Può forse un cieco guidare un altro cieco?

27-02-2022 VIII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Lc 6,39-45

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Abbiamo ascoltato la sequenza di queste letture. La prima lettura piuttosto breve, dal libro del Siracide, un po’ strana, piena di frammenti come se fossero delle frasi messe così, in cui si parla di una verifica: quando si agita il vaglio restano i rifiuti e poi dall’altra parte evidentemente c’è la roba buona. C’è un parallelismo con la riflessione dell’uomo, quando l’uomo riflette gli appaiono i suoi difetti. Poi abbiamo ascoltato questa parola di San Paolo che è una specie di inno che Paolo fa perché ha sperimentato la vittoria sulla morte e diceva la Scrittura che il pungiglione della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge, però siano rese grazie a Dio.  Infine c’è il Vangelo da cui ora partiamo.

“Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?

E’ una immagine che può avere due reazioni: la prima è quella di una comica, ma in realtà è tragica perché è la realtà.  La realtà è che padri ciechi guidano i figli ciechi,  che ciechi giornalisti illuminano i loro lettori con una luce tenebrosa, professori che educano o formano i loro ragazzi in una maniera sbagliata… quindi si sta parlando di un dramma possibile, una tragedia in atto.

C’è una incapacità di guidare, perché non ci sono persone illuminate. A questo proposito dobbiamo capire che nella Chiesa ci sono due approcci: il primo approccio è quello etico, del comportamento, quello che esorta le persone a comportarsi in una certa maniera. E’ un modo di indicare una legge, degli schemi dentro i quali uno deve stare, che si chiama moralismo. C’è poi un’altra modalità che invece illumina, dando dei criteri di discernimento alle persone di modo che poi si comportino secondo quello che loro hanno messo a fuoco. Questa si chiama profezia: qualcuno che ti illumina, ti dà degli strumenti perché tu possa fare il tuo ragionamento davanti a Dio, nella tua coscienza. Questo è l’approccio che Gesù preferisce tant’è vero che qua sta parlando di ciechi, cioè di persone che non hanno criteri. Forse hanno degli schemi, ma c’è il rischio di assolutizzare questi schemi ed andare contro la realtà perché non si sa leggere la realtà, si è ciechi.

Bene recentemente ho visto la reazione di una donna che ha perso suo fratello d’infarto: una donna illuminata che mi ha dato una testimonianza impressionante di fede e di sapienza raccontandomi il suo dolore. Era la prospettiva una donna che ha luce e noi abbiamo bisogno di persone che sappiano guidare, perché un cieco non può guidare un altro cieco. Il Cristianesimo è la luce del mondo, lo dice Gesù: voi siete la luce del mondo non può restare nascosta una città che è stata messa sopra il monte e addirittura c’è il famosissimo documento della Chiesa che si chiama “Lumen gentium””la Luce delle genti” per cui la Chiesa ha una missione che è quella di illuminare, non quella di opprimere. Mi è anche capitato questa settimana di andare da un parroco di una parrocchia che sta in una periferia di disperati e gli ho proposto una equipe di catechisti che lo aiutassero a catechizzare, ma mi ha detto che non ne ha bisogno, non riconosce di averne bisogno. E’ un cieco che guida altri ciechi. Un prete può essere cieco? Certo! E questo è un dramma. Allora se è vero che noi abbiamo bisogno non solamente di guidare gli altri, ma di guidare anche noi stessi, di condurre noi stessi, allora la Parola di questa mattina ci dà due pilastri fondamentali per arrivare a questo discernimento, a questi occhi che si aprono.

Il primo pilastro ce lo dà la prima lettura che ci dice quando si agita il vaglio restano i rifiuti, così quando un uomo riflette gli appaiono i suoi difetti. La fornace prova gli oggetti del vasaio, la prova dell’uomo si ha nella sua conversazione… e poi va avanti. Quindi il primo criterio per affinare il nostro discernimento è il confronto con la parola di Dio, questo esercizio che noi facciamo tutte le domeniche cercando di mettere il nostro modo di pensare, le nostre visioni, di fronte a questa parola che molto spesso appunto è estranea è complessa.

Questo è un esercizio di intelligenza che io cerco di aiutarvi a fare di modo che dentro di voi questi meccanismi che sono arrugginiti si muovano, e voi insieme con me esercitiate questo lavoro che è quello di chi apre gli occhi cioè è avveduto, capisce le situazioni, le sa leggere.

Nel calcio c’è un modo di dire: l’attaccante è stato molto bravo perché ha saputo leggere, è una bella espressione ma noi non sappiamo leggere perché nessuno ci aiuta a leggere, al massimo si dice: tu devi fare così.

Quindi il primo criterio è quello di confrontarci sistematicamente con la parola di Dio, con un maestro, con dei fratelli; è quello che noi facciamo nei laboratori o nelle comunità.

Ma c’è un altro principio che è quello più importante e che ci ha offerto San Paolo.

