci disturba, ma non sono queste le cose importanti. Se piano piano viene meno questo collegamento con Dio, e se non mi sento più scelto, amato, guardato con benevolenza da Dio che mi ama, la mia fede si affievolisce. La fede consiste nello sperimentare, nel commuovermi perché Dio mi vuole bene, e io ti dico: guarda che Dio ti ama! Tu sei figlio suo! Guarda che è vero che la vita è difficile, ma tu puoi appoggiarti a lui, a questa intuizione che lo Spirito Santo sottolinea nel tuo spirito.  Tu sei sostenuto, non sei solo, la tua vita è molto importante! Questa è la fede, è sperimentare questo sentire, è sperimentare che questo è vero! E’ investire la propria vita su questo appoggio fondamentale.

Certamente poi uno aspetterà l’amore della moglie, del marito, del figlio, dello zio, di chi ti pare, ma non è questo il principio. Il principio della vita di Gesù è il principio della vita di ogni uomo in Cristo è sentirsi amati dal Padre. Se questo non c’è, se quindi la fede non c’è, la nostra vita si sgretola. Ecco perché in ogni celebrazione Dio deve in un modo o nell’altro, con un segno, con una parola, confermare nuovamente dentro di noi questa verità profondissima. Quando questa verità profonda si affievolisce, si oscura, noi veniamo presi dal terrore.

Lo diceva il salmo: se nascondi il tuo volto, li assale il terrore, viene meno il loro spirito, ritornano nella loro polvere. Se invece tu mandi il tuo spirito, dai loro la possibilità di sentirsi figli.

Tu sei figlio di Dio, sei amato, vai bene così. Devi entrare, gustare, accogliere, contemplare questa verità. Gesù quando pregava,  e Gesù nel Vangelo di Luca prega molte volte, ogni volta ricordava questa parola che Dio gli ha dato.

Ricordate che ad un certo punto Gesù sta andando a Gerusalemme e tutti lo contestano, le cose si stanno mettendo male, viene rimproverato dagli anziani… Lui sale sul Monte Tabor, prega, e Dio gli dice “tu sei il figlio mio prediletto!”

Poi nel Getsemani nuovamente Gesù è in crisi, e prega, e ogni volta deve ricordare questo, deve fare memoria di questa verità sulla quale lui basa tutta la sua vita.

Questo il segreto di ogni cristiano, questa è la fede! La fede non è che io ci credo ma che qualcuno mi ha detto questo, e io da oggi in poi voglio difendere questa verità dentro di me, con l’aiuto della Chiesa. Questa è la forza segreta di un cristiano, in tutto: nelle scelte, nelle malattie, nelle cose belle… questa è la parola che ci accompagna costantemente, questo è quello che ci dà veramente sicurezza.

Quando noi perdiamo questo collegamento essenziale, primordiale, il nostro cuore si smarrisce, siamo confusi, viviamo nell’angoscia. Il battesimo vuole alimentare questa esperienza che la Chiesa chiama la fede: quando questa fede è corroborata, è confermata, allora riprendiamo forza. Se noi ci indeboliamo è perché si sta indebolendo la fede non è solamente perché quello ti ha mancato di rispetto e tu sei arrabbiato. Se tu sei radicato in Dio questa roba certamente sarà fastidiosa, ma non sarà mortale, perché questo collegamento, questa parola del padre al figlio è qualcosa che vince la morte, si chiama vita eterna.