Sono venuto a portare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!

09-04-2020 Giovedì santo di don Fabio Pieroni

Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Carissimi, siamo dentro la Pasqua. La Pasqua non è solamente la veglia pasquale, ma è tutto il triduo,sono  questi tre giorni. La cosa importante è prepararci perchè Dio possa comunicarci il suo fuoco, possa sfondare il muro che ci separa gli uni dagli altri e possa accendere in noi la vita. Perchè questo avvenga, la Chiesa ci ha lasciato questa tradizione che è la consegna di alcuni segreti fondamentali che sono la base della vita cristiana, e più si fanno bene, più la grazia di Dio è facilitata a raggiungerci.

Gesù dice con chiarezza: “Io sono venuto a portare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! Devo ricevere un battesimo e come sono angosciato!”.

Sta parlando della Pasqua! Vuole accendere questa fiamma. E’ una cosa straordinaria.

Noi come ci siamo preparati? I catechisti e tutti noi sacerdoti ci siamo dedicati per accendere in voi questa passione, questa curiosità, ed è divampato un fuoco meraviglioso. Ci saranno tanti piccoli passi per arrivare alla resurrezione. Oggi avete fatto il pane, perché sapete che il Giovedì Santo ha tre finalità:  ricordare che  Gesù istituisce l’Eucarestia, ricordare che Gesù ha istituito il sacerdozio ministeriale e poi chiamare all’amore fraterno.

Abbiamo lavorato sul pane, un pane azzimo, cioè un pane senza lievito. Perchè non ci va il lievito? Perché è il pane della Pasqua, un momento in cui uno deve decidersi, non può fare il complicato. La Pasqua  ha bisogno di una decisione, bisogna partire e bisogna abbreviare i tempi, quindi il privare il pane del lievito è proprio una necessità di questa fretta. Ma nello stesso tempo il lievito è anche segno di qualcosa che gonfia, di qualcosa che caratterizza il faraone. Il faraone è il nemico numero  Uno di Dio, perchè si mette davanti, si impone, non si piega, si gonfia, è prepotente, è un grave ostacolo.

Questo pane poi si dovrà spezzare e dopo la messa dovrà essere mangiato, perchè la finalità del pane, che poi nell’Eucarestia diventa il corpo di Cristo, ha il potere di darci la vita, di comunicarci la vita.

Nel vangelo che abbiamo letto ci sono due cose molto strane. Nei tre vangeli di Matteo, Marco e Luca  il centro dell’ultima cena sono le parole che Gesù pronuncia sul pane e sul vino. Nel vangelo di Giovanni, che abbiamo letto ora, queste parole non ci sono, perchè nel vangelo di Giovanni non si parla del pane. Giovanni mentre parla della cena, parla invece di un gesto che Gesù inventa durante la Pasqua ebraica. Tutti rimangono sbalorditi, senza parole, perché Gesù si alza, si cinge  con un grembiule e lava i piedi! E’ una cosa attraverso la quale sta perdendo il suo stile! E poi non è scritto da nessuna parte questo gesto! Un gesto scandaloso!

Un gesto che non si capisce subito: Lo capirete più tardi, dice Gesù.

Giovanni mette nel suo Vangelo la lavanda dei piedi per un motivo fondamentale: per noi cristiani la messa è spesso solo il momento della consacrazione, il momento in cui andiamo a fare la comunione. Quindi riduciamo il significato della Pasqua, riduciamo l’effetto che Gesù vuole realizzare attraverso la sua passione morte e risurrezione, che non è solamente quello di trasformare il pane nel suo Corpo perchè diventi cibo per ciascuno di noi. E’ molto di più!

Questo segno è stato studiato, e molti hanno detto che qui Gesù ha voluto fare un atto di umiltà, altri hanno supposto un atto battesimale, un atto di riconciliazione, di perdono, di carità… ci sono state tantissime tesi e sicuramente c’è una verità in tutte.

Ma non è tutto! Giovanni ci dice che Gesù non vuole ridurre l’efficacia della Pasqua ad un rito, ma vuole portare la celebrazione della Pasqua ad un cambiamento della vita di chi celebra, di noi che partecipiamo a questa celebrazione, che veniamo cambiati, trasformati, trasfigurati. Se c’è un atto cristiano, sicuramente ha il Dna della lavanda dei piedi.

