Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale?

15-10-2017 XXVIII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 22,1-14

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:  «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.  Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.  Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.  Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;  altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».  

Abbiamo ascoltato questo vangelo preceduto da una profezia tratta dal libro del profeta Isaia che si augura che verrà strappato il velo tenebroso che impedisce al suo popolo di vedere le cose grandi, le cose belle. Poi abbiamo ascoltato san Paolo che sta scrivendo la lettera ai Filippesi, cioè alla comunità dei cristiani della città di Filippi, in Grecia. In questa lettera Paolo dice: “io ormai sono allenato a tutto, mi trovo bene in qualsiasi situazione, sono molto fiducioso…. “. Dice un sacco di cose positive, guarda al futuro con ottimismo, ma in realtà mentre scrive Paolo si trova in carcere, è in catene.

Poi abbiamo ascoltato il vangelo, in cui si parla di un re che fa una festa di nozze per il figlio, e manda i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze. Questi però non vogliono andare, non sono interessati.  Manda nuovamente altri servi, ma la gente non se ne cura, anzi, addirittura alcuni prendono i suoi servi, li insultano e li uccidono. Allora il re indignato manda le sue truppe per uccidere gli assassini. Poi una terza volta manda i suoi messaggeri e questi radunano tutti quelli che trovano e fanno entrare buoni e cattivi dentro la sala delle nozze.  Entra quindi il re per vedere gli invitati alle nozze e si accorge che uno di questi non ha l’abito nuziale e allora dice ai suoi servi: prendetelo e cacciatelo fuori. Lì sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.

Un racconto di questo genere ci spiazza un po’, ma è chiaro che Gesù appartiene ad una cultura di 2000 anni fa, dove che un re si comportasse in un modo così violento era probabilmente nella norma. Fatto sta che noi dobbiamo cogliere il messaggio che Gesù ci vuole trasmettere.

La cosa che più ci incuriosisce di questo vangelo è che cosa c’entri l’abito nuziale.  Avevano fatto entrare buoni e cattivi, quindi l’abito nuziale non distingue i buoni dai cattivi. C’erano sicuramente lì persone che avevano l’abito nuziale, ma erano cattivi. Molti ritengono che la veste nuziale siano le buone opere, e che bisogna fare buone opere per entrare nella festa di nozze. Invece questo non c’entra niente, perché è specificato chiaramente che “entrarono buoni e cattivi”, ma solo uno non ha l’abito nuziale. E di questo Gesù dice: Legatelo mani e piedi e cacciatelo fuori!

Ecco, questo è il punto: noi dovremmo cacciare fuori tra di noi chi non ha l’abito nuziale. Che cosa è l’abito nuziale? Intanto dovremmo sapere che la domenica per i cristiani è il giorno in cui uno va vestito bene. Normalmente i cristiani dovrebbero vestirsi a festa ogni domenica. Se io vado ad un invito vestito male, significa che non rispetto nessuno e che sono pure un po’ depresso, ho cioè un atteggiamento di chi non si aspetta nulla, di chi sta male e vuole che tutti lo sappiano. Essere senza abito nuziale è allora l’atteggiamento di chi vuole rimanere legato all’offesa, alla tristezza, alla preoccupazione. Di chi dice: “Io ho bisogno di piagnucolare, lasciatemi stare!”. Ecco, questo atteggiamento va cacciato fuori! Questo atteggiamento è assolutamente condivisibile perché la nostra vita è veramente difficile e chi ci sta intorno contribuisce a renderla ancora più difficile attraverso tante manie, tante delusioni,  tante cose che non funzionano,  ma avere questo atteggiamento coincide con il togliere il vestito nuziale. Se io non reagisco a questo atteggiamento che la vita mi impone e non mi difendo, tutto è brutto! Tutto è una tristezza infinita! Questo atteggiamento va cacciato fuori. Cristo vuole togliercelo.

San Paolo che sta in galera dice: guardate, io sono contento che mi stiate vicino nelle tribolazioni, perché quello che io sto facendo funziona alla grande! Quando preghiamo il rosario e contempliamo i misteri dolorosi diciamo comunque: il Signore è con te! Tu sei benedetta fra tutte le donne! Stai meditando la crocifissione, l’agonia di Cristo al Getsemani eppure dici: il Signore è con te! Tu sei benedetta fra tutte le donne! Questo significa cacciare colui che non ha l’abito nuziale.

Il salmo 22 che abbiamo ascoltato poco fa diceva così: se dovessi camminare per una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.  E dice ancora: davanti a me tu prepari una mensa in faccia ai miei nemici. I miei nemici sono questi pensieri, questo umor nero che non è una cosa che nasce per capriccio, perché è normale stare così! Per questo dobbiamo venire qui e lasciarci strappare questo velo, questa lente nera con cui vediamo tutto quanto. Qualcuno deve spannare questo parabrezza perché noi possiamo guardare la vita con positività, secondo quello che è il mistero pasquale, perché Cristo sa che dentro il mistero pasquale la morte non è l’ultima parola, anzi contribuisce, è parte, è necessaria perché si dia la vita. Allora noi dobbiamo riprendere questo atteggiamento spirituale per poter gestire tutte le batoste che riceviamo durante la settimana. E’ raro che qualcuno accanto a noi sia una buona notizia, sia una persona che si accorge, che ti sta accanto, che ti sostiene… difficilissimo!

L’abito nuziale è questo atteggiamento cristiano. Cristo non sta parlando di una persona, ma di un atteggiamento. Questa parola è una buona notizia: che il personaggio rancoroso, piagnucoloso possa essere mandato via, perché questo fa sì che possiamo respirare, possiamo essere contenti, altrimenti dentro di noi c’è una specie di tormento che ci mangia, un dispiacere, un senso di sofferenza. Cristo vuole che questo venga strappato.

Questo deve essere il nostro desiderio: io voglio vivere una vita nuziale. Qualunque siano le nostre difficoltà, noi abbiamo una grande risorsa che è la presenza di Cristo in noi e su questo dobbiamo contare e dobbiamo nuovamente orientarci ogni volta che pian piano veniamo presi dal gorgo delle cose che non funzionano e  ci lasciamo andare. Cristo ci riprende, e ci tira su!