Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode

23-01-2022 III domenica del Tempo Odinario di don Fabio Pieroni

Lc 1,1-4; 4,14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Abbiamo ascoltato questo Vangelo in cui Gesù inizia il suo ministero dopo il battesimo, e abbiamo letto anche la lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi nel brano che ci racconta del corpo e delle membra, e poi la prima lettura tratta dal libro Neemia.

Proviamo allora a fare una sintesi. La prima lettura ci parla di un momento storico particolare per Israele. Israele era stato in esilio a Babilonia per settant’anni, ma a un certo punto i persiani sconfiggono i Babilonesi e un re famoso di nome Ciro dispone che gli ebrei se ne tornino in patria.

In patria però tornano i più poveri, perché quelli che hanno fatto i soldi rimangono nell’ex Babilonia; e tornano accompagnati da due personaggi, il sacerdote Esdra e il governatore Neemia. Quando Israele arriva a Gerusalemme, tre profeti che si incaricano di guidare il popolo a rimettersi in piedi perché dopo l’esilio non ha più nulla. Questi profeti sono Aggeo, Zaccaria e Malachia. Aggeo, contemporaneo di Esdra e di Neemia, dice: “Ma vi sembra questo il momento di ricostruire le vostre case? La prima cosa da fare è ricostruire il tempio, perché è la base della nostra cultura, della nostra civiltà, del nostro stare insieme”. Quindi la pima cosa che viene fatta è riprendere il rotolo della Parola di Dio per annunciarla, e ricostruire il tempio.

Questo per noi è stato molto importante perché sessanta anni fa circa, la Chiesa ha capito che stava entrando in una era nuova, in un’epoca difficilissima che è quella moderna e quindi alcuni papi come Giovanni XXIII hanno convocato un Concilio.

Il cristianesimo stesso stava nel pericolo di sgretolarsi perché aveva trascurato alcune priorità, e il Concilio ha voluto rimettere in piedi queste priorità: la Dei Verbum cioè la Parola di Dio, la Lumen Gentium cioè la Chiesa, la Sacrosantum Concilium cioè la liturgia e poi la Gaudium et Spes che è la comprensione del mondo contemporaneo perché sia evangelizzato.

Mai come in questo momento storico il popolo di Dio ha potuto ricominciare ad essere ammaestrato dalla parola di Dio, perché fino a prima del Concilio la messa era in latino e la gente non capiva niente.

Con il Concilio è iniziata un’operazione che ha permesso di consegnare al popolo di Dio questa Parola, ma è un apprendistato, un’alfabetizzazione che costantemente dobbiamo imparare. Questo è un punto fondamentale: la parola di Dio sta al centro.

La parola di Dio sta dentro la parola “chiesa” perché in ebraico cahal significa “gente che è convocata dalla parola” da cui ecclesia, che in greco significa “popolo convocato dalla parola”.

La seconda lettura ci parla del corpo e attraverso degli esempi di vuole dire che se la parola di Dio viene proclamata bene, non crea un gruppo di persone che sono dei grandi eruditi, dei grandi intellettuali. Certamente la parola produce anche un popolo più intelligente, più sapiente, ma la finalità dell’annuncio della parola è la creazione, è alimentare la chiesa cioè un gruppo di persone che ascoltano la parola e che si convertono a questa parola.

Che cos’è questa parola?

La parola di Dio non è solamente un reperto archeologico, qualcosa scritto anche tremila anni fa, nel caso dell’Antico Testamento, o duemila anni fa nel caso del Vangelo, che noi proclamiamo ancora.

La Bibbia non è solamente un testo, cioè una scrittura, perchè quando viene proclamata, come questa mattina, davanti a un’assemblea di persone che stanno facendo un cammino di fede, questa scrittura diventa Parola, questa scrittura diventa una relazione che Dio in questo momento vuole realizzare con te e me, in diretta, in contemporanea.

Però non è detto che questa scrittura dentro la liturgia diventi Parola. Per molte persone rimane solo scrittura, perché forse non viene spiegata, o perché uno non ha la fede cioè la conoscenza per fare questa traduzione, per entrare in questa relazione viva con Dio.

Dio mi parla adesso! Ecco perché si dice “Parola di Dio”, perché Dio adesso sta parlando a te, in questo momento! Uno dei momenti più importanti in cui Dio ci parla è la domenica. Tanta gente per esempio è molto incuriosita dal fatto che Dio ci parlerà, per esempio, a Medjugorje, attraverso un messaggio, il tale giorno… se vuoi credere a questo va bene, se non ci vuoi credere è lo stesso.  Ma la cosa importante è che Dio ti parla, proprio lui! Dio  può arrivare a parlarci senza intermediari: mentre io ti parlo, ti spiego la parola, se la tua coscienza è in un’attività di formazione, allora entri in contatto con Dio.

Tutta la Scrittura è ispirata da Dio, ed è utile per insegnare, convincere, correggere, formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ecco, nella misura in cui la parola, la predicazione si traduce in qualcosa che è esistenzialmente fruibile per la tua vita, allora la tua vita cristiana funziona. Se tu vieni alla messa e non capisci niente, non perché sei stupido tu, ma perché la Chiesa non ti sa spiegare, allora significa che tu stai diventando libero, stai cominciando a diventare una parte nobile di questo corpo sofisticatissimo che è la Chiesa cattolica.  Io penso che ogni volta che noi veniamo qui abbiamo necessità di sentire se il calore della presenza di Dio vuole raggiungermi, a volte per correggermi, a volte per verificarmi, a volte per incoraggiarmi.  Quando inizia la celebrazione dovremmo fare riferimento al salmo che dice: se tu non mi parli sono come chi scende nella fossa. La parola è una relazione con una persona, adesso, qui!  Questa è la vita cristiana! La vita cristiana non è una specie di sceneggiatura già scritta, un copione che mi dice quello che devo fare. Molte persone vorrebbero questo: dimmi quello che devo fare! Sono i cosiddetti tradizionalisti, che vogliono il prontuario del buon cristiano. Ma il cristianesimo non è questo! E’ una relazione da vivere con una persona che è Dio stesso, che è Gesù Cristo stesso, che è il volto del Padre e dello Spirito Santo. Questa è l’esperienza straordinaria che anche noi facciamo  domenica dopo domenica perché la Parola entra nella storia, e noi viviamo nella storia. Abbiamo bisogno di una luce, di una piccola diciamo illuminazione, un aiuto. Certamente questo non è sufficiente, perché la parola va condivisa, assimilata. Se tu dedichi tempo intelligenza a questa roba tutto fiorisce e tutto diventa nuovo.