Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra.

20-10-2024 XXIX domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mc 10,35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Abbiamo letto il Vangelo di Marco nel quale Gesù ci ha parlato di questi due fratelli: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, chiamati anche “boanerghers”, che è una parola ebraica che significa “figli del tuono”, perché erano gente forte. Questi un giorno vanno da Gesù e gli fanno una domanda: “concedici di sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nella tua gloria” e questa è una richiesta giustissima, perché domandare di stare alla destra o alla sinistra è il massimo (tutti noi dobbiamo tendere al massimo), ma allo stesso tempo è anche una domanda molto forte.

Io mi ricordo che quando andavo al liceo, c’erano le battaglie tra comunisti e fascisti e quindi c’erano i collettivi politici; da lì sono nate le Brigate Rosse a causa delle quali sono morte tante persone. Si studiava malissimo perché c’erano sempre disordini. Io avevo un professore di filosofia che si chiama Marcello Vigli, purtroppo è morto l’anno scorso, il quale era un ex seminarista che però era diventato di supersinistra e aveva fondato un giornale che si chiamava “Com tempi nuovi”. Siccome io non mi schieravo mai dentro questi collettivi politici, lui mi diceva che ero un qualunquista. Questa parola significa che alla fine uno non si lancia mai, non si lega a nessuno, non ci tiene a far parte ufficialmente di una causa, di una iniziativa, sta sempre lì sotto, sempre ribassato. Qua invece i “boanerghers” non solamente vogliono prendere parte, ma vogliono il massimo e questo è molto importante.

Inoltre, c’è un malinteso che Gesù vuole chiarire e cioè che Lui non sta rimproverando i “boanerghers” perché vogliono il primo e il secondo posto o il primo assoluto, ma dobbiamo intenderci su che cosa desideriamo: potremmo pensare di voler essere i primi a rubare alla gente o a farci gli affari propri o a fare i furbi, ma non è questa la giusta direzione: vogliamo essere i primi a partecipare alla gloria, questo è importante. È difficile capire bene cosa sia la gloria, e ce lo spiega un personaggio molto importante che si chiama Ireneo: “Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei” che significa la Gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio”. Questa frase significa che dobbiamo capire meglio che cosa vuole Dio da me: il suo sogno è che io diventi figlio suo, che io assomigli a suo figlio Gesù Cristo, che io abbia dei fratelli che siano il riflesso del suo amore; quindi, il lavoro che fa la parrocchia è quello di formare persone che siano capaci di lavorare, di spendersi, di appartenere con tutte se stesse, con i soldi, con il tempo. Così io partecipo, così io mi lego, così io mi spendo, così io appartengo: non sto lì a vedere quanto mi spendo, ma comincio a spendermi, ad appartenere, a coinvolgermi, ci metto la faccia. L’obiettivo è di costruire una realtà che è quella della parrocchia, all’interno della quale ci sia una specie di brodo primordiale dove nascono le nuove creature che sono i cristiani: che ci sia questo parametro, che ci sia un’indicazione, che ci sia un momento dove tu ricevi lo Spirito Santo. Su questo io mi sto spendendo: ma non solamente io, perché qua ci sono un sacco di catechisti che spendono i loro soldi, il loro tempo, la loro voce, la loro giornata, perché appartengono a questa opera, perché vogliono stare al massimo. Questa è una cosa straordinaria, un miracolo che cioè non ci sia gente che vuole distruggere, gente a cui non importa nulla degli altri, ma solo del proprio comfort. Gesù sta dicendo che questa linea è fondamentale e che certamente, cari “boanerghers” dovrete mangiare un sacco di pagnotte, ma state sulla strada giusta. Servire non significa fare cose che chiunque può fare come aiutare ad attraversare o apparecchiare; quando Gesù parla di servizio, parla di essere coinvolti in una causa molto più alta. Bisogna comprendere bene questo perché spesso pensiamo che basta vestirsi meglio ed essere un po’ più generosi per meritarsi il paradiso; purtroppo, questo è sbagliato ed è frutto di una catechesi non esatta, di una comprensione errata. La nostra finalità è quella di promuovere un’attività spirituale che faccia emergere l’uomo vivente, che cioè non solamente sopravvive, ma che è vivo e trasmette la vita. Purtroppo, ci sono persone che stanno dentro questo grande tormento: farmi gli affari miei oppure lasciarmi andare, coinvolgermi di più perché questa gloria di Dio appaia in me, la vita divina sua in me. La gloria di Dio è l’uomo vivente, Dio non fa il bullo.

È meraviglioso che voi, carissimi bambini, i vostri genitori e tutta l’assemblea siate numerosi, perché tutti siamo costretti a crescere in un mondo che ci porta all’opposto della gloria di Dio, che non è l’uomo vivente ma è l’uomo angosciato, l’uomo ansiogeno, l’uomo minimo: si chiama “l’io minimo”, che è proprio “l’hikikomori”. Abbiamo studiato l’uomo bonsai, piccolino, che non cresce e non crepa, che c’è e non c’è, si vede e non si vede.

Quindi questa parola è veramente eccezionale e ci vuole spronare ad avere una maggiore chiarezza anche sul ruolo della Chiesa, che non è tanto quello di insegnare alle persone la Bibbia, le buone maniere; si può fare pure questo, ma non basta. La gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio! Quando io vedo Dio, vengo cambiato, mi commuovo, vengo modificato, motivato. Io spero che questa visione di Dio voi la vediate, la continuiate a contemplare, perché in voi è già iniziata questa trasformazione e dobbiamo assecondarla attraverso la nostra partecipazione.