Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».Celebriamo oggi una festa fondamentale della Chiesa che è il Battesimo del Signore. Faremo anche un battesimo, che è questo collegamento: una prassi che consente che la vita filiale di Cristo diventi la nostra. Questo ci è stato presentato in maniera molto sintetica dal Vangelo, ma viene preparato anche dalle 2 letture, una di Isaia e l’altra di San Paolo a Tito. In risposta abbiamo questo Vangelo in cui il popolo stava in un’attesa, cercando di capire chi fosse Giovanni, detto anche il Battista e si domandava se fosse lui il “Cristo”.
Cristo è una parola greca che traduce una parola ebraica, famosa, che tutti conosciamo che è “Messia”; “Cristo” viene da “crisma, che è un olio profumato, il simbolo dello Spirito Santo. Cristo, Messia significa il Salvatore, ma che vuol dire? Una persona che non sa niente del cristianesimo potrebbe dire che è uno che salva gli uomini dal peccato, però questo è un linguaggio gergale che non significa niente: viene a salvare da quale peccato? E che cosa significa salvare? Noi immediatamente lo colleghiamo al fatto che uno così non va all’inferno, invece non significa questo.
Giovanni Battista non è il Messia, non è quello che viene a risolvere i problemi, che ti libera da una minaccia. Allora che viene a fare? Giovanni Battista direbbe che è stato mandato da noi e in questo senso stamattina io, Don Fabio, sono Giovanni Battista e ti dico che tu devi dare oggi, questa mattina, un nome e un cognome al problema che oggi ti affligge e di cui forse non sei consapevole. Per cui Giovanni Battista non risolve il problema, ma te ne fa prendere coscienza: spesso è irrisolvibile, è difficile affrontarlo, nominarlo, ma soprattutto riconoscere che uno ha un problema, perché questo ci fa fare una cattiva figura con noi stessi, con gli altri e ci chiama alla necessità di risolverlo. Si può vivere un momento difficile per esempio del matrimonio, della vita, di qualche amicizia: sono dei problemi che oggi ci possono affliggere o c’è anche proprio l’identità dell’uomo di oggi. Che cosa deve fare? Chi è che può aiutarci a non perdere tempo, a non fare cose inutili o dannose? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti.
Quindi se è vero che Giovanni Battista non è la soluzione, è però quello che ci fa una diagnosi. Molto spesso se questo non avviene, e tu lo sai, ti ammortizzi. In queste celebrazioni che viviamo insieme, c’è una diagnosi che ti inquadra e ti mette di fronte a te stesso; tu ti rendi conto che non puoi uscirne fuori, perché forse neanche lo vuoi. Gesù dirà nel vangelo ad un paralitico: “ma tu vuoi guarire?”. Quindi Giovanni Battista viene a fare questo lavoro di presa di coscienza, di qualcuno che ti dà una luce su delle problematiche che tu umanamente non puoi risolvere. Per questo viene il Figlio di Dio, come Messia.
Avete sentito che c’è quindi un battesimo di acqua che fa il Battista, che è questo segno in cui uno prende coscienza del problema e vorrebbe uscirne: è difficile arrivare a questo. Prima devi mettere a fuoco, poi desiderare di uscire da questo casino, di essere liberato da questa malattia interiore che ti porta ad essere sempre arrabbiato e deluso. Come faccio? Arriva il Messia che viene segnalato da Dio attraverso un segno: Lui esce da questo fango, che è il Giordano, e arriva lo Spirito Santo in forma corporea come di colomba che ci ricorda Noè e quindi il diluvio. C’è qualcosa che ti sporca, ti imbratta la vita e Dio ti può liberare attraverso Gesù Cristo; vuole darci la salvezza, cioè la soluzione a tutti questi problemi in cui una persona è liberata dai suoi peccati, dalla voglia di morire, e quindi finalmente ti rimetti in piedi come una persona che ha una dignità. Gesù Cristo, collegandoti al suo grande segreto che è il Padre, ci regala un entusiasmo, questa relazione con Lui, questa vitalità che palpita dentro il cuore di ognuno di noi e va costantemente custodita, alimentata e rilanciata; noi abbiamo bisogno di affrontare tantissimi problemi che ci affliggono, ci minacciano, ci scoraggiano. Come farai tu ad avere questa forza soprannaturale che vince il diluvio? Devi venire qua, perché questa parola di Dio è piena di Spirito e ti collega alla vittoria sulla morte, sul nulla e ti abilita a muoverti in maniera tale che tu non vivi secondo le cose normali, ma al di là di te stesso, di quello che è giusto, che è proporzionato, cioè vivi una vita cristiana.
Noi faremo questa esperienza quando faremo sabato 25 il passaggio attraverso la porta santa, ma dobbiamo rinnovarla, fortificarla, consolidarla in noi; io vi farò delle catechesi con vari appuntamenti. Ci vediamo tutta la parrocchia, davanti a San Giovanni in Laterano, sabato 25 gennaio alle ore 8.30 di mattina, : io vi farò una breve catechesi e poi ci è stata assegnata in esclusiva la Basilica di San Giovanni in Laterano per vivere questo momento in cui dobbiamo fortificare e chiarirci ancora meglio che cosa sia la salvezza, che non è acquisita una volta per sempre, ma ci vuole questo lavoro. Infatti, in tutto l’anno la Chiesa continuerà a comunicarci i pensieri, le opere, le azioni di Gesù Cristo.