Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme

13-04-2025 Domenica delle Palme di don Fabio Pieroni

Lc 22,14-23,56

.

Voglio partire da questa iniziativa che la Chiesa, una volta all’anno almeno, fa nel mio quartiere, che è quella di attraversarlo come fedeli, come testimoni, come persone che hanno nelle loro mani la palma oppure l’ulivo. La palma ha il significato della testimonianza: si chiama palma del martirio, dove la parola martire esige appunto un testimone, una testimonianza, un’esperienza che ha animato Gesù Cristo, che è la parola che Dio gli ha dato nel battesimo: «tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto»; questa testimonianza l’ha reso capace di rimanere con la spina dorsale in piedi, diritta, per affrontare la sfida dell’esistenza umana, per trasformarla. Noi l’abbiamo attraversata anche con questo ulivo, che è il segno invece della sapienza, perché è un frutto che deve essere pressato e macinato attraverso il frantoio; sotto pressione viene fuori questa unzione che la Chiesa ha voluto individuare come la partecipazione alla sapienza che viene da Dio. Questo lo abbiamo fatto nell’attraversare il nostro quartiere in cui certamente c’è quello che vediamo attraverso la televisione, in questo momento della nostra esistenza, dove ci sono delle relazioni tossiche, che ci inquinano, ci intossicano, ci fanno stare male, ci tolgono i punti di riferimento; in questo degrado che è attuale davanti ai nostri occhi nella politica internazionale e in tante sofferenze di gente poveraccia che muore sotto le bombe oppure sotto le minacce noi abbiamo una speranza, che è piuttosto un’esperienza: l’abbiamo  proclamata attraverso questo segno che evidenzia che in Cristo noi abbiamo potuto ricevere una sapienza e una testimonianza che ci consente di vivere la vita che viviamo non evitando delle problematiche, ma portandole su di noi, trasformando la maledizione in benedizione.

Questo già lo cominciamo a fare grazie al fatto che possiamo partecipare alla grazia che Dio ci ha presentato, possiamo parteciparne, la possiamo assorbire, deve diventare la nostra o altrimenti strisciamo per terra come dei vermi. Siamo costretti a difenderci costantemente, a prendere atto che non esiste nulla, che è tutta una fregatura; invece no, c’è una buona notizia: Cristo è risorto! E questo Risorto abita nei cristiani e gli consente di vivere con Cristo in noi: noi lo possiamo ricevere attraverso delle parole, dei gesti, dei segni che in questo momento pasquale diventano anche eccessivi, perché sono finalizzati all’assorbimento di questa grazia che ci potrebbe portare ad affermare quello che Lui dice attraverso San Paolo: “caritas Christi urget nos”: la carità, l’amore di Cristo ci spinge e vince la meschinità, supera gli esami, il disprezzo, il fallimento; questo amore mi spinge a vivere, ma non nella doverosità, nella proporzionalità delle cose, nella convenienza; in me ormai c’è qualcosa di nuovo. La Pasqua vorrebbe fissare, consolidare in tutti noi innanzitutto la testimonianza che tu sei figlio di Dio, che Dio ti ama, che Dio abita in te: questa non è vana, ma ti consente di avere delle iniziative, una pazienza, una generosità che non è la tua, è quella che Cristo mi partecipa e consente a me di fare il prete, a te di fare la madre, la professionista, di vivere la malattia che ti è capitata.

Quindi questa è la notizia che possiamo portare a un quartiere che invece spesso dispera; ieri siamo andati casa per casa per annunciare il Vangelo, ma la gente neanche sa che cos’è un Vangelo, perché siamo dentro una distruzione; io vedo invece in voi, in questa parrocchia, attraverso l’aiuto dei nostri sacerdoti e catechisti, una possibilità di riscatto, di risveglio da questo modo di essere narcotizzati dalla televisione, di essere trasformati in persone sarcastiche o ciniche, ma essere persone che hanno cuore e generosità, come siete voi: stiamo imparando a conoscerci ed anche ad amarci nelle differenze che rimarranno sempre, ma se uno le vive in Cristo, sono un’occasione; se non ha Gesù Cristo uno diventa scemo, un pazzo, un folle. Per questo noi vogliamo entrare esultanti attraverso questa celebrazione delle palme, perché è possibile che questa vita maledetta non abbia niente di benedetto. Allora invece c’è una benedizione: Dio non ha voluto cambiare la storia, gli eventi, il male; ha voluto entrarci dentro in una maniera nuova che è quella di Gesù, che trasforma il male in bene, che ci dà la capacità appunto di sorprendere il mondo.

Io spero che questo sia il nostro desiderio più grande, perché se Dio è presente dentro il tuo cuore, non c’è una cosa più grande di questa; tutto il resto è in più. Allora noi possiamo vivere una vita che non è prevedibile, non è commisurata alle cose più ovvie, ma possiamo appunto sorprendere il mondo. Per questo motivo noi ci affanniamo per formare i ragazzi, gli scout, i laboratori: questo è il lavoro che facciamo come sacerdoti. San Paolo dice: “guai a me se non evangelizzo”; è vero che c’è l’odore del male in giro, ma c’è anche il profumo che viene dalla parrocchia, dalla Chiesa. Noi siamo i cristiani di questo quartiere, abbiamo una grande missione: la conversione, l’ascolto che facciamo non è solamente per noi, ma perché sia testimonianza, perché sia qualcosa che possiamo comunicare. Io spero che tutti voi, che avete tante ferite, tanti dubbi, tante cose che non si capiscono, possiate già iniziare in questa celebrazione a ricevere questo spirito che ha vinto la morte, il peccato e la malvagità.