Per la durezza del vostro cuore

03-10-2021 XXVII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mc 10,2-16

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Questa Liturgia della Parola inizia con la famosissima pagina della creazione tratta dal libro della Genesi, dove è raccontata la creazione di Adamo ed Eva, e poi il Vangelo riprende questo discorso nella sua crisi. C’è una crisi di questa visione che Dio aveva offerto nella creazione, perchè questo sogno viene infranto. Si parla di crisi matrimoniale, di separazione, dell’adulterio e Gesù comincia a indicare quale sia la radice di questo fallimento: “E’ per la durezza del vostro cuore”. Quando si parla della durezza del cuore immediatamente pensiamo al faraone, perché nell’Esodo non si fa altro che parlare della durezza di cuore del faraone che impedisce la libertà. La durezza di cuore si ha quando uno si incaponisce, si chiude, non ha la capacità di aprirsi all’altro. La durezza di cuore è una malattia mortale, non se ne esce fuori da soli, ci vuole un Salvatore, ci vuole qualcuno che vada alla radice del problema per fare in modo che da quella radice poi germogli una novità, una comunione nuova.

Questa è la salvezza. La missione di Cristo è quella di entrare dentro la complicazione  dell’essere umano per consentirgli di fare quello che noi vorremmo, cioè amare, legarci, stare insieme, arricchirci. Capite allora che c’è evidentemente un’intossicazione che affligge l’uomo, che affligge l’umanità e che gli fa fare il contrario di quello che vorrebbe, perché ognuno di noi vorrebbe solo stare in santa pace. Se una persona è indurita in se stessa non può fare a meno di sentire fastidio nei confronti degli altri, e questo avviene  perché l’uomo è gravemente intossicato dal cosiddetto peccato originale:  c’è un’origine che scatena dei frutti marci dentro questo giardino della creazione. Avete sentito che nella prima lettura si parla del suolo: “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche…” Il suolo è il giardino, ma in questo giardino c’è qualcosa che non va, ci sta il serpente. In questo tempo c’è una forte attenzione sull’ecologia del pianeta, e sicuramente questo è molto giusto allora però io voglio leggervi un testo di un certo Macario l’egiziano, grande catechista del terzo secolo dopo Cristo:

“Una casa non più abitata dal suo custode rimane chiusa e oscura cadendo in abbandono. Di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione l’anima. L’anima che rimane priva del suo Signore prima era tutta luminosa della sua presenza poi si immerge nelle tenebre del peccato di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria. Povera è quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata dalla voce di nessuno: essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie selvatiche. Povera quell’ anima in cui non cammina il Signore che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità. Guai alla terra priva del contadino che la lavori, guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perchè produca i buoni frutti dello Spirito. Infatti una volta abbandonata sarà tutta invasa da spine e da rovi e invece di produrre frutti finirà nel fuoco. Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé. Lasciata sola comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare un luogo di immondizie. Il contadino quando si prepara a lavorare la terra sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più adeguato al tipo di lavoro, così Cristo re dei cieli è vero agricoltore: venendo verso l’umanità devastata dal peccato prese un corpo umano e portando una croce come strumento di lavoro dissodò l’anima incolta, ne strappò via le spine e i rovi e gli  spiriti malvagi, estirpò le piante infestanti e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati, la lavorò così col legno della Croce e piantò in lei il meraviglioso giardino dello Spirito”.

Avete capito che qui c’è un’ecologia dell’anima. Dell’ecologia del pianeta possono occuparsi tanti, sicuramente ci sono tante ONG che fanno meglio della Chiesa, ma la Chiesa ha il compito grande di trasformare, salvare, bonificare l’anima dell’uomo alla radice dove c’è l’origine di tutti i peccati. Questo è ciò che noi facciamo con la catechesi: noi siamo convinti che il bambino di  oggi è l’adulto di domani e se io non lavoro oggi, domani sarà troppo tardi. Dovrebbe esserci in noi una tale frenesia, una tale urgenza superiore a quella che noi abbiamo nei riguardi della ecologia del pianeta, invece noi non ce l’abbiamo perché c’è una predicazione secondo me incompleta, non c’è questa convinzione che se io non faccio il catechismo, se non  comunico Cristo, allora non amo quel bambino, gli faccio del male.

La Chiesa era convinta che il bene più alto e che l’ amore più grande che si sarebbe potuto esprimere nei riguardi di una persona era donargli Gesù Cristo, ma ora tutto è diventato una questione ideologica per cui tu potresti essere ateo, ma basta che mangi e che respiri bene. Siamo in un momento in cui gli stessi cristiani sono stati narcotizzati da una società dove la Chiesa parla poco, è poco efficace, perché questa roba che vi sto dicendo dovrebbe farvi esaltare invece così non è.

Dice Vangelo: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite perchè a chi  è come loro appartiene il regno dei cieli”.

Noi stiamo in un processo di disumanizzazione: se voi andate, non so, nelle cittadine del sud la gente è molto più umana. Qui a Roma non c’è sensibilità, ognuno pensa ai propri interessi, ma il vero rimedio non è tanto quello di sanzionare le persone con delle condanne di diritto penale inasprendo le pene: questo non serve a niente se uno dentro ha il faraone.  Regna il  caos al posto del cosmos. Il cosmos viene piano piano creato dalla parola di Dio. C’è un mondo che il cristianesimo vede, che non vuole essere ideologico, vuole solamente indicare come funziona il mondo. Se funziona diversamente tutto si degrada.

Per avere un’umanità nuova anche che sia ecologica  dal punto di vista del pianeta, noi abbiamo bisogno di un uomo nuovo. Di un uomo nuovo, non di un mondo nuovo, perchè la Chiesa non lavora sul mondo, lavora sull’uomo.