Abbiamo visto sorgere la sua stella

06-01-2015 Epifania del Signore di don Fabio Pieroni

Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele’’”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

I magi vedono la stella e si mettono in cammino. Stella in latino si dice “sidera”, da cui desiderio, presentimento di qualcosa di grande che ti sveglia e ti mette in cammino perché tu goda questo incontro. Il desiderio è una vitalità, è il presentimento che le cose andranno bene, che c’è una pienezza, una felicità, che c’è qualcosa che vale la pena di scoprire, di animare, di incontrare, di vivere. Questo presentimento è Dio dentro di noi.

Dio dentro di noi è questa vitalità che ci chiama, che ci inquieta, che ci muove, che ci fa diventare persone che pensano bene di ciò che succederà.

C’è un grande poeta italiano, Dante, che nel primo versetto del Paradiso dice “la gloria di colui che tutto muove”. Di quale gloria stia parlando lo spiega nell’ultimo versetto con cui chiude il Paradiso e tutta la Divina Commedia:  “L’Amor che muove il sole e le altre stelle”. Quello che muove ciascuno di noi, anche a farci venire qui questa mattina, è il presentimento che ci sarà qualcosa di bello, una festa, che ci sarà qualcosa che ti riempie. Una persona che vive questo è una persona che è stata animata da Dio. Una persona che è vinta da Erode – il quale contesta, ridicolizza, ridimensiona ogni cosa, ogni desiderio, ogni iniziativa – si fa abbattere da ogni complicazione, difficoltà, errore; questa persona cerca di assecondare il suo desiderio, ma non ci riesce e precipita  dentro se stessa, percependo la sua vita come inutile e piena di una cosa bruttissima che è il contrario del desiderio: la noia. Questa vita annoiata, ferita dal cinismo viene da un principio che “ci marca a uomo” ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. L’Epifania è una festa grandiosa che vuole vincere la tendenza alla chiusura in se stessi, alla noia, per darci la capacità di camminare.

I magi però erano tre, ciò significa che non si può camminare da soli.  Voi avete il vostro gruppo, la vostra carovana, e questo è un grande dono. Avete i vostri catechisti, e dovete tenerci molto. Questo stile di camminare insieme è indispensabile perché se uno cammina da solo potrebbe non vedere più la stella, invece nel gruppo se non la vedi tu, la vedo io, e viceversa.

C’è qualcosa che non può spegnere questa stella perché noi abbiamo un segreto che è quello di venire qui, in parrocchia, ascoltare la parola di Dio, ricevere la comunione, frequentare i sacramenti, avere il contatto con i fratelli. Questo riaccende il desiderio! Non si può vivere senza desiderare di trovare le cose vere, le cose grandi perché per questo siamo nati. Abbiamo il desiderio del vero! E non si tratta solo di una ricerca del vero, ma della convinzione che questo vero si possa realizzare. Le cose più grandi si possono realizzare, e sono così utili, così importanti per me, per te, per gli altri, che vale la pena spendersi e spendere la propria vita per questo motivo.

Quindi l’Epifania ci dà proprio il senso dell’esistenza, come ci indicano questi  tre doni, l’oro, l’incenso e la mirra, che vengono messi ai piedi di Gesù. L’oro è la ricchezza. L’incenso fa presente qualcosa che si consuma facendoci chiedere: per cosa vale la pena consumarsi, giocarsi la vita che finisce? La mirra è un aroma che veniva messo sulle persone che erano morte, quindi ha a che fare con la morte, con la sofferenza, cioè ci dice: perché bisogna soffrire, come è possibile essere capaci di soffrire, dare un senso alle cose che viviamo?

Gesù Cristo ci chiede che cosa sia la vera ricchezza, il vero oro: che cosa veramente conta in questo momento che stai vivendo? Cosa va difeso? Il fatto che tu stia comodo? Che tu non dia fastidio a nessuno? Il tuo benessere? Che cosa veramente vale? Occorre consultare Gesù Cristo! Che cosa vale la pena spendere di sé? Che cosa dà la felicità a qualcuno, che cosa emana un buon profumo? Gesù Cristo ce lo indica e ci rende capaci di farlo. Per cosa vale la pena soffrire nella nostra vita? Perché tante volte ci troviamo in situazioni di complessità, di difficoltà? Perché bisogna soffrire? Gesù Cristo ci rende capaci di questo e ci dà il vero significato.

In questi tre doni è  compendiata tutta la nostra esistenza.

Spero che tutti noi ogni volta che ci troviamo nelle difficoltà della vita, possiamo prendere sul serio gli appuntamenti con Cristo che abbiamo ogni domenica e nelle feste durante l’anno, per poter rimettere la nostra vita dentro questa fornace incandescente e  rinnovare i nostri desideri di santità, di bellezza, di vita.  Spero che tutti voi riceviate oggi queste priorità: la tua capacità di desiderare si sta spegnendo lentamente? Vieni qua! Devi fare Pasqua con noi! Devi celebrare, ascoltare la parola di Dio, questa è la prima cosa da fare! Poi andrai anche dallo psicologo, andrai dal prete, però la cosa principale è che si accenda nuovamente dentro di te questa fiamma soprannaturale che nessuno spegnerà e che è più forte di quello che tu sei, perché vince il peccato e la morte che ti abitano sempre. C’è in me una forza più grande e allora bisogna combattere perché queste verità, queste priorità delle cose vere che si possono realizzare e che quando si realizzano danno il bene agli altri, non si spengano in noi.

Questo è il fondamento della nostra vita e tutto quello che si oppone a ciò, la confusione su quello che sia l’oro, la confusione su quello che sia l’incenso, la mirra, questo sbilancia, sgretola la nostra vita. Questa è la bellezza, l’importanza del vangelo per le genti, per i popoli che sono sballottati, affidati a se stessi e non alla sapienza di Gesù.  Speriamo che in noi si riaccenda questa voglia di vivere e di spendere la nostra vita perché significa che si è accesa la stella dentro di noi e abbiamo incontrato veramente questo Bambino.