Giunsero da oriente a Gerusalemme

06-01-2016 Epifania del Signore di don Fabio Pieroni

Mt 2,1-12

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:  «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

L’Epifania è la festa della manifestazione del Signore alle Genti, cioè ai Gentili. Gesù prima si manifesta a Maria e Giuseppe, poi ai pastori, poi al popolo di Israele e poi, a centri concentrici come un sassolino che viene buttato in uno stagno, dilata le sue circonferenze fino a raggiungere i Gentili. Per il popolo di Israele esistono due categorie di persone: il popolo eletto e i goim. Goi è il cane, cioè un animale impuro. I goim siamo noi, persone impure.

San Paolo dice: il nostro Messia ci ha indicato una novità assoluta. Israele che è stato eletto per ricevere in esclusiva tutti questi doni, tutte queste indicazioni, tutte queste benedizioni, da adesso in poi, dall’arrivo del Messia in poi, dovrà diventare servo delle Genti, dei Gentili. Israele dovrà fare questo servizio alle persone lontane per fare in modo che vivano non come dei cani, ma come figli. Ancora oggi Israele non fa evangelizzazione. L’evangelizzazione è propria dei cristiani, i quali interpretano l’ebraismo secondo le indicazioni del Messia, cioè di Gesù. Quindi tutto ciò che era in esclusiva per Israele, con Gesù diviene inclusivo per tutti i popoli. Ogni persona ha il diritto di  riconoscere l’eredità che Dio ha offerto a questo popolo il quale diventerà servo. Questo è il senso della festa odierna.

Ma veniamo al vangelo. Nel vangelo si parla di magi, o maghi. I maghi per Israele non sono quelli che tirano fuori il coniglio dal cilindro, ma sono i sapienti, probabilmente dei re, delle persone importanti. Questi stanno in oriente, vedono sorgere la stella del Messia, e allora si muovono e vanno a Gerusalemme. Stanno in oriente, cioè sono orientati secondo il sole, secondo la creazione, ma c’è un’indicazione superiore all’oriente che è Gerusalemme.

Gerusalemme dovrà diventare il vero punto di riferimento e questo presuppone un cambiamento: devono abbandonare le loro comodità, il loro ruolo di re, il loro punto di vista, il punto di orientamento, quindi devono scomodarsi, ridimensionarsi. Loro non sono re, sono dei poveracci, sono dei discepoli che dovranno imparare una sapienza a loro sconosciuta. Fanno questo cammino complesso in cui questa stella a volte si vede e a volte sparisce, arrivano a Gerusalemme e lì incontrano Erode, il quale appena viene a sapere che esiste un altro punto di riferimento, esiste il vero Messia (messia in ebraico significa re), va in crisi perché avverte il pericolo di essere ridimensionato, di dover cambiare il suo punto di vista, cosa che lui non vuole fare, e quindi si blocca, si chiude. Dice: “Fatemi sapere dove sta!”. Loro partono, vanno fino alla grotta ed appena vedono questo bambino provano una grandissima gioia perché lì riconoscono che dentro la realtà di questo bambino c’è qualcosa di grandioso, di bellissimo. Provata questa grandissima gioia aprono i loro scrigni e gli offrono oro, incenso e mirra.

Ora vediamo cosa questo significa per noi.

I magi si lasciano scomodare e scoprono – questa è la loro sapienza – che sono ignoranti, che devono conoscere qualcosa di essenziale per poter arrivare ad un traguardo che ora sottolineeremo. Essi capiscono che l’orientamento per poter diventare veramente delle persone ricche non può essere quello ordinario, bisogna che sia un altro, che sia quello di Gerusalemme. Devono cambiare punto di vista, farsi ridimensionare. Erode questo non lo fa, non lo vuole fare, ma anche noi spesso siamo così. Quando  faccio presente ad una persona che si è bloccata, che è necessario che cambi punto di vista, capita spesso che quella persona si chiuda in se stessa: “Chi sei tu per dirmi che cosa devo fare? Io conosco la mia vita, meglio di te!”, e non cambia! E’ importante invece cambiare punto di vista, per diventare e rimanere cristiani.

