Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui

06-11-2016 XXXII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Lc 20,27-38

Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:  «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.  C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.  Allora la prese il secondo  e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.  Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.  Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.  Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui»

In questo vangelo i sadducei,  convinti che non esista la risurrezione, fanno a Gesù una domanda sarcastica, difficile brutta, sfidante alla quale Gesù risponde. Perché?

Tutti noi abbiamo un sadduceo dentro di noi perché abbiamo un sacco di domande forti sul senso della vita. Forse non formuliamo questa domanda a livello religioso, ma a livello esistenziale ci facciamo grandi domande alle quali dobbiamo imparare a rispondere, a volte con grande difficoltà. Molte volte queste risposte sono il risultato di una grande ricerca, di un grande travaglio. La Chiesa ha cercato di rispondere a tanti problemi, ma la modernità e la complessità della nostra esistenza stanno ponendo un sacco di quesiti e la Chiesa non può rispondere condannando chi fa le domande stupide. Papa Francesco sta facendo un lavoro grande prendendo sul serio le obiezioni che nascono dalla vita moderna alle quali non ci sono risposte preconfezionate. Occorre entrare in un combattimento, sporcarsi le mani. Se tuo figlio ti fa delle domande occorre che tu affili un po’ le armi per poter rispondere, anche se a volte le risposte non ci sono; ci sono domande che non hanno risposte, non solo perché sono poste male, ma perché è difficilissimo rispondere: perché la vita è così complicata? Che senso ha vivere di fronte a situazioni così difficili? Che ci sto a fare al mondo?

Gesù non proibisce di farsi delle domande, ma indica da dove dobbiamo partire. Dobbiamo partire dal fatto, come diceva san Paolo, che “lo stesso Signore nostro Gesù Cristo  e Dio, padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera di bene”. Noi dovremmo, cioè, partire sempre dalla premessa che Dio c’è e ci ama, perché ci ha chiamati. Ti sei vivo perché Dio ti ha chiamato. Dio ti ha chiamato alla vita e non morirai mai più, ma entrerai in una vita sempre più grande.

Dove sta la malizia della domanda che fanno i sadducei?  Il problema di questa domanda è che ci incute paura del Paradiso, ci dice che il Paradiso, se c’è, è una stupidaggine! Noi abbiamo una teologia sbagliata del Paradiso, invece Gesù risponde in maniera pura, candida, come un bambino: “Cosa mi stai chiedendo? Ma ti rendi conto che tu sei figlio di Dio?”. Non pensi che Dio Padre ti abbia preparato nel Paradiso qualcosa di meraviglioso che varrà la pena di vivere, se è costata tanta sofferenza durante il corso della nostra vita terrena? Ci sarà qualcosa che ci arricchirà e non ci priverà di nulla. Questa risposta che dà Gesù (non prendono moglie né marito …) ci fa subito pensare alla privazione: noi entrando nel Paradiso avremo una diminuzione della vita terrena, ma non sarà così! Dio ci ha dato una buona speranza. Dio farà delle cose straordinarie che noi non possiamo neppure immaginare, perché è con noi. E’ importante sapere che c’è un futuro.

Ci sono sofferenze perché la vicenda di questo mondo è piena di complicazioni: ci sono sempre stati i terremoti, le pestilenze, le malattie, ma noi ce lo dimentichiamo perché ci sentiamo onnipotenti e pensiamo che la vita sia una cosa scontata. Gesù ha vissuto dentro questa vita così difficile perché aveva un’aspettativa: Dio suo Padre lo avrebbe aiutato.

Dio ci ha chiamato alla vita, e allora tante cose dipendono  da lui e non da me. Io so che Dio mi proteggerà, devo sapere questo. Non è vero che io mi devo meritare il Paradiso. Quello che io riceverò da Dio sarà molto superiore rispetto a quello che io posso dare su questa terra. Non è vero che noi dobbiamo essere degni del Paradiso ottemperando a tutte le regole che Dio ci ha dato. Il Paradiso non è per i perfetti. Noi siamo depressi, frustrati, senza speranza perché pensiamo che tutto dipenda da noi, perché pensiamo che Dio non sia nostro Padre e noi non siamo suoi figli. Dobbiamo buttare fuori questi ragionamenti stupidi che vengono dal sadduceo cinico che è dentro di noi e prendere sul serio la risposta che Gesù ci dà: esiste il paradiso e io lo cercherò. Io so bene che Dio combatterà perché io goda di cose straordinarie. Questa è la fede. Il cristiano è una persona che si fida di Gesù e Gesù ci dà questa risposta: Dio è grande e tu sei figlio suo, lui ti difenderà! Non è tutto tuo il problema del Paradiso e di attraversare la morte. E’ un problema di Dio, di tuo Padre che ti deve e ti vuole difendere. Come lui mi ha chiamato alla vita, così è lui che garantirà sulla mia vita. Questo è quello che credono i cristiani, questa è la forza grande di ogni cristiano.