Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala

26-09-2021 XXVI domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mc 9,38-43.45.47-48

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Proviamo ad entrare dentro questo vangelo che è molto impegnativo, perché quello che dice Gesù scandalizza: parla infatti della mano che va tagliata, del fatto che sia meglio entrare nella vita monco che con due mani andare a finire nella Geenna, e che se l’occhio scandalizza va cavato.

Questo è un modo di parlare semita, che è molto primitivo, ma sta dicendo una cosa forte. Per capire questa cosa forte e geniale che dice Gesù bisogna conuigare queste frasi con le due letture precedenti.

La prima lettura da collegare a questo testo perché possiamo comprenderlo è la lettera di San Giacomo. Giacomo fa bilancio disastroso di una persona che ha vissuto la sua vita rovinando il suo patrimonio, sfruttando i lavoratori, compiendo delle grandi ingiustizie: “Avete defraudato i lavoratori e le proteste dei mietitori sono giunti alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra vi siete saziati”. Se chiedessimo “Ma perché hai fatto questo macello?” ci risponderebbero “io non ho fatto niente di male, anzi ho fatto il bene”.

La persona che ci risponderebbe così lo farebbe con convinzione, quando invece la sua vita è un immondezzaio; la parola Ghe Innom  da cui Geenna, viene da Ghe che significa valle e Innom, che è il nome di una persona: la valle di Innom. In questa valle venivano scaricate le immondizie, quindi finire nella Geenna sta a significare che hai fatto della tua vita un’immondizia.

Questo succede anche a noi se la nostra priorità non è il Regno dei Cieli, ma farsi gli affari propri oppure essere convinti che le cose vanno fatte in una certa maniera secondo certi schemi. Se abbiamo un criterio diverso da quello che è il Regno dei cieli che dobbiamo imparare attraverso la frequentazione del Vangelo, se noi non abbiamo questa priorità, il risultato finale sarà una catastrofe. Per cui è meglio entrare nella vita con un occhio solo che con due occhi andare nella Geenna, cioè se tu tieni il punto sul tuo modo di vedere le cose e il Vangelo ti dice “guarda, aspetta, accetta di cambiare prospettiva” e tu questo non lo fai perché ritieni che la tua giustizia sia il criterio prioritario, vai a finire male anche se non te ne accorgi e anche se pensi di fare il bene.

Se la tua priorità non è quella di dire: “Ok, sono disposto a cambiare modalità di comportamento anche se secondo me non sarebbe necessario”, se continui a a fare le cose a modo tuo, se tu non cambi strada, se non ti tagli una gamba malgrado ci siano segnali evidenti, allarmi che ti indicano il pericolo, alla fine ti accorgerai che la tua vita è stata devastante.

Spesso uno fa il male senza accorgercene, perché va avanti per la sua strada con la convinzione che sia quella giusta.

Cristo oggi ti dice: “Convertiti! Cambia modo di agire. Modifica il tuo modo di vedere, il tuo modo di pensare, e fai in modo che il Regno dei cieli prevalga! Questo Regno dei cieli a volte può sembrarti una stupidaggine, perché hai la sensazione che ti tolga qualcosa delle tue giustizie, delle tue convinzioni. Ma se tu continui così, se tu sei un analfabeta del Regno dei cieli e vai avanti secondo quello che invece sei convinto che sia la verità, in buona fede, rischi di non fare altro che stupidaggini”.

Se tu vuoi che nel tuo matrimonio, nelle amicizie, nel tuo Laboratorio, nel tuo lavoro, prevalga la vita, fai un passo indietro, stai calmo, chiedi aiuto. Forse questo è contrario ai tuoi criteri, ma se vuoi far apparire il Regno dei Cieli devi vivere un trauma, devi attaccare te stesso, devi mortificare certe tue modalità automatiche per entrare in un altro modo di pensare, di agire.

Questo è il primo modo attraverso cui noi stamattina possiamo capire che significa cavarci un occhio, tagliarci una mano, tagliare un piede: è un modo di parlare figurato da parte di Gesù che utilizza un vocabolario, una modalità di espressione primitiva, ma molto efficace.

Il secondo significato di questo vangelo è legato alla prima lettura dove si dice che  Mosè aveva scritto nella legge che solamente le persone che erano state iscritte e fossero uscite dall’ accampamento avrebbero potuto profetizzare. Eldad e Medad  però non escono dall’accampamento, contravvenendo alla legge di Mosè  e per questo motivo quando Giosuè  vede che iniziano a profetizzare dice a Mosè:  impedisci loro di profetizzare perché  hanno contravvenuto alla legge che tu avevi indicato”. Mosè però contesta Giosuè, nonostante questi non avesse fatto altro che applicare la legge. Perché?

Abbiamo letto: la legge del Signore è perfetta, la testimonianza del Signore è verace, i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti. Invece Mosè dice che non è così, vuole dire che la legge non è tutto, non è sufficiente. Ci vuole qualcosa di più, un discernimento spirituale. Anche la legge di Dio, se noi la applichiamo in modo fondamentalista, realizza una ingiustizia grave. La frequentazione del Vangelo deve quindi avere quell’intelligenza che  consiste nel modificare e nell’applicare la legge perché la legge dia la vita e non la morte. Noi tendiamo a schematizzare la legge, a renderla un regolamento, una procedura, ma questo non è sufficiente. Non è sufficiente la regola, la dottrina, il canone della legge…c’è la persona! C’è una persona a cui dare un bicchiere d’acqua!

Vedete quindi quanto è sofisticato il cristianesimo: noi siamo dentro un mondo in cui prevale l’io, il regolamento e uno si lava le mani che sono piene di sangue.

Questa parola forte è un criterio di revisione della nostra esistenza che dovrebbe essere animata dal principio della Sapienza che la scrittura dice essere il timor di Dio. Il timor di Dio è il principio della Sapienza.

Noi pensiamo che basti fare ciò che è scritto per sentirci di aver fatto bene,ma il cristianesimo non dice questo. Gesù non lo dice. Non è facile capire queste cose perché siamo dentro una società disumana. Anche i romani dicevano: summum ius summa iniuria cioè se uno applica il diritto nella maniera più perfetta rischia di realizzare la summa iniuria cioè il massimo dell’ingiustizia.

Speriamo che qualcosa di quello che ho detto ci aiuti a rivedere un po’ la nostra vita e a convertirci a Lui.