A volte noi ci blocchiamo, puntiamo i piedi e diventiamo maestri contro tutti, e quindi la nostra vita muore, si chiude e diventa un ostacolo anche per gli altri. Questo è il primo punto da sottolineare in questa festa dell’Epifania. Noi dobbiamo saper cogliere le indicazioni che ci vengono date e non vederle come un attentato, viverle come un offesa, come un affronto nei nostri riguardi, contro la nostra dignità. Questo è totalmente sbagliato! Vuoi fare sapiente? Riconosci che sei stolto! Vuoi essere sapiente? Riconosci che sei ignorante! Devi costantemente apprendere una sapienza che è quella del Messia, di Cristo, il quale ti invita ad uscire, a camminare, a cambiare punto di riferimento.

Abbiamo visto poi come i magi arrivati alla grotta, tirano fuori tre doni che sono l’oro, l’incenso e la mirra. Che significa questo per tutti noi? Io sono convinto che questi doni significhino che non c’è una persona che avendo seguito le indicazioni del Messia, e che essendosi a volte fidata di un’indicazione che forse viene da me, o che viene da un catechista, dalla  Scrittura, dalla Parola di Dio, non possa dire: “Io ho seguito queste indicazioni e oggi mi ritrovo più ricco, mi sono arricchito, sono cresciuto nella mia dignità, ho sicuramente più esperienza, mi sento più importante, non sono una nullità, sono stato valorizzato. Ho scoperto che seguendo Cristo la mia umanità è cresciuta. Non sono sempre lo stesso!”.

Una delle peggiori offese che si possa fare ad una persona è dirle: sei sempre lo stesso! E’ necessario cambiare opinione, cambiare secondo le indicazioni che ci dà Gesù Cristo. Sapete, una delle cose più difficili è capire che queste cose che sto dicendo, le sto dicendo proprio a te! Le sto dicendo a me! Non capisci che sei proprio tu Erode, che sei proprio tu quello che si infastidisce subito!

Fatto sta che mentre noi camminiamo secondo le indicazioni di Dio, ci ritroviamo più ricchi. L’oro è segno della regalità. La mirra è una spezia, un unguento che, secondo l’usanza di Israele, veniva messo sui morti e fa presente che anche dentro la sofferenza chi segue Cristo trova una ricchezza, trova un significato, trova un’utilità. L’incenso, che è il profumo, significa l’utilità che la mia vita comincia ad avere nei confronti degli altri mentre io sto crescendo come cristiano, come uomo.

Io  penso che l’unica realtà che oggi nel mondo può promettere un arricchimento della persona è la vita cristiana, è la formazione alla maturazione del vangelo in noi. Questo è quello che facciamo qui. Infatti, avete sentito come la Chiesa ci raccomanda di non mancare agli appuntamenti principali dell’anno liturgico:  “Dobbiamo fare un sacco di cose insieme – dice Cristo – bisogna che mi state accanto! Se voi mi perdete di vista, vi deprimete”. Non c’è una persona che trovi Cristo e non sia piena di gioia. Se tu pensi di aver trovato Cristo e sei triste, significa che non lo hai trovato. Questo io lo vedo in molti di voi: quante persone che erano poco significative stanno maturando. Anche i servizi che fate in parrocchia, come catechisti per esempio, oppure le catechesi che seguite, i percorsi formativi che vi proponiamo, sono un’esperienza di crescita! Il dramma dell’Italia di oggi è il degrado umano e noi dobbiamo combattere. Se la nostra società non si converte, se non sta in questo dinamismo, assimilando l’eredità di Israele, va a finire male. Il problema non è tanto che stiamo messi male economicamente, quanto invece la perdita della dignità umana.  Noi dobbiamo saperci orientare, come i magi, dobbiamo saper riconoscere quello che vale, quello che è importante, attorno cosa  stiamo investendo la nostra formazione di persone.

Occorre imparare a fidarsi, perché dobbiamo forse cambiare, perché la nostra esistenza ogni giorno cambia, c’è un divenire, un dinamismo costante. Bene, io vi auguro di avere un atteggiamento di docilità, di ricerca delle cose grandi. Quando una persona segue il vangelo sa cogliere dentro la banalità, l’ordinarietà della sua vita delle cose straordinarie, delle cose magnifiche, e allora vede il Signore. Cristo si manifesta, è presente nella nostra vita banale, solo che non lo vediamo, perché abbiamo poca sapienza. Ogni volta che io vedo qualcosa di grande in voi, provo una grandissima gioia! Noi cerchiamo Dio, che è la bellezza, l’umiltà, la regalità, la sublimità, la serenità, e la parrocchia è il luogo in cui ciascuno di  noi può crescere e può diventare ricco.