Non hanno vino

16-01-2022 II domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Gv 2,1-11

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Abbiamo ascoltato la profezia di Isaia che fa presente un’iniziativa di Dio. Ve la rileggo:

per amore di Sion non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada.Ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore ti indicherà. Nessuno ti chiamerà più abbandonata né la tua terra sarà più detta devastata ma tu sarai chiamata mio compiacimento e la tua terra sposata.

Ascoltando questa parola una persona può dire: “Chissà quando io non mi sentirò più abbandonato… chissà quando io mi sentirò finalmente curato e non mi sentirò più devastato…”.Oppure potrebbe dire: “Ringrazio Dio che questa mattina questa parola mi raggiunge e non mi sento abbandonato! Che bello!”.

C’è però un altro senso più importante, che certamente presuppone anche questo primo livello, ma è più profondo. Il significato più profondo è quello di chi ha in cuore questa intenzione, che cioè ha nel cuore lo spirito del Messia, del Cristo, perché la profezia fa presente qual è il cuore di Dio.

Il cuore di Dio è pieno del desiderio che tu non ti senta abbandonato ed io sono uno strumento perché questo ti avvenga, questo ti accada, perché dentro di me c’è questo zelo, c’è questa energia, c’è questa responsabilità.  Io faccio parte di questa realtà della Chiesa, di questa esperienza che vivo, che viviamo insieme, di Cristo, nella parrocchia, nel mio laboratorio, nella mia famiglia, nel mio matrimonio. Io voglio che tu non ti senta più abbandonato e te lo voglio dimostrare. Questa è la mia missione! La missione è l’iniziativa di Maria che dentro questo banchetto di nozze fa una piccola cosa: vede che sta per succedere qualcosa che potrebbe far fallire questa festa, potrebbe indebolire il tuo laboratorio, la tua comunità catecumenale, la tua famiglia, e quindi prende l’iniziativa non tanto di far macello, di fare la processione dentro casa con i cartelli “sciopero”. Maria prende un’iniziativa intelligente, una piccola iniziativa, vede qualcosa che non funziona e non si mette a criticare, ma si mette in moto perché vuole che questi sposi abbiano il vino.

Questo atteggiamento innesca una serie di iniziative ulteriori perché, come diceva la seconda lettura, noi abbiamo dei carismi che non sono per prevalere, ma per l’utilità comune, perché l’altro non si senta più abbandonato, devastato.

Maria inizia e questa serie di carismi, questa serie di persone che le stanno attorno si muove. L’iniziativa di Maria non viene immediatamente capita, neanche da Gesù che inizialmente la contesta, ma poi accanto alla sua iniziativa si mettono in azione altri: Gesù, i servi, l’architriclinio maestro di tavola e poi gli sposi stessi.

C’è una corresponsabilità nell’amore, nell’edificazione.  Molto spesso noi ci soffermiamo solo su quello che ci è stato tolto e siamo lì con la mano tesa, ma non arriva nulla. Questa celebrazione ci sta decentrando, e ci dice che ogni piccola cosa che puoi fare, anche se poco, si aggiunge a un’altra cosa e poi a un’altra cosa ancora. Lo stesso discorso si può fare al negativo, ma noi sottovalutiamo il negativo che facciamo. Anche nell’organismo umano, per esempio, l’ictus o l’infarto sono causati da un grumo di sangue particolarmente piccolo che però ostruisce dei capillari. I capillari si necrotizzano, e privano poi il tessuto cardiaco o cerebrale dell’ossigeno causando la morte oppure la paralisi di qualche organo.

Per noi è allora importante entrare in questi orizzonti, dobbiamo avere il senso della Sapienza.