Ma per capire la lavanda dei piedi, bisogna farla! Voi probabilmente non l’avete mai fatta, nè ricevuta, ma Gesù aveva detto una cosa importante: “Sapendo queste cose, sarete beati, se le metterete in pratica”. Vuole dire che la lavanda dei piedi non è solamente un simbolo, ma un atto che se uno lo fa lo capisce dopo che lo ha fatto. “Quando lo avrete fatto voi sarete beati! Nella misura in cui voi laverete i piedi, sarete beati!”.

E’ strano… avrebbe potuto dire: chi riceverà la lavanda dei piedi sarà contento! Invece no! Sarai beato tu che lo fai! Non chi riceve la lavanda, ma chi la fa! Gesù non sta dicendo che “sarete beati” nel senso di “sarete bravi”, ma “sarete delle persone che hanno compreso la profondità dello Spirito”, perché questo non è solamente un atto di umiltà, ma è proprio un cambiamento profondo.  E’ consentire al fatto che Dio possa far cambiare la nostra natura umana, carnale che normalmente è tesa a fare degli atti convenienti, proporzionati, esatti, nei quali io ci posso guadagnare qualcosa.

La lavanda dei piedi ci fa presente l’atto cristiano, cioè la verità; e la verità è la vita, la verità dà la vita. Se allora io ho un comportamento vero, da persona beata, trasmetto la vita agli altri.

Diceva un grandissimo personaggio, Pavel Florenskij: la verità rivelata non è un teorema, ma è l’amore. L’amore si deve realizzare e si realizza come bellezza.

La verità rivelata è l’amore e l’amore realizzato è la bellezza!

La bellezza mi comunica la vita, mi sorprende perchè  è qualcosa che nasce dalla Pasqua. Noi viviamo nella noia, in una vita piatta perchè non siamo accesi dalla Pasqua. Se non abbiamo in noi la Pasqua, questo fuoco della Pasqua, siamo noiosi, siamo superficiali perchè non abbiamo nei nostri atti il Dna della lavanda dei piedi che nasce dalla celebrazione eucaristica. Questo vuole fare la celebrazione della Pasqua, cambiare il nostro cuore.

Florenskij quando giunto al termine della sua vita scrive ai suoi cinque figli un libro che si intitola “non dimenticatemi”, dice quanto segue: “Non fate, cari figli, le cose in maniera confusa. Non fate nulla in modo approssimativo, senza persuasione, senza provare gusto per quello che state facendo. Ricordate che nell’approssimazione, nella superficialità, si può sprecare la vita. Cari figli miei, guardatevi dal pensare in maniera disattenta, volgare, di basso livello.”

Ecco questo è ciò che stiamo cercando di fare noi, che fate tutti voi catechisti, perchè questo fuoco si accenda, perché uno diventi pane che si spezza, cioè una persona che  quando si muove trasmette la vita, ha qualcosa da dare, ha uno stile che è quello della lavanda dei piedi, che non è una persona deludente, che ha un fuoco che lo alimenta, che lo riscalda.

Questa è la vittoria sulla morte, la vittoria sul faraone. Anche questo grande impegno, questa passione con don Simone, con il quale lavoriamo,  per dare qualcosa di nuovo ai ragazzi, per parlare con il loro linguaggio, è un lavoro che nasce  dall’amore. E’ l’amore di Cristo che dice:  come vorrei che fosse già acceso questo fuoco! Sono angustiato! 

Benediciamo Dio che dentro questa prigione stiamo comprendendo come mai! Quando  c’è la morte, la vita è ancora più evidente. Quando noi siamo un po addormentati tutto sbiadisce e non vediamo i chiaroscuri.

Abbiamo quindi voluto sottolineare il rapporto tra il pane e la lavanda dei piedi. La lavanda dei piedi ha questo Dna, che sta dentro anche allo spezzare il pane, ma a volte lo spezzare il pane può essere interpretato da chi lo vive in modo riduttivo. E allora Giovanni ha voluto assicurare dentro la celebrazione eucaristica questo richiamo perchè noi invece ci aprissimo al fatto che la verità diventasse per noi amore e questo amore noi potessimo realizzarlo nella bellezza.