Sapete che Paolo prima era cieco, si chiamava Saulo. Poi è stato guarito dalla sua cecità ed è diventato Paolo. C’è un prima e un dopo. Come ha fatto quest’uomo a cominciare non solamente a vedere, ma a guidare nazioni intere, guidare generazioni?  Che cosa gli è successo? Lui la Parola la sapeva era allievo di Gamaliele, un grande rabbino dell’epoca di Gesù. Gli bastava di conoscere la parola? No! Era importante? Si. Era sufficiente? No!

E cosa è stato necessario?

Che qualcuno vincesse in lui la morte, che qualcuno gli togliesse il pungiglione del peccato che è la morte, che gli facesse fare l’esperienza del mistero pasquale, che qualcuno lo visitasse nella sua morte, nel suo peccato, nella sua cattiveria.

Quindi per capire la realtà abbiamo bisogno di queste due cose insieme: la parola di Dio e il mistero pasquale vissuto in prima persona. Questo ti dà una visione che non è violenta, esigente, schematica, senza pietà nei riguardi delle persone e della realtà che uno vive. Queste due cose vanno insieme, perché altrimenti non si raccolgono fichi dalle spine né si vedrebbe uva da un rovo; l’uva è il segno della terra promessa e allora la parola di Dio può essere utilizzata in maniera tale che invece di alimentare la gente la distruggi, la inquieti, la rovini.

Vorrei dirvi anche altre cose riguardo soprattutto il momento che viviamo che è quello della guerra, o meglio, non è una  guerra, è un’invasione, è un’aggressione, è un’assurdità assoluta, io questo voglio dirvelo perché chi è che ci dà delle chiavi da parte della chiesa per capire quello che stiamo facendo? E’ evidente che un’azione come quella che stiamo vivendo è l’inizio della fine di tutta la nostra civiltà, che è basata sul diritto. Se tu distruggi il diritto, distruggi le persone, distruggi le generazioni, e ci sono video che vengono dall’Ucraina che sono spaventosi che non si possono vedere.  Sono andato a rileggere una lettera che Giovanni Paolo II, un grandissimo papa, scrisse nel 1989 nel cinquantesimo anniversario dell’inizio della seconda guerra mondiale. Vi leggo tre frasi, la prima è questa:

è ormai noto che la divisione arbitraria delle nazioni, il riarmo senza limiti, l’uso incontrollato di armi sofisticate, la violazione dei diritti fondamentali delle persone e dei popoli, conducono alla rovina dell’umanità

Le Nazioni Unite avevano chiuso un occhio addirittura sull’annessione da parte della Russia della Crimea, l’Ucraina è grande tre volte l’Italia e ci sono cinquanta milioni di abitanti non è che fai così! Dovete sapere un’altra cosa, che non è stata mai fatta una denuncia importante, ma durante questi ultimi dieci anni c’è stata sempre una guerra di confine nel Donbas e sono morte quattordicimila persone. Capite come l’informazione è superficiale e manipolata? Ma non solamente questo, c’è anche i fatto che noi non abbiamo le chiavi per capire tutto quello che succede. Ma sarebbe bello cercare di fornire queste chiavi, perché può un cieco guidare un altro cieco? non cadranno tutt’e due in una buca?

E infatti il papa diceva:

gli educatori e i mass media hanno a tale riguardo un ruolo fondamentale.Purtroppo bisogna constatare che l’educazione al rispetto della dignità della persona umana non è favorita dagli spettacoli di violenza o di depravazione che sono diffusi dai mezzi di comunicazione sociale (come per esempio Gomorra). Le giovani coscienze in via di formazione ne sono turbate e il loro senso morale ne è ottenebrato.

E’ eccezionale quello che dice il papa.

Le nazioni reclamano che sia loro dato di prendere in mano il loro destino. Esse dopo aver sostenuto enormi sofferenze per distruggere il sistema della violenza brutale, sono nel diritto di rifiutare l’imposizione di un nuovo sistema politico imposto dall’esterno. Nel fondo della loro coscienza i popoli sentono che i loro governanti si screditerebbero se al folle delirio di una egemonia della forza non facessero affermare la vittoria di diritto.

E’ un momento molto grave quello che viviamo, però è anche un momento di crescita da parte nostra. Noi non possiamo fare assolutamente nulla ormai, anche perché la politica internazionale ha fatto in modo che l’Italia e l’Europa siano schiave della Russia perché l’Italia importa gas per settanta miliardi di metri cubi l’anno. Se ci dovessimo organizzare da soli, andando velocissimi, ci vorrebbero sei anni. Figuriamoci con la burocrazia… Quindi questo momento è complesso, dobbiamo pregare per questo, però dobbiamo aprire gli occhi, c’è necessità di questa formazione delle nostre coscienze  che nessuno ha formato a questi criteri. Ho voluto darvi questa mattina un elemento che mette in pratica la prima lettura, quello di passare al vaglio del discernimento certe situazioni.