Io sono la risurrezione e la vita

27-03-2016 Pasqua di Resurrezione di don Fabio Pieroni

Lc 24,1-12

Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

Il mercoledì delle Ceneri è iniziata la Quaresima, culminata attraverso la domenica delle Palme nel Triduo Pasquale. Nella celebrazione delle Palme  viene esaltato quello che poi vediamo il  giovedì e il venerdì santo, cioè che cosa è veramente l’uomo, che cosa è veramente la missione, la felicità, la dignità di una persona. Giovedì abbiamo visto il gesto della lavanda dei piedi, un gesto di chi rinuncia a tutti i suoi diritti per dare la vita a qualcun altro, per edificare una comunità, per creare qualcosa che assomigli ad un giardino, ad una festa. Poi, il giorno seguente, abbiamo contemplato qualcuno che va al di là di se stesso, perché testimonia la verità anche davanti alla menzogna, una menzogna che minaccia, distrugge, uccide. C’è questo Uomo che sta sul candelabro della croce emanando una luce meravigliosa.

Ma tutto questo può essere smentito, perché non ci sembra possibile vivere così! Non sembra possibile realizzare questa civiltà. Allora arriva la Veglia pasquale che ti dice che effettivamente c’è qualcosa di sinistro, di buio, c’è un mistero, il mistero del male, che la Chiesa ha espresso attraverso il discorso del peccato originale. Il peccato non è la colpa, la trasgressione. Ciascuno di noi si trova in una situazione sfavorevole, faticosa, svantaggiata, per cui noi vorremmo delle volte essere volenterosi, avere un sacco di energie, ma non le abbiamo! Non è una questione di pigrizia, è proprio che non ce la facciamo a fare di più! In noi c’è una pesantezza, vorremmo fare un viaggio verso l’oceano, ma siamo incagliati in una secca. Rendersi conto di questo provoca nell’uomo un dolore profondissimo, terribile, una grande insoddisfazione, a cui tante volte aggiungiamo il fatto che ci sentiamo colpevoli, responsabili di questa situazione.

Non è vero! Possiamo in alcune situazioni assecondare questo debug ed autodistruggerci, ma di per sé ogni uomo è penalizzato. Non c’è una cosa che va come dovrebbe! La Veglia pasquale prende atto di questa situazione difficile che ci trattiene, che ci blocca.  Dentro questa situazione abbiamo visto la luce del cero pasquale che è il segno reale di qualcosa che davvero è successo. Poi abbiamo ascoltato l’opera di Dio dentro la realtà in cui noi viviamo, e abbiamo visto che la creazione sembra semplice: Dio dice e le cose succedono… magari fosse così! Noi in effetti ci aspettiamo che le cose vadano in una certa maniera, ma in realtà la Parola che abbiamo ascoltato prende atto che c’è un danno, qualcosa di strano. Tanto è vero che la seconda lettura ha una logica completamente diversa da quella della creazione, perché Abramo viene chiamato a 100 anni a fare un figlio, quando è ormai sterile.

C’è quindi una logica della storia, che è contraria alla logica della creazione, e queste due logiche fanno corto circuito. Per questo per noi è così complicato entrare nella vita, perché il cervello è stato fatto con la logica della creazione, ma noi viviamo nella storia. E’ come trovarsi sull’Everest provvisto solo di ciambella e pinne! Allora che cosa succede? Dio dentro questa situazione compromessa dalla stortura del male, inizia a lavorare con Abramo che gli dà ascolto, e poi Dio sogna che ci sia un popolo di persone come Abramo, il popolo di Israele, che comincia a camminare anche se è composto di persone disadattate. E allora il profeta Isaia ci parla di un lavoro di addomesticamento da parte di Dio nei confronti di questa donna selvaggia: la deve lasciare, la deve riprendere, la deve stancare e lei piano piano si ammorbidisce. Dopo di che, attraverso il profeta Baruc, ci spiega come le dà da mangiare, come l’alimenta, come l’ammaestra. Ancora, nella lettura di Ezechiele Dio fa una sfida: “Riuscirò a togliere le sozzure da questo popolo e lo farò diventare un popolo santo, un popolo felice, un popolo che sia contento di vivere”. Questo significa santo: è un popolo felice.

