Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi

10-04-2022 Domenica delle Palme di don Fabio Pieroni

Lc 22,14-23,56

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Abbiamo ascoltato il vangelo della passione di Gesù, che poi verrà ripetuta durante la settimana Santa. Nella domenica delle Palme c’è praticamente una visione sintetica, poi durante la settimana Santa c’è una visione analitica della Passione, per cui vengono analizzate le varie parole nei contesti, nei particolari, e non si finisce mai di tirare fuori delle cose straordinarie.

In questa celebrazione stiamo vedendo tre cose fondamentali. La prima è questo impeto di Gesù che entra a Gerusalemme con un desiderio straordinario: ho desiderato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua. In una profezia Isaia dice: per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace finché non sorga come stella la sua giustizia. Nessuno ti chiamerà più abbandonata, né la tua terra sarà più detta devastata, ma tu sarai chiamata mio compiacimento e la tua terra sposata.

Quindi l’entrata di Gesù a Gerusalemme è l’entrata di uno sposo che deve fare i conti con questa donna, che è Gerusalemme e che è l’umanità, che è chiusa non perché  lo voglia, ma perché su di lei incombe una maledizione che si manifesta come una paralisi, una sordità, un’ostilità che viene dal profondo, da una connivenza con l’impero delle tenebre.

Nonostante ciò, Gesù riesce a farsi strada, attraverso la passione, per arrivare al cuore di Gerusalemme.  Dice Isaia: parlate al cuore di Gerusalemme e ditele che è finita la sua schiavitù. Dite agli smarriti di cuore, perché il cuore nostro è smarrito, non sa dove appoggiarsi, cosa ascoltare, cosa custodire. Questa celebrazione ci dice che non solamente duemila anni fa c’è stata questa operazione così straordinaria, ma oggi nella tua vita l’impeto di Cristo è lo stesso per cui noi non stiamo facendo una sacra rappresentazione, non è una cosa archeologica quella che noi viviamo, ma è una celebrazione quindi un’azione per te da parte dello stesso Gesù che è entrato in Gerusalemme.

Vorrei però soffermarmi soprattutto sul segno delle Palme. La palma nella Chiesa antica era il segno del martirio. Il martirio non è solamente la morte violenta, ma la parola martirio in latino significa testimone testimonianza. Questo è molto importante noi siamo testimoni innanzitutto ascoltando la parola di Cristo, sperimentando, assaggiando questo amore che a volte ci è arrivato da qualcuno, da qualche predicazione, da qualche esperienza, da qualche pellegrinaggio. Assaggiare, gustare, cogliere questa presenza soprannaturale di Cristo che si manifesta attraverso i sacramenti, attraverso la Parola attraverso la confessione, attraverso la comunione fraterna.  Noi non potremmo stare insieme se non ci fosse stato Cristo in mezzo a noi, non potremmo guardarci con amicizia se non ci fosse una Parola che Cristo ci ha dato e che ha sciolto il male, che ha vinto il noi la morte, non ci sarebbe la bellezza, la ricerca della bellezza dell’arte, guardate questa Palma, è bellissima! Non si poteva fare una cosa un po’ meno arzigogolata? Qui c’è una esagerazione! Qua dentro c’è l’amore di Cristo che viene trasmesso attraverso questa persona che si dedica e fa una cosa bella. Tutte le cose veramente belle, generose, profonde e radicali prendono forza non dalla nostra volontà, ma da questi incontri con Cristo. Per questo è necessaria l’evangelizzazione, è necessaria la nostra conversione, la nostra partecipazione ai luoghi di formazione. Senza di questa la nostra umanità si insterilisce, si imbruttisce e si chiude in se stessa, come Gerusalemme.

Di questo siamo testimoni, tu sei testimone che Dio ti ha voluto bene e ti dice: io ti amo e continuo ad amarti. Questa l’unica cosa, la prima cosa che conta; è fondamentale l’incontro con Cristo. Attraverso di lui, attraverso l’esperienza viva di Cristo, noi possiamo accettare ed entrare dentro questo mondo malvagio. Cristo che è risorto dalla morte, vuole vincere la tua morte amandoti totalmente fino al sangue. E’ questa la sua disposizione di oggi verso di te e quindi questo volto esigente di Dio del quale Adamo ed Eva hanno paura, è un volto a cui deve essere tolta questa maschera che gli ha messo il demonio, perchè noi siamo al cospetto di un Padre. Dio è un Padre che ci ha dato suo Figlio e non ci esige nulla, vuole solo strapparci dal peccato e dalla schiavitù.

Ecco perché questa celebrazione ci incoraggia, ci dice che il cristianesimo è un’esperienza, una testimonianza.  C’è un’opera di Dio dentro l’ordinarietà della nostra vita, per questo stiamo insieme, per questo tu puoi perdonare, puoi avere pazienza, perché hai ricevuto la parola di Dio, e non solamente una parola ma Cristo stesso. E’ questo che ci consente di andare avanti. se è vero quello che sto dicendo e dobbiamo continuare come stiamo facendo. C’è qualcosa che viene animato da questo spirito di Dio che fa cose concrete, non è solamente una preghierina nostalgica. Guardate l’altare che ci hanno preparato oggi gli scout! Se dei ragazzi riescono a fare questo significa che c’è dietro un amore, perché questo fa presente l’amore, fa presente un accudimento nei nostri riguardi.  Alla base di una nuova umanità non ci può essere la politica, non ci può essere solamente l’intesa di due persone che a livello filosofico si intendono o sono simpatici reciprocamente, ci vuole un’azione soprannaturale di Dio che in Gesù Cristo arriva fino a te, fino a me. Questa azione fa sì che senza che nessuno mi dica nulla io ho il fuoco, ho il piacere, ho il proprio la spinta interna ad andare al di là di quello che a volte vorrebbe trattenermi, bloccarmi, ridimensionarmi, umiliarmi.  Qui in parrocchia ci sono delle persone pazzesche, straordinarie, che sono state fecondate dal sangue di Cristo, cioè dall’amore di Cristo.

Ora noi entreremo nella settimana Santa, però già adesso Cristo è risorto, è in voi, è con voi, è con me, ma questa comunione non finirà mai è sempre più profonda sempre più bella.