Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?

04-10-2020 XXVII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Oggi abbiamo ascoltato nella lettera di San Paolo ai Filippesi: “In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.”

E poi abbiamo sentito la profezia di Isaia che parlava del fatto che su un alto monte viene piantata una vigna perchè produca vino buono.

Il vangelo poi ci racconta una parabola che si riferisce alla profezia di Isaia e parla di una iniziativa di Dio. La bibbia è attraversata da un filo rosso: il vino. Il vino indica la potenza dell’amore che ci consente di fare delle cose che non faremmo per l’altro, se quella persona non ti desse alla testa. E’ qualcosa che ti fa andare al di là di quello che è proporzionato, programmato, perchè c’è una vitalità, che è l’amore,  di cui ci parla il Cantico dei Cantici, che dovrebbe animare tutte le nostre scelte, e tenerle vive.

Il vino, la vigna è simbolo di questa carica, di questo senso profondo che dovrebbe arricchire, infuocare la nostra condotta, ma molto spesso siamo deboli.

Dice la parabola che il padrone della vigna, sapendo che il vino è così importante, costruisce questa vigna, la circonda di una siepe, vi scava un frantoio, costruisce una torre e poi l’affida a dei vignaioli. C’è una cura veramente particolare. Ma quando è tempo dei frutti manda i suoi amministratori e questi vengono bastonati, altri uccisi, altri lapidati. Poi questo padrone, che non sembra molto intelligente, manda il proprio figlio, pensando che forse avrebbero avuto rispetto per lui. Invece lo cacciano fuori e lo uccidono.

Raccontata la parabola, Gesù fa una domanda: Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini? Gli rispondono due cose: farà morire quei malvagi, e darà la vigna ad altri vignaioli.

Gesù risponde: non è veramente così, perchè è vero che darà la vigna ad altri vignaioli che la faranno fruttificare, ma non farà morire miseramente i vignaioli malvagi. Continuerà invece con la sua condotta cioè quella di mandare suo figlio, con la quasi certezza che verrà ucciso nuovamente. Gesù sta dicendo: Dio non modifica la sua condotta. Voi meritereste di essere uccisi, ma quando arriverà Dio non vi distruggerà, continuerà invece a mandare suo figlio.

Questa è un po’ la stranezza di questa risposta. Dio non ucciderà i vignaioli, ma manderà suo Figlio come una pietra scartata dai costruttori che diventerà testata d’angolo;  un figlio che verrà messo in croce.

Cosa significa per noi questa parabola?

Questa parabola ci dice che noi siamo corresponsabili, cioè noi siamo stati chiamati a lavorare in una vigna e questa vigna è la parrocchia. In questa parrocchia c’è la parola di Dio, ci sono dei profeti, c’è una predicazione…ci sono tanti spunti, tante cose interessanti. Questo perchè si produca vino, che è destinato alla gente. Se questo vino non c’è, se non viene propagato piano piano, se non c’è Gesù Cristo, prevale la condotta di chi è deludente, e poi la delusione produce la depressione e la depressione produce la voglia di morire, la separazione, il dolore… si propaga la morte.

In qualche modo noi s4ma siamo anche collaborazionisti di un tipo di mentalità che si propaga se noi piano piano ci allontaniamo. Quindi l’andare alla messa, o il frequentare costantemente il gruppo di cui fai parte non è solamente qualcosa legato al tuo individualismo! Noi abbiamo un’idea del nostro esistere che non è organica, perchè da noi dipendono anche altri. Il fatto che tu oggi venga qui, e hai portato tuo figlio, e lo viene a sapere tua cugina che ti chiede qualcosa e tu le rispondi….questa modalità capillare e fragile, ma molto efficace è l’azione della vigna a favore del mondo.Questa visione così organica noi non ce l’abbiamo. Non ci sentiamo corresponsabili di quello che avviene a terze persone quando per esempio non veniamo alla messa. Questa mentalità legata al nostro io, alla nostra pancia (non vado perchè non mi va!) uccide le persone. La tua voglia di collaborare, di essere presente ha un esito che non è solamente legato al momento che vivi. Questo ci sta dicendo la parabola. Noi facciamo fatica a comprendere questo, una fatica che non è solamente mentale, ma una fatica di sentimento. Questa modalità evasiva di chi si dimette da questo ruolo di collaborazione, di sinergia con l’azione di Dio, è tipica del cristiano di oggi. Tutti noi siamo schiavi di questa visione miope. Di fronte a questa situazione, è vero che una persona a volte andrebbe “presa a schiaffi” perchè con il suo atteggiamento diventa corresponsabile di certe situazioni negative, ma Cristo continua a donarsi! Cristo si dona a te! Non ti minaccia, non ti uccide ma continuerà a essere disposto a regalarsi malgrado tutto.

Questa parabola ci aiuta ad aprire l’occhio, perchè, come dice san Paolo, tutto quello che è vero, nobile, giusto, onorato …questo germoglia.

Piano piano noi ci stiamo allontanando dal cristianesimo e quindi questo distacco dal vangelo produce un danno, un disastro antropologico, cioè l’uomo scade, si imbestialisce, si impoverisce. Ecco perchè occorre l’evangelizzazione, ecco perchè uno si fa prete,  ecco perchè uno comincia e continua a stare nella Chiesa, perchè non valuta più la sua partecipazione in base al friccicolio del cuore, ma capisce che la sua è un’azione che  contribuisce a salvare il mondo. Dovremmo renderci conto che quello che facciamo non è solamente legato alla nostra mattonella ma è qualcosa che coinvolge il mondo.