Il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito

17-09-2017 XXIV domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 18,21-35

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».  E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.  Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.  Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.  Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

 

 

Abbiamo ascoltato questo vangelo che non possiamo spiegare in tutta la sua potenza. In questo vangelo si parla di un servitore che doveva al padrone 10.000 talenti e un secondo servitore che doveva al primo 100 denari. Al primo debitore il padrone condona il debito, ma poi lui si comporta in modo spietato nei confronti del suo servo che gli doveva 100 denari. Cento denari sono più o meno 2000 euro. Un talento corrisponde a 33 kg d’oro. Se uno moltiplica 32 euro per un grammo si rende conto che il debito non era di  1 milione di euro, non di 2 milioni, non di 400 milioni, non di 900 milioni, non di 1000 milioni, ma di 13 miliardi di euro! Quindi questa persona è finita! Un debito del genere distrugge la vita di una persona.

In questa situazione questo debitore riceve il perdono: il perdono serve a riversare nel mondo una cosa che si chiama misericordia, cioè qualcosa che nella creazione non esiste, ma che porta Gesù Cristo. Ci sono delle cose che appartengono alla creazione e delle cose che appartengono alla redenzione. Quando nella creazione entra la redenzione, si spezza la simmetria della giustizia e si può introdurre dentro questo mondo qualcosa di nuovo, di meraviglioso. Senza la misericordia, senza l’azione di Cristo nel mondo, siccome comanda la giustizia, la simmetria, la necessità, una persona non assolutamente perfetta, senza la misericordia viene annientata.

Cosa è la misericordia? E’ il perdono. E il perdono cosa è?

Proviamo a spiegarlo.  Quando una persona ha ricevuto il perdono, noi diciamo: è stato graziato. Che significa che è  stato graziato? Che non gli è successo niente? che gli è andata bene? Non significa questo! Essere graziati significa che ti è stato donato qualcosa, che sei stato arricchito della grazia, del dono che è Cristo. Una persona che sta in una situazione di distruzione viene graziata non  nel senso che gli è andata bene, ma che si ritrova arricchita di un’esperienza simile a quella che mi raccontò un amico prete che è insegnante: una volta portò i suoi alunni a vedere Venezia, dove c’è un tesoro inestimabile, meraviglioso. Ad un certo punto un bambino chiese al prete che stava spiegando questo tesoro: ma quanto vale? Vale tanto? E lui rispose: io non so quanto valga, ma tu vali di più! Questo bambino è rimasto impressionato e si è sentito così importante, così grato, che ha cominciato a guardare la realtà in maniera nuova, con più sicurezza, con più ottimismo. Il perdono di per sé è questo, è il momento in cui di fronte al fatto che io sono spacciato definitivamente, di fronte al fatto che non riesco più a guardarmi allo specchio, che non posso più guardare al futuro senza ricordare con vergogna quello che potrebbe essere successo…. il perdono trasforma questo! Il perdono significa ricevere l’incontro con Dio in cui io avverto che valgo di più di quella roba e anzi, grazie a questa felice colpa (perché questa colpa diventa felice!), io posso essere portatore di Cristo, della grazia di Dio. Quindi divento una persona nuova. Questo è un cristiano! Il cristiano è una persona che ha ricevuto la misericordia e quindi ha un modo così grande, così bello di guardare la realtà, di guardare gli altri, di relazionarsi con gli altri, che non è di questo mondo. Qualcosa è cambiato in lui.

Però tutto quello che vi sto dicendo è a una condizione: solo i malati guariscono. Significa che se io non affronto la colpa, se io non affronto il mio danno non potrò mai ricevere la grazia. Questa è la cosa più difficile con cui ci confrontiamo: non riconoscere il male, non riconoscere che in noi c’è qualcosa che non funziona. Questo non lo accettiamo! E qua c’è la maledizione, perché la misericordia non può entrare in una persona sana e la guarigione di per sé non è riportare le cose come stavano prima, ma accrescerle di una qualità che appunto è la grazia soprannaturale. Questa  entra nel mondo attraverso due cose: o  per via di chi riesce a salire delle vette che sono straordinarie, cosa praticamente impossibile, oppure quando qualcuno precipita all’inferno e lì incontra il perdono. Quella è la via ordinaria dell’incontro con Dio. L’incontro con Dio non si fa attraverso la visione di qualche angelo, o di qualche santo… no!

L’incontro con Cristo si fa nella propria fragilità, nel peccato  commesso, nell’inconsistenza che noi potremmo scoprire, nella percezione della nostra grave insufficienza. Se hai il dono del perdono ti accorgi che grazie a quel momento di sofferenza valorizzi  la grazia che ti viene offerta e la tua vita cambia.

Misericordia ha a che fare con il cuore: il cuore che è stato povero, viene arricchito, trasformato, qualcosa dentro è cambiato. Io spero che molti di voi abbiate fatto questa esperienza, l’esperienza della Pasqua, l’esperienza di chi è stato cambiato in bene. Questo è l’uomo perdonato, non quello a cui per fortuna è andata bene. La persona perdonata è la persona che viene amata prima che sia migliore, perché non puoi essere migliore se non sei stato amato. Prima viene l’amore, poi viene la virtù! Nessuno può praticare la virtù per poi meritare l’amore. Noi eliminiamo dalla nostra vita chi sbaglia, ma questo debitore è la figura di tutti noi. Teresa di Lisieux diceva: pensa quanto io sono insufficiente davanti a Dio! Avere questa percezione esige un po’ di coraggio, ma ti accorgi che non muori, questa è la grande esperienza del cristianesimo. L’esperienza della misericordia porta con sé la gioia. Il frutto della misericordia è la gioia. Se incontriamo la misericordia tutto diventa nuovo.