Vegliate!

27-11-2016 I domenica di Avvento di don Fabio Pieroni

MT 24,37-44

Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.  Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,  e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

Dice il vangelo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.

Qui Gesù sta dicendo una cosa importante. L’Avvento è un tempo forte, cioè un tempo in cui dobbiamo ripristinare i punti fermi, l’assetto di base che ci consente di essere cristiani. Noi siamo come un computer che a volte deve essere deframmentato, perché a furia di utilizzarlo, incamera dei link, delle sporcizie, e si rallenta. Allora va ripulito, riorganizzato e riportato a quei parametri di base che pian piano si sono perduti. Ecco, l’Avvento ci dice che dobbiamo riprendere alcuni atteggiamenti di base. Un cristiano deve avere un assetto speciale e il primo punto è proprio questo: se il padrone di casa sapesse quando viene il ladro non si lascerebbe scassinare la casa. Che cosa significa questa espressione?  Chi è il ladro?

Il ladro è colui che mi ruba la capacità di vegliare.

Vegliare significa aspettarsi qualcosa di bello dalla vita, sapere che ci sono delle occasioni, ci sono dei compiti, delle cose belle da ascoltare. Nella nostra vita così complicata ci arrivano delle piccole grandi consolazioni, delle piccole grandi soddisfazioni, delle occasioni, e noi dobbiamo essere attenti a prenderle, ad assecondarle, a godercele. Chi non coglie il giusto valore di tutto questo, vive una vita disordinata, si lascia andare, pensa solo a ciò che gli dà una soddisfazione momentanea, piano piano si disunisce;  perde la voglia di vivere perché non c’è niente da vivere, perché qualcuno gli ha rubato la speranza, qualcuno gli ha rubato la convinzione che vale la pena affrontare questa vita così complicata.

Gesù oggi ci dice: Attenzione! Quello che tu stai facendo non è inutile! Guarda che c’è Dio! C’è un fine ultimo! Ci sono delle cose grandi! La vita è difficile, ma c’è una benevolenza!

Se tu ti accordi con questa notizia, cominci a vedere questa benevolenza, che non è legata al fatto che i tuoi sogni vengono realizzati, ma al fatto che cominci a risintonizzarti con la vita che ti nasconde un sacco di perle, di piccoli dettagli che messi insieme ti permettono di andare avanti, di procedere. Quando invece noi, pian piano, attraverso tante piccole o grandi sofferenze veniamo contestati, ci lasciamo cadere le braccia e perdiamo la vigilanza. Perdendo la vigilanza perdiamo il senso della vita. Questo è un primo  punto importantissimo dell’Avvento.

Il secondo punto che affrontiamo questa domenica è legato al fatto che quando noi sentiamo dire che Gesù tornerà, che Cristo arriverà, ci impauriamo. Se ascoltato con un orecchio pagano, questo vangelo è  angosciante, perché Gesù ci sta dicendo che ci sono molti modi in cui ci viene a visitare. Ci sarà un giorno in cui verrà definitivamente e quel giorno sarà uno spettacolo, una cosa grandiosa, bellissima. Invece noi abbiamo l’impressione che non sarà così, che sarà piuttosto il giorno della resa dei conti, perché Dio è un Dio esigente che ci spaventa e ci chiede quello che tante volte non possiamo dargli. Questa convinzione viene dal demonio e a volte anche da una cattiva predicazione.

Avete sentito cosa diceva la prima lettura? Venite, saliamo al monte del Signore, perché ci indichi le sue vie! Andiamo con gioia incontro al Signore! Dovremmo avere questo atteggiamento di fiducia nei confronti del  Padre che arriva, di Gesù che viene ad aiutarci e non la convinzione che ci accadrà qualcosa di grave. Dobbiamo depurare l’atteggiamento di paura, di fatica, di sospetto, che internamente noi assumiamo e che deriva dalla convinzione che Dio o non c’è o, se c’è, è una persona che ci schiaccerà e ci darà forse delle ricompense proporzionali a quello che abbiamo seminato. Non è vero! Non è vero che raccoglieremo quello che abbiamo seminato! Raccoglieremo molto di più! Un figlio riceve forse dalla madre e dal padre solo quello che si merita? Se Dio veramente ci ama, e questa è la convinzione che ci dà la vigilanza, sarà favorevole alla mia vita, mi aiuterà! Dio non è un ulteriore problema, un ulteriore carico alla mia vita!

Vorrei allora invitarvi a rivedere la vostra sensazione, il vostro modo di rapportarvi a Dio perché se lo vedi come qualcuno che ti terrorizza, non lo incontrerai.

Maranathà! E’ un’espressione aramaica che sta nel libro dell’Apocalisse. Maranathà, a seconda della pronuncia e della posizione dell’accento, assume due significati:  vieni Signore! e  il Signore viene! Quindi in questa espressione c’è una supplica e una risposta. Il canto che abbiamo fatto all’inizio, Maranathà, fa presente qualcuno che si aspetta un salvatore, un alleato, si aspetta qualcuno che lo sostiene. E’ molto importante nella nostra esistenza, sapere che segretamente c’è qualcuno che ti ha detto: pensa bene di me! Io vengo a promuovere la tua vita, vengo ad aiutarti, vengo a consolarti, non ti vengo a spegnere.

Ce lo dice sia adesso che nell’ora della nostra morte. Ogni giorno, ogni momento c’è qualcosa in cui Dio è presente e mi vuole incoraggiare. Vegliare significa questo, avere questa buona idea su Dio, questo atteggiamento di serenità, di fiducia. Non è vero che dobbiamo contare solamente sulle nostre forze, sui nostri meriti e sulla nostra rettitudine, perché tanto Dio è solo un esaminatore che molto probabilmente ci boccerà! Se entri in questo atteggiamento vuol dire che il ladro ti ha rubato la speranza, e se ti ha rubato la speranza vivi malissimo, trascinandoti, senza più essere innamorato, senza sentirti guardato con benevolenza.

Il Salmo 139 dice così: ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi quando venivo ricamato nel seno di mia madre. Così mi hai visto! Da quando sono bambino mi guardi così! Signore tu mi scruti e mi conosci, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulle mie labbra e tu Signore già la conosci tutta. Se dovessi entrare nell’inferno, lì tu mi troveresti, se anche volessi fuggire tu staresti ovunque perché mi vuoi bene! Questo deve essere l’atteggiamento. Se noi ci mettiamo in questa situazione, Dio lo vediamo, altrimenti non vediamo più niente. Oggi dobbiamo intercettare questo ladro che ci ruba la speranza, il ladro che ci ruba la vigilanza, altrimenti arriva il diluvio e noi non ci accorgiamo di niente.  La premessa è questa: Dio è dalla mia parte e mi aiuta. Sempre.