Forte come la morte è l’amore!

05-03-2014 Mercoledì delle Ceneri di don Fabio Pieroni

Mt 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

Questo vangelo ci riguarda profondamente, perché la vita cristiana è a forte rischio di essere devozionismo o ritualismo. Come si fa ad uscire da questo pericolo, come si fa ad uscire dal formalismo, dal ritualismo, perché questa il vangelo ci arrivi nella carne viva e produca in noi il frutto, il bene che vorrebbe produrre? Occorre la penitenza, il pentimento.

I filologi, i quali hanno studiato dopo il Concilio Vaticano II tutti quei vocaboli che piano piano erano stati svuotati del loro significato autentico, hanno scoperto che la parola penitenza non viene da “poena”, che significa punizione, ma deriva da “pentos” che vuol dire puntura. E’ cioè una specie di scossa, di shock; è simile ad una “botta di adrenalina” che ti sveglia e ti fa cambiare direzione nel momento in cui stavi per andare fuori strada per un colpo di sonno. Dicono gli studiosi che il “pentos” inizia con la “katanupsis”,  una emozione talmente profonda che determina nella radice del mio essere una decisione, una consapevolezza, una lucidità. Noi spesso deleghiamo ad altri i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre azioni, le nostre scelte. Oggi invece la Chiesa ti dice: aspetta, bisogna che tu riprenda in mano la tua vita. Questo è il pentimento. Quindi bisognerà camminare, vivere, secondo l’intuizione che ti è arrivata.

La liturgia che stiamo per vivere ci mette di fronte alla cenere. La cenere è l’esito di una combustione che ha portato al suo fine la missione di distruggere qualcosa, è il segno di una cosa distrutta, di cui non rimane  più niente. La cenere è quello che io e te saremo tra un po’ di tempo perché in noi è già attivo un meccanismo di distruzione e di morte: stiamo morendo, e non solo fisicamente. Normalmente noi iniziamo un’attività, un’amicizia, prendiamo una decisione con grande entusiasmo, poi però piano piano ci disuniamo, ci annoiamo, tutto si sbiadisce, tutto diventa faticoso. Piano piano ti frantumi, ti allenti, perché in te è viva questa azione profonda della morte che ti fa in mille pezzi.

La Chiesa ci dice oggi che dobbiamo prendere atto di questa realtà, perché c’è una cosa grandiosa, una notizia straordinaria! C’è Cristo Gesù su questa cenere! C’è una croce! Io vi farò una croce sulla fronte, perché dentro questa maledizione, dentro questa cenere, dentro questa legge inesorabile Qualcuno ci è entrato dentro, ha fatto di tutto per entrarci, anche se chi gli stava vicino lo contestava. Ricordate, anche Pietro contesta Gesù, ma viene allontanato: “Non capisci, levati di mezzo! Devo entrare dentro la cenere, devo entrare dentro la maledizione perché solamente io posso invertire, posso distruggere, posso definitivamente cambiare questa legge inesorabile”.

Cristo entra dentro questa realtà che è attiva dentro di noi, per intercettarci dentro la distruzione e portarci esattamente là dove è la pienezza della vita. Questo si fa attraverso il suo amore che è totale, infinito. Dobbiamo lasciare che la vita divina entri nella nostra cenere, dobbiamo fare contatto ed entusiasmarci di questo. Noi non siamo fatti per morire, non siamo fatti per deludere, per sporcare gli altri. Noi siamo fatti per tutt’altro, vorremmo essere pieni d’amore, eppure c’è questa debolezza, questa inaffidabilità. Cristo ti dice: hai il diritto di ricevere questa vita, devi prenderla. Però, attenzione, bisogna che tu la acquisti attraverso dei canali.

Ti deve arrivare la vita nuova, la vita che ti porta alla pienezza, perchè già su questa terra tu possa vivere in una maniera nuova, al di là delle tue capacità naturali, al di là del tuo carattere. Questo si fa attraverso questi tre strumenti che sono la preghiera, il digiuno e l’elemosina: sono tre autostrade attraverso le quali ci arriva l’amore di Dio, che ci dà la voglia di vivere, di parlare. A me tante volte non andrebbe di fare l’omelia, e invece mi nasce questo desiderio di cura nei vostri confronti: questo viene dalla vita nuova! Questa vita nuova è straordinaria!

Nel Cantico dei Cantici, l’unica volta che si parla esplicitamente di Dio, si dice che è una fiamma, è il fuoco che non si spegne mai, che non diventa mai cenere. Dice: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione”.

Forte come la morte è l’amore – l’amore entra dentro questa realtà della cenere –  tenace – implacabile –come il regno dei morti è la passione. Le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore. Cosa significa che il regno dei morti è implacabile? Che quando sei morto è finita, definitivamente, non torni più indietro. Il Cantico dei Cantici dice che se tu entri in comunione con Cristo ed entri nel Regno di Dio, non ne esci più, è difficilissimo uscirne, perché l’amore di Dio è più forte del regno della morte. Non è vero che ogni volta che fai un piccolo errore “te ne vai a quel paese” perché Dio è permaloso e  si arrabbia! Noi abbiamo fatto di Dio qualcosa di assurdo! Questa è una grande menzogna! Il desiderio profondissimo di Dio è che io viva, che io riceva dentro di me il suo amore, anche se sono sporco, complicato, perché il suo amore è tenace, è più forte del regno dei morti. Questo regno è per me! La  preghiera è un canale attraverso cui arriva la bellezza di Dio. Dice il papa nell’ “Evangelii Gaudium”, che la via del cristianesimo è la “via pulchritudinis”, cioè la “via della bellezza”, che ci  attrae, che ci da slancio. Solo così il cristianesimo funziona. Il cristianesimo della doverosità dura da “Natale a Santo Stefano”, perché non ce la fai! Il cristianesimo funziona solamente se uno è innamorato di Dio!

Questo tempo della quaresima è allora il tempo di innamorarsi di Dio, per trovarsi insieme con lui, nostra Pasqua! Unirsi con Cristo, perché lui è la nostra Pasqua, lui sfugge dalla  morte e va verso la gloria.

Vieni alla messa, poi dopo che hai ascoltato l’omelia, nei giorni successivi , rifletti su quanto hai ascoltato. La preghiera si prepara! Entra nel tua camera, nel segreto e parla con Lui! Preparati, lanciati! E’ un tempo in cui bisogna farsi trovare pronti ad un appuntamento da cui dipende la tua vita, la tua vitalità, la tua voglia di fare. L’elemosina è essere generosi: hai l’occasione di fare qualcosa? Fallo! Buttati! Il digiuno è lasciare tutte quelle cose che ci sono di ostacolo, che ci impediscono di aprirci a questa frequenza con il  mistero di Dio.

Dio stesso, quello che ha creato il mondo, che ha visto il mondo colpito a morte dal  peccato originale e preso da questa malattia in cui tutto si trasforma in cenere, lui stesso si è buttato nel cuore di questo mistero di iniquità, trasformandolo, di modo che quando noi arriveremo in Cielo potremo dire:  valeva proprio la pena  vivere questa avventura assurda della quale ho capito poche cose, ma attraverso la quale mi è arrivata questa vita nuova. Noi dobbiamo convertirci a questo Dio straordinario. Se entri in questa sintonia, sei in Cristo, Lui in te e tu in Lui e allora vedi attraverso di Lui, ami attraverso di Lui, sei veramente un uomo, una divina umanità, sei nella tua piena realizzazione.