Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo

06-01-2014 Epifania del Signore di don Fabio Pieroni

Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele’’”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

I Magi sono persone che stanno in un atteggiamento di ricerca, vogliono capire il senso della vita, capire cosa sia la sapienza, e allora non si accontentano delle cose che vengono loro dette, delle cose astratte, delle risposte da catechismo… Vogliono capire di più. Ad un certo punto, mentre osservano la realtà, si accorgono che c’è qualcosa di straordinario, una luce, segno di una conoscenza nuova; i Magi sono interessati al nuovo, anche se il nuovo fa paura. Questa paura, rappresentata da Erode, è quella che fa si che tuo marito rimanga a casa, nonostante veda te che frequenti la parrocchia, è quella che fa rimanere a casa il tuo amico, perché teme doversi mettere in discussione, è bloccato, è chiuso nei suoi ragionamenti. Erode è spesso la nostra realtà, piccola ma conosciuta, che non vogliamo lasciare; noi non vogliamo rischiare di uscire fuori come hanno fatto i Magi quando hanno deciso di intraprendere il cammino.

Ai Magi non interessano le rispostine; a loro interessa sperimentare se davvero ci sia la salvezza. Per questo iniziano questa esperienza e investono del tempo, sbagliano, tornano indietro… I Magi capiscono che questa conoscenza è una relazione alla quale bisogna rimanere connessi e che devi ritrovare ogni volta che “non hai più campo”, ogni volta che perdi il collegamento. In questa relazione io vengo aiutato a vivere la mia vita in maniera sempre nuova, secondo il piano di Dio e non mi chiudo dentro il mio ragionamento piccolino, autoreferenziale dove tutti sono stupidi ed io sono intelligente. In noi c’è questo Erode, c’è questo principio di difesa, di sospetto, di banalizzazione delle cose, di un cinismo che ci dice che tanto le cose non cambieranno mai. Invece i Magi si aprono ad una realtà nuova e questa luce comincia ad accendere in loro qualcosa di nuovo, sentimenti nuovi, passioni nuove; questa luce brucia in loro le scorie, i problemi, i peccati, i dolori, perché è una luce che non solamente indica, ma infiamma, produce un cambiamento.

Noi, come i Magi, abbiamo la possibilità di entrare in una sapienza che non solo ci consente di vivere la complessità della nostra esistenza, ma che ci invita ad investire del tempo, a sporcarci le mani dentro un itinerario, alla ricerca di questo Gesù che vogliamo raggiungere. I Magi partono, contraddicendo l’attacco dell’Erode che è dentro ognuno di noi, e si accorgono che qualcosa cambia, sono entusiasmati, c’è una fiamma d’amore, sentimenti che non pensavano di poter provare, interessi, una energia nuova, una speranza nuova. Qualche cosa si accende! Questo è per tutti noi!

Quando tutto questo può avvenire concretamente? Avviene prevalentemente in alcuni giorni in cui Dio ti aspetta per connettersi nuovamente a te, ti aspetta per ridarti questa fiamma che si è spenta, per dirti che il tempo che tu stai impiegando la mattina della domenica per venire qui è un tempo benedetto! Questa luce si accenderà in maniera eclatante, perché la gloria del Signore sempre si è manifestata e sempre si manifesterà, il 20 aprile che sarà la Pasqua. E’ un appuntamento che non puoi perdere, perché appare la gloria di Dio! E ancora si manifesterà l’otto giugno, festa di Pentecoste, e il 30 novembre, prima domenica d’Avvento. Nella liturgia, nelle celebrazioni, Dio appare, e fa contatto con la mia vita. E’ essenziale entrare in contatto col Salvatore, con il Messia, per avere questa luce, per avere non solamente le cose da fare, ma la carica per farle, la gioia per farle. Ho bisogno della Parola, ho bisogno di venire qui, ho bisogno che Erode venga stroncato!

Alla fine di questo viaggio dei Magi succedono due cose interessanti: la prima è che Dio comincia a parlare loro nel sonno, come a Giuseppe; essi non hanno più bisogno di vivere esclusivamente della luce esterna, hanno una luce interiore e si alzano, prendono un’iniziativa nuova, diversa, inedita. La seconda cosa è che questi Magi hanno qualcosa da dare: la mirra, che è una resina che viene messa sui corpi dei malati, o addirittura dei defunti, è il segno della cura. Stare vicino a Cristo, a questo Bambino, ti dà, piano piano, la capacità di avere cura di qualcuno, di aiutare, di voler bene. Questo Bambino tira fuori le cose più belle che noi abbiamo dentro. E’ una cosa stupenda! Tu sei chiamato a fare questo, e diventerà la cosa che ti interessa di più. Questo Bambino ti dice che hai dell’oro, che hai un valore, una ricchezza che tu ignoravi! Che hai l’incenso, cioè la capacità di spenderti, di darti da mangiare a qualcuno, di poter dire a qualcuno: io sono per te, sono qui per te, sono capace a donarmi, sono venuto ad arricchirti. Questo dovrebbe essere un uomo vero!

La festa dell’Epifania ci dice quindi che è necessario che questo tipo di umanità arrivi attraverso noi alla gente, perché le persone stanno cercando questo, senza saperlo. Ci dice però che per poter fare questo occorre connettersi a Dio con sapienza, con energia, con forza; occorre avere la capacità di disattendere alla voce di Erode che in noi è preminente, che ci tiranneggia e ci spinge dentro la nostra solitudine.

L’Epifania ci dice che la bella notizia è che la gloria di Dio si è manifestata e sempre si manifesterà per te! Per te! Per me! Non sei escluso! La gloria si manifesterà! Non è necessario che tu sia in gamba, è necessario che tu guardi la gloria! Non è necessario che tu sia intelligentissimo, è necessario che tu guardi la gloria! La gloria ti trasforma, è per te! Se tu guardi la gloria di Dio, vieni trasformato. Questa è la salvezza, poter tirare fuori dal tuo spirito, dal tuo profondo qualcosa di straordinario.