Come si fa questo? Come si fa a rendere vero il Triduo pasquale, a rendere vere le speranze che sono dentro di noi, a sollevarci da questo potere del male che rimane nella storia (perché Dio non lo toglie)? Bisogna inventare un modo di vivere che tenga conto di queste condizioni sfavorevoli in modo che ci si possa vivere dentro in una maniera che però non è consentita all’uomo normale, alla creatura, ma è solamente alla portata di mano di un figlio di Dio, di una persona che da creatura dovrà diventare figlio di Dio. Figlio di Dio è colui che fa l’esperienza che viene proclamata questa notte, l’esperienza della Risurrezione. Cristo è risorto! Davanti a questa realtà, Cristo è risorto! Che cosa significa che Cristo è risorto? Che Lui ce l’ha fatta? Ed io?

Dire “Cristo risorto” equivale a dire “Io sono la risurrezione e la vita!”. E’ la stessa cosa. Cristo è risorto per dirci: “Io sono la risurrezione e la vita. Sono la tua risurrezione! Sono la tua vita! Sono stato abilitato dal Padre mio. Il Padre mio mi fatto entrare dentro le viscere del male più nero, fino a perdermi totalmente, per darmi la possibilità di risuscitare, cioè di vivere in te, dentro di te. Vivo dentro di te! Sono lì, in te, vivo, con la capacità di spostare un masso, di distruggere quello che ti opprime, di andare oltre i tuoi limiti, di avere una qualità interiore di amore, di entusiasmo, di vitalità che non viene da te, viene da me. Io e te insieme. Tu in me, e io in te. Saremo insieme”. Questa è la risurrezione!

E allora cosa bisogna fare? Come si vive la risurrezione? Molti dicono: io aspetto la risurrezione. La risurrezione non si aspetta, si vive! Cristo è risorto in me, è vivo in me. E allora, come si fa a sfruttare questa risorsa? Risorsa viene da risurrezione. Dopo che uno ha fatto un cammino di redenzione deve vivere la vita nuova. Come si vive la vita nuova, come si attinge alla risurrezione, a Cristo risorto in me?

Innanzitutto devi essere convinto che il Signore ti darà nuove energie, nuova forza. Dio è uno che ti ama totalmente! Dio non è uno che dice e poi si pente. E’ completamente, totalmente donato a te! Tu puoi essere convinto che Dio ti darà nuove motivazioni in tutto quello che farai! Dio ci sarà! La tua vita non sarà una noia. La risurrezione è trovare piacere nelle cose belle di Dio. Quando ti accorgi che stai così, sei risorto! E allora quelle cose falle subito! Falle bene! Falle completamente! Vivere la risurrezione significa essere onorati nel soffrire per le cose grandi. Se tu sperimenti questo, ti entusiasmi, c’è un moltiplicatore dentro di te. Quando ti accorgi che quello che stai vivendo è grande, dentro di te c’è qualcosa che si commuove, è Cristo in te e tu con lui! Vivere la risurrezione è vivere sapendo che questa Risorsa ce l’hai per sempre, Dio non te la toglie più! E se faccio un peccato? Cristo ti dice: “Te lo tieni! Io sarò con te, sempre, anche se sei un infame!”.

Cristo è risorto, cioè sta dalla parte tua totalmente! Noi non sappiamo vivere questo, non ci interessa vivere le cose grandi. Il cambio è questo: vivere le cose grandi, interessanti. Egli è il mio oggi e anche il mio domani. Noi abbiamo un domani che sarà ancora più grande, che va al di là di questa storia terrena. C’è qualcosa di eterno.  Vivere la fede non è vivere secondo le tue forze. Un altro vive in te e tu con lui. Questo ha chiesto Gesù Cristo al Padre. Questo era il programma, che lui potesse essere vivo in me e potesse godere insieme con me di questa unione sponsale. E’ questa unione d’amore che ti intenerisce, ti calma , ti dà equilibrio. E’ su questo che dobbiamo lavorare. Cristo vivo in me, che mi fa vivere. Ma attenzione, chi guida sono io! Chi guida sono io, sei tu, non è Lui! Io prendo delle decisioni secondo la volontà di Dio, belle grandi, e su queste il Signore sta con me. Dio non impone nulla, non è prepotente!

Noi abbiamo un cristianesimo che è da scoprire, è tutta una novità, dobbiamo farci delle domande, dobbiamo scavare. Chi scava, chi approfondisce le cose di Dio capisce chi è l’uomo, cosa è la nostra esistenza, cosa possiamo fare di bello, altrimenti siamo zero, è tutta una noia. Ora inizierà un tempo che è la cinquantina pasquale, cinquanta giorni che culminano nella Pentecoste e in questo tempo noi dobbiamo esercitarci a vivere le cose grandi. Cristo è con te, è la tua risorsa più grande, quanto più ci credi e ti affidi a questo, tanto più funzioni.