Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

29-01-2017 IV domenica del tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 5,1-12

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.  Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Abbiamo ascoltato questo vangelo che è speciale, innanzitutto perché quando noi vediamo una immagine di Gesù, è sempre una immagine un po’ seria, distrutta, preoccupata, dispiaciuta. E’ difficile vedere un Cristo che ride, che si fa una gran risata! Ma in questa pagina del vangelo, Gesù si siede su un monte e si emoziona, e comincia a dire: beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, beati i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati. E mentre dice questo è contentissimo!

La parola beato vuol dire: ma che cosa straordinaria! Che cosa bella! Quanto sei forte quando sei così! Questa gente semplice che segue Gesù, mentre lo sta frequentando comincia ad assumere dei tratti, delle modalità, uno spirito che vengono proprio da questa frequentazione di Cristo. Queste persone hanno una naturalezza, una spontaneità che il mondo valuta come l’atteggiamento di un illuso, di un ingenuo, di un disadattato, di uno che non fa il furbo, che non si sa vendere bene, perché effettivamente c’è un altro tipo di umanità che costantemente ci viene presentata: l’umanità delle persone scafate, smaliziate, furbe, finte… Se noi assorbiamo questo modello,  diventiamo persone non limpide, non spontanee perché perdiamo questo riferimento che è Cristo.

Qual è il presupposto perché questa vita nuova di Gesù che è la beatitudine, la bellezza la poesia in una persona si cominci ad innescare in noi e questo spirito, questo stile diventi attivo nelle persone? La condizione è la povertà. Povertà significa essere in una situazione in cui hai fatto un macello, significa che sei ignobile, che capisci che vali poco, che stai messo male. Chi sta così ha la possibilità di incontrarsi con Cristo.

Incontrare una persona che è beata, cioè che ha questo spirito, questa misericordia, questa mitezza che nasce dal fatto che frequenta Cristo dovrebbe sorