Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli

17-04-2025 Giovedì Santo di don Fabio Pieroni

Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Io vorrei partire dalla prima osservazione per la quale in questo giorno viene proclamato un Vangelo che dovrebbe illustrare l’istituzione dell’Eucarestia e poi del ministero sacerdotale. Nei tre Vangeli sinottici (che sono Matteo, Marco e Luca), viene descritta la celebrazione dell’ultima cena, che in realtà è il Seder pasquale, cioè la messa ebraica, e vengono sottolineate le parole della Consacrazione che Gesù modifica. Stranamente la Chiesa ha scelto invece un altro testo che è quello di Giovanni, in cui le parole della Consacrazione non ci sono. Questo è un dato importante, perché invece viene messo in risalto il segno della lavanda dei piedi che emerge come qualcosa di inaspettato, perché durante la messa ebraica lavare i piedi avrà prodotto tra gli apostoli un senso di smarrimento (come se io durante la Messa cambiassi la Liturgia). Questo fatto li lascia con la bocca aperta perché è un segno non previsto, esagerato, che disturba, che non tiene conto del rispetto, dell’atmosfera che si crea e che vorrebbe cercare di evitare che la celebrazione dell’Eucaristia diventi un ritualismo vuoto, in cui noi facciamo le cose e basta: le eseguiamo senza capire da dove veniamo e dove andiamo, cosa questo sacramento produce in noi che lo celebriamo e nel mentre lo modifichiamo, lo esprimiamo, lo rendiamo fecondo per chi vi partecipa; è un segno che spesso avviene nei Vangeli e che sicuramente Gesù ha visto: tipo la donna che lava i piedi, la vedova che dà i suoi due spiccioli, tutto quello che aveva per vivere, o l’emorroissa che rischia di essere linciata perché tocca il mantello di Gesù nonostante sia impura, la Cananea che si mette in umiliazione totale davanti al Messia perché vuole che la sua bambina sia esorcizzata. Ci sono degli atti che Gesù Cristo coglie come paradigmatici di quel modo di vivere che dovrebbe essere quello di un cristiano, cioè una vita animata dall’amore, dall’esagerazione, dal bene per l’altro e che se ne infischia di quello che gli altri possano pensare di lui, e delle contestazioni, della non convenienza di una gratuità. Tanto è vero che San Paolo dirà: “non abbiate tra di voi se non il debito di un amore vicendevole, perché siate ingegnosi non nel male ma nel bene!”. QQQuesto segno diventa per noi un compito. Tu mi chiedi, allora, che devi fare se ricevi questo dono, questo segno che adesso riceviamo tutti: lo sai tu; sappi però che certamente questo è un segno che vuole edificare ad intra non solamente la comunità ecclesiale, ma anche la comunità familiare, la comunità lavorativa: è là che deve circolare, deve esprimersi questo atto che prende l’iniziativa di fare qualcosa che non è scritto da nessuna parte, che è rischioso, che però può creare una grande e profonda comunione. Una persona che accoglie questo segno e lo assimila non si può permettere di dire alla moglie che è scema; noi giustifichiamo la violenza che serpeggia dentro di noi, dentro le relazioni, il lavoro, la famiglia e diventiamo dei giustizieri.

Gesù Cristo farà la grande preghiera dell’unità, (cosiddetta sacerdotale) in cui appunto dice: “non prego solo per questi, ma per coloro che crederanno in me perché tutti siano una cosa sola come tu Padre sei in me, siano anche essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato perché siano una cosa sola”. Questo è il primo compito nella tua famiglia; non puoi più dire: basta, sono stanco! C’è questa grande visione, un grande mistero che è il dono della lavanda dei piedi, in cui avete visto come Gesù fa questi segni strani: si alza, si toglie la veste, si cinge i fianchi, si mette in ginocchio e lava i piedi; non si possono lavare i piedi durante il Seder pasquale, è una irriverenza, una irritualità, una bestialità, ma Gesù lo fa per dire che abbiamo bisogno di andare oltre quello che ci è richiesto. Non si può dire di aver già dato, non è questo il ragionamento; Il Vangelo rompe questi limiti, è una novità assoluta!

