Pentitosi, ci andò.

28-09-2014 XXVI domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

Questo vangelo ci dice che ci sono due modi di agire, quello della persona che dice: “Sì, signore”, ma alla fine non porta avanti la sua missione, e quello della persona  che inizialmente dice: “No!”, ma poi si pente e va.

C’è un modo di vivere le proprie responsabilità, le amicizie, l’appartenenza alla parrocchia, il ruolo di genitore, di marito, di moglie, che è quello di chi porta avanti il suo compito perché si impegna, perché è bravo, perché è in gamba, perché ci mette tutta la buona volontà, perché “bisogna fare così!”, perché “ormai siamo in ballo, balliamo!” e quindi “posso solo pregare Dio che mi dia la forza di andare avanti per essere efficiente e preciso nonostante la mia stanchezza”. Gesù dice che questo modo di agire, di una persona che è tutta d’un pezzo, che è in gamba, che ci mette tutta la sua buona volontà, e fa tutto con grande precisione e generosità, è  fasullo.

L’unico modo buono di agire, dice Gesù, è quello di chi ha sperimentato il pentimento, di chi prende forza dal pentimento. Vuoi vedere una persona guidata dal pentimento? Vuoi sapere qual è la qualità, la spinta interiore che è presente in una persona che prende forza dal pentimento? Ecco cosa ci ha detto a riguardo la seconda lettura (Fil 2,1-11):

Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

C’è un modo di fare che nasce dalla riconoscenza, dalla gratuità, dall’amore; un modo di comportarsi che è quello di chi non si ferma solamente al compito assegnato, di chi non ti rinfaccia continuamente quello che sta facendo, e non agisce sempre con l’atteggiamento di chi fa fatica, pretendendo in cambio consenso e stima.

 “Si pentì” vuol dire: fu trafitto. Una persona che si pente è una persona trafitta, squarciata internamente dall’esperienza che causa dentro di lei una novità assoluta. Questa trafittura è intuire, riscoprire, assaggiare Dio stesso, che è Cristo crocifisso.

Dice ancora la seconda lettura:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte  e alla morte di croce.

Questo è Dio! Quando veniamo fecondati, quando facciamo questa esperienza, la nostra vita cambia completamente. Questo è il punto fondamentale! Se perdi questa luce, se dimentichi questa esperienza, ti stanchi, e tutto diventa faticoso. Dice San Paolo nella 1 lettera a Timoteo (1,13):

io ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia.

Mi è stata usata misericordia! Sono stato rigenerato, e la grazia del Signore ha sovrabbondato! Non riesco a capacitarmi di come il Signore possa essere sempre vicino a me, mi possa sostenere, rilanciare continuamente!

Questa vicinanza così grande, così bella, così cara, che è Dio in te, produce gratuità, dolcezza, tenerezza, produce un atteggiamento di benevolenza nei confronti di chi sbaglia, perché tu sei stato trasformato. Questo è il segreto di un cristiano, non le sue competenze, non la sua forza di volontà. La forza di una persona è essere cosciente del fatto di essere stata eletta, riempita di una grazia, di una misericordia che è costantemente inaudita, sorprendente. Se non c’è questo, abbiamo accanto delle persone che sono sempre in credito nei confronti della vita.

E’ importante riprendere dentro di noi questa esperienza. Dicevano i padri antichi che il vero male dell’uomo non è  l’ira, la cupidigia.. quelle sono figlie; c’è una madre che produce queste figlie deformi, questi peccati. Questa madre si chiama la “dimenticanza”. La dimenticanza dell’amore di Dio, di Cristo che si è fatto mio servo, che si fa costantemente mio servo, che è sempre per me. Dobbiamo ricordare, cogliere questo, vedere questo invisibile che però è chiaro per una persona che è stata rigenerata; solo ripartendo da questo  puoi essere una persona che dà consolazione, che dà conforto, comunanza di spirito.

E’ necessario l’incontro con Cristo attraverso il pentimento che solo lo Spirito Santo può farci arrivare nel profondo del cuore. Occorre questa trafittura: “si sentirono trafiggere il cuore”, leggiamo negli Atti degli Apostoli. Questa esperienza così meravigliosa feconda la nostra vita di compassione, di consolazione, di misericordia, di gratuità, di iniziativa, di cura nei confronti degli altri. Se sei una persona pentita, travolta da questo amore, solo allora andrai a lavorare nella vigna del Signore.