Servo malvagio e pigro!

15-11-2020 XXXIII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Le tre letture di oggi sono tutte collegate. La prima lettura parlava di una donna perfetta che si dà da fare, poi abbiamo ascoltato san Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, che ci dice che arriva il giorno del Signore e finisce il tempo.  E dice anche che noi siamo figli della luce e del giorno, e non figli delle tenebre e della notte.

Il vangelo è conosciutissimo. Matteo ci parla di questi tre personaggi a cui il padrone affida dei talenti. Il primo ne riceve cinque e subito li investe, ne guadagna altri cinque e viene lodato dal padrone: “Servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto”. Così anche per il secondo. L’ultimo che aveva ricevuto un solo talento, quando arriva davanti al padrone che gli chiede cosa avesse fatto del talento datogli in consegna, risponde: “Io non ho fatto niente, perchè so che sei un uomo duro che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho paura di te!”. E il padrone lo insulta: “Sei un malvagio! Non combinerai mai niente nella vita! Avresti dovuto investire meglio questi soldi! Darli ai banchieri! ma non lo hai fatto. Allora toglietegli il talento, datelo a chi ne ha dieci e poi buttatelo fuori! Nelle tenebre! là sarà pianto e stridore di denti.”.

Osservazioni:

La prima: aveva ragione il servo a pensare che il padrone fosse duro? Certo! lo tratta malissimo! Questo non aveva rubato, non aveva fatto niente! E viene trattato come una bestia.

Seconda osservazione: Sembra che  questo sia così suscettibile che perde anche un mafioso, perchè quando questo gli dice: io so che sei un uomo duro, lui si offende: non mi devi dire questo!

Allora, cosa vuol dire questa  parola? Perchè c’è questa reazione implacabile contro questo servo?

E’ un’azione che Dio vuole fare a noi questa mattina. Il padrone fondamentalmente non si irrita perchè è stato offeso dal servo, ma ci sta ad indicare la situazione in cui noi non ci sentiamo promossi, resi capaci di poter avere  fiducia, quando non riusciamo ad avere una visione positiva della vita, quando siamo invece affossati, chiusi. E’ come se Dio ci desse la vita e noi non ce la viviamo, e stiamo sempre lì a rammaricarci, ed arriva la fine del tempo e ti accorgi che non hai vissuto affatto. Ed allora al padrone saltano i nervi, perchè sta dicendo: tu non puoi vivere così! Non puoi non vivere! Non puoi aspettare di essere perfetto!

Avete sentito nella prima lettura la descrizione di questa donna perfetta? In realtà è una donna totalmente imperfetta, perchè ha una vita difficilissima! Si alza prestissimo e si deve occupare di una marea di cose… come te! Solo che tu pensi che la tua vita fa schifo, che è una vita imperfetta! Invece Dio dice: la tua vita è perfetta!

E’ questo il rimprovero! Non tanto per attaccare il peccatore, ma per attaccare il peccato, che ci mette una museruola, che ci inibisce, che ci convince che siamo le persone più sfortunate del mondo, mentre gli altri hanno sempre di più, hanno cinque talenti, hanno due talenti! E io solo uno… E uno vive in maniera stentata: quello ha una casa più grande, quell’altro guadagna di più, quello ha più salute… e io no!

Allora c’è questa azione durissima di Gesù che utilizza una immagine violenta. Infatti, se ci ragioniamo, quello che il padrone dice al servo è inaccettabile, se noi lo interpretiamo come qualcosa di personale, ma in realtà è un attacco a quell’atteggiamento che ci impedisce di vivere e quindi di essere felici.

Non c’è una vita migliore di quella che abbiamo, non esiste una perfezione che noi dobbiamo raggiungere per poterci sentire entusiasti di vivere quella cita che  viviamo. Perchè la vita di questa donna perfetta, è imperfetta! Noi possiamo invece prendere delle nostre iniziative, delle nostre decisioni; quello che possiamo è tanto, perchè un talento sono 33 chili di oro, cioè un milione di euro.

Quindi noi questa mattina speriamo di essere medicati da questa medicina un po’ amara perchè ci sblocchiamo da questo senso di dimissione.