Ora io spero che la memoria di questo segno, (che poi dovrebbe essere consolidato, confermato, rilanciato ogni volta che noi celebriamo l’Eucarestia) entri concretamente dentro le nostre relazioni, perché se non succede, rimaniamo uguali. Qui uno deve comprendere il livello al quale ci vuole portare la Chiesa, che non è quello dell’educazione, del galateo, della convenienza, che non è il Cristianesimo, ma è molto alto ed ormai ridicolizzato; noi siamo figli di un’altra civiltà, che è quella del Vangelo, dove c’è un segno come la lavanda dei piedi: è geniale, artistico, performante per chi lo vive, per chi lo guarda. Tanto è vero che dopo la conclusione della celebrazione, la prolungheremo in un momento di preghiera davanti al Santissimo, ma anche meditandolo attraverso quello che noi vivremo; il prolungamento delle liturgie nei nostri gruppi non è per fare teatro, ma serve per assimilare questa modalità che non ha calcoli, non è prudente, non è progressiva, non è proporzionata.

Anch’io devo saper ricevere nuovamente questo segno: ogni anno noi lo facciamo ed è ciò che ci vincola. Noi sappiamo che il grande profeta Elia, quando deve andare via sul carro di fuoco ha davanti Eliseo al quale lancia il mantello che è la sua identità, la sua missione di profeta e gli dà questo dono. Eliseo domanda a Elia: “che vuol dire questo? Che ci devo fare adesso?” Lui gli dice “Sono affari tuoi! Te la vedi tu davanti a Dio, vedi tu; io non te lo dico: lavoraci, pensaci, perché Dio si fida di te. Noi vorremmo che ci fossero spiegate tutte le cose, fino a che siamo tenuti e finalmente possiamo sbottare, ci possiamo sfogare; questi atteggiamenti sono peccati di gola, non di violenza, ma la finalità è la catastrofe e poi bisogna ricominciare.

Quindi questo è un segno non solamente di riconciliazione (molta gente lo legge così) in cui Gesù laverebbe i piedi per insegnare a sanare delle fratture; certamente è importante, ma c’è un aspetto positivo di chi rilancia, di chi alimenta, di chi entusiasma, di chi sorprende perché è carico di quell’amore che arriva dall’Eucaristia! Questo non nasce dalla routine, da un bel proposito, ma da una relazione profonda con la Pasqua di Gesù Cristo che vince il potere della morte che è il nostro egoismo, che ci impone di vivere sempre micragnosamente, sempre con fatica. Cristo ci vuole togliere questo peso, perché possiamo vivere in maniera nuova come discepoli dentro l’Eucaristia. Questo lavoro si fa dentro la Chiesa, ad intra, all’interno di sé stessa; c’è poi la missione che certamente deve essere vissuta.

Allora quello di oggi è un rimettere in fila le priorità e le modalità, che non sono da caserma, ma da persona che contempla: guarda questo segno, interpretalo, non svicolare, lavoraci, pensaci! Non ci riesci? Non capisci? Lavoraci ancora! Questo è un grande compito, un grande dono che ci libera da tanti ritualismi e schematismi che imprigionano l’amore, rovinano le relazioni, stancano le persone. Lasciamo che adesso questo segno ci raggiunga: lo vediamo un po’ da lontano, ma poi chi avrà il regalo di poterlo fare personalmente, sarà un dono ulteriore, in cui cogliamo come Gesù Cristo fa di tutto perché possa arrivarci il suo Spirito in tutte le maniere, anche se a volte è fallimentare quello che facciamo. Allora apriamoci tutti noi a questa grazia, a questo Spirito che aleggia in mezzo a noi.