Presto, portate qui il vestito più bello

27-03-2022 IV domenica di Quaresima - laetare di don Fabio Pieroni

Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Questa è la domenica in laetare cioè è la domenica in cui la Chiesa ci invita a rallegrarci.  In questo vangelo c’è però un’indignazione: il figlio s’indignò e non voleva entrare allora il padre uscì a pregarlo. Inoltre questa pagina del Vangelo riferendosi ai farisei e agli scribi dice che stanno mormorando: ma costui riceve i peccatori e mangia con loro.

Si potrebbe pensare che i farisei e i pubblicani non capiscono… e poi non sappiamo se il figlio maggiore entra in casa o rimane fuori…il racconto rimane aperto. E’ evidente che il figlio minore ha desiderato che suo padre morisse, perché gli chiede l’eredità per farsi gli affari propri. Dice: dammi la parte d’eredità del patrimonio che mi spetta, come se volesse anticipare la morte del padre. Poi sperpera tutto quello che ha, e va in crisi, e prova a cercare delle soluzioni, ma l’unica soluzione è quella di tornare dal padre con le orecchie abbassate. Non sappiamo se davvero si fosse convertito oppure no,  perché si potrebbe  pensare  che questo ha fatto un po’ una scena, si è preparato il discorsetto e va dal padre. Ma viene sorpreso dal padre il quale lo accoglie e senzache questo neppure finisca la frase che aveva preparato, dice: presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi e poi portate il vitello grasso, ammazzatelo, lo mangiamo e facciamo festa. C’è una esagerazione in questo atteggiamento del padre. Non doveva almeno verificare prima se questo si fosse davvero convertito, e che quella frase corrispondesse al suo vero pentimento? Non doveva metterlo alla prova? No, dice  qualcosa che  è un po’ fuori luogo, e allora il figlio maggiore si indigna, si arrabbia, non ci sta, e questo è un atteggiamento assolutamente giusto!

E’ evidente che questo Vangelo ci vuole vorrei sottolineare due punti: il primo è il modo ingiusto in cui il padre tratta il figlio minore: non è giusto, perché la giustizia è dare a  ciascuno quello che si merita. Il figlio più piccolo che ha fatto tutto questo macello non si merita di essere trattato così e invece il padre, che rappresenta il volto del padre di Gesù, il volto di Dio, si comporta in questo modo e uno potrebbe dire: io non ci sto! Non sono d’accordo con questo padre!

Invece Dio è così. I farisei, i pubblicani e tante volte anche la stessa predicazione della Chiesa nascondono questo volto ingiusto di Dio che invece ama, che invece dà qualcosa di esagerato.  Tanti anni fa parlando con i bambini dicevo: sapete qual è un segreto sull’anello? Era il cinquantesimo anello! Gli altri quarantanove li aveva gia dati al figlio che ogni giorno tornava, e poi se li vendeva… non sappiamo quante altre volte l’aveva perdonato! Sappiamo che Gesù dice che uno deve perdonare settanta volte sette! E’ uno scandalo! Se uno non si scandalizza, non capisce che cos’è la misericordia di Dio, e quindi non viene scioccato perché qua c’è uno shock,  un trauma da affrontare: ma possibile che questo sia Dio? Solo quando uno sperimenta che Dio è così, probabilmente il suo cuore cambia, anche se non è detto, perché non è una strategia quella di Dio di arrivare più velocemente alla conversione della persona e quindi utilizzare una modalità i cui costi e benefici siano migliori di un’altra strategia che è quella della punizione. Molto spesso l’agire di Dio è fallimentare. Quanto bene sprecato che anche noi come parrocchia diamo a tanti nostri fratelli e sorelle che vengono qua  e che poi a un certo punto chiudono la porta e se ne vanno magari per un’inezia.

La relazione d’amore che Dio ha con ciascuno di noi  è sempre qualcosa che ti mette in una posizione di fragilità, la posizione di essere deluso, tradito, ed è questo il volto di Dio.

Quindi giustamente i farisei  i pubblicani si scandalizzano, ma anche noi dobbiamo scandalizzarci! Non possiamo pensare che sia automatico che Dio ci perdoni! Invece Dio ha questo volto della misericordia, e da una risposta che  innesca la letizia, la riconoscenza, la gratitudine.

Quindi il primo punto che sottolineiamo oggi è che la misericordia, per arrivarci, ha bisogno di spiazzarci. Ma c’è un altro punto ancora forse più difficile che non riguarda l’azione di Dio, ma il nostro modo di reagire alla misericordia di Dio. Avete visto che il figlio minore entra nella festa, e mangia di brutto questo vitello grasso, si guarda allo specchio e dice: mamma mia quanto sono bello! meno male! ringraziamo Dio! io prima stavo coi porci ora sto coi principi!

Qui oltre al problema della misericordia che va contro la giustizia, stiamo introducendo un altro problema che è quello della gratuità che va contro il merito.

La religione è qualcosa che ha a che fare con giustizia e merito, il cristianesimo è misericordia e gratuità.

Cosa è la gratuità? E’ godersi quello che uno non si merita. Questo figlio esagera, è capace  a godersi la vita che Dio gli ha dato! Mica è facile perché normalmente noi non ci sentiamo pienamente meritevoli di quello che viviamo, e quindi magari Dio ti vuole bene e tu non ti godi il bene che Dio ti dà, perché non siamo capaci a godere.

Invece la gratuità dovrebbe introdurci a imparare a gustarci quello che non ci spetta, che uno non merita. E’ un’iniziazione al gusto, è un gusto che deve vincere l’obiezione che internamente ci dice che non ci meritiamo quello che ci viene donato, che è eccessivo.

Vedete, questo è un Vangelo per intenditori perché ci sono tante sfumature fondamentali nel nostro rapporto con Dio;  non è solamente che il figlio maggiore è un cattivone, non capisce niente… allora lavoriamoci, pensiamoci, perché è bene che tutto questo discorso poi lo applichiamo all’esperienza di Dio che stiamo facendo  nella nostra vita. Capite bene che tutta questa operazione che fa Dio nei nostri riguardi non ha come finalità quella di mettersi al riparo da tradimenti o defaillance che i cristiani facilmente commettono.  Dio non recede da questo modo di essere, anche se a volte la predicazione della Chiesa con una mano ti dice che Dio è misericordioso però dall’altra ti dice di stare attento e di non approfittartene.. Questi due volti di Dio non possono stare insieme e la cosa fondamentale è che invece venga acceso in noi l’amore, il legame; questo è il segreto del figlio, è un legame di riconoscenza, di amore, non è un legame legato alla paura, alla punizione. Ecco io spero che piano piano, anche questa mattina noi rafforziamo questo legame e lo portiamo dentro il nostro cuore.