Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo

18-12-2022 IV domenica di Avvento di don Fabio Pieroni

MT1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Il Vangelo ci parla oggi dell’annunciazione a Giuseppe il quale viene a sapere che Maria sua promessa sposa è incinta per opera dello Spirito Santo. A questa notizia Giuseppe non sa che cosa fare, come regolarsi ed entra in un combattimento.

Questo combattimento viene descritto come un sonno, infatti ad un certo punto il vangelo diceva “destatosi dal sonno”. Nella Bibbia il sonno indica spesso un momento di travaglio, di indecisione, di combattimento. Un cristiano entra in un combattimento perché non sa cosa decidere, non sa come orientarsi. Ma spesso capita che dentro quel combattimento sei solo, devi decidere tu. Come si fa a decidere? Ci vuole un angelo, ci vuole l’angelo del Signore.

Paolo dice: guardate che io sono questo inviato per annunciarvi la verità. La parola “annunciare” in greco si dice anghello da cui angelo; quindi l’angelo non è uno che ha le ali ma colui il quale ti parla in nome di Dio. E ti parla nella solitudine, in un momento di travaglio in cui tu devi entrare, Il re della prima lettura non vuole entrare in questo travaglio: non chiedo un segno! Dimmi tu quello che devo fare e lo faccio!

Invece molto spesso la vita ci porta a questo momento importante in cui dobbiamo entrare in un dialogo con noi stessi, entrare in una fatica. Giuseppe entra in questo sonno ogni volta che si deve muovere: arriva l’angelo e lui parte. Ci sono tre momenti in cui questo avviene: nell’annunciazione che abbiamo appena ascoltato, a Betlemme dopo la partenza dei Magi quando si viene a sapere che Erode vuole uccidere il Bambino e sono costretti a fuggire in Egitto e poi quando muore Erode, per poter far ritorno a Nazareth.

Ogni atto cristiano, di fede in fede, di passo in passo, è scandito da questo lavoro che dobbiamo essere abilitati a realizzare, cioè un cristiano deve essere portato non solamente ad obbedire a eseguire meccanicamente la volontà di Dio, ma deve essere formato in questo grande dialogo con Dio e con se stesso attraverso la voce della predicazione dell’angelo, alla sua decisione.

Molti atti cristiani sono una novità assoluta; ognuno di noi deve inventare il suo modo di essere cristiano, di rispondere alla chiamata di Dio, e questo non si fa senza entrare in questa grande solitudine. Giovanni Paolo II la chiamava “la solitudine originaria dell’uomo”.

Giuseppe non può parlare con Maria e Maria non gli può dire niente, c’è di mezzo l’angelo, c’è Dio con cui devi parlare. Ora questo è un lavoro sul quale noi dobbiamo essere educati, dobbiamo imparare a stare soli, a prendere decisioni, per questo la libertà è una cosa difficile! La libertà non è farmi gli affari miei, la libertà non è agire secondo i miei capricci, la libertà è impostare una decisione, una valutazione non a partire solamente dai criteri costi-benefici, da quello che mi è più o meno utile. Certamente ci sono anche questi criteri ma fondamentalmente ci deve essere un’indicazione da parte di Dio, un’indicazione che nasce proprio dalla mia sintesi che ho ricevuto attraverso la predicazione della Chiesa. Così di volta in volta la mia vita prende la sua direzione e noi costruiamo la nostra storia della salvezza.

Paolo dice ogni cristiano dovrà arrivare a una tappa importante della sua vita spirituale, che è quella di essere un inviato, di essere un angelo, qualcuno che annuncia e insegna alle persone che non conoscono Dio, cioè i pagani, a entrare in relazione con lui perché Paolo dice: io sono stato formato, inviato da Dio in Cristo, chiamato a fare questo grande servizio di portare la gente alla obbedienza della fede.

Questa solitudine, questo sonno di cui stiamo parlando è la preghiera e quindi ogni atto cristiano deve essere il risultato di questo lavoro.  Ecco perché è importante che noi ascoltiamo la parola, vediamo quali sono degli esempi e poi dopo a volte uno può sbagliare, si può confessare, può rialzarsi.

A volte uno è pigro e rimanda a data da destinarsi le proprie responsabilità e invece un altro dettaglio di questo Vangelo è che Giuseppe agisce “subito”.

La parola “subito” appare sempre nei vangeli dell’infanzia cioè nei vangeli di Luca e di Matteo, e sta ad indicare una reazione che prende molto sul serio la chiamata di Dio, perché se Dio mi chiama è importante.  Posso anche farmi consigliare, ma poi alla fine la decisione è la mia.  Devi decidere tu riguardo a tanti eventi. Molti di voi avete proprio in sospeso molte decisioni che vanno prese. Dio non ci lascia mai da soli però noi dobbiamo stare solo con il Solo. Questo lo dice un grande mistico che si chiama Juan de la Cruz cioè Giovanni della Croce che scrive proprio una poesia lunghissima che si chiama “la notte oscura”; dentro questa notte oscura c’è un cammino assolutamente inedito, cioè come una scala, lui dice, che va percorsa con tutte le sue difficoltà. Dentro questa solitudine, dentro questa notte oscura, c’è l’incontro con lo sposo e c’è una trasformazione “l’amata nell’amato trasformata” cioè questa anima questa vita si cambia, si modifica, c’è come un amalgama, un’armonia che è il frutto di un travaglio importante.

Quindi portiamoci dentro questa indicazione perché è evidente che il Natale non è il frutto così solamente di una storiella a lieto fine è qualcosa che Dio vuole realizzare in ogni uomo, attraverso ogni uomo, dentro ogni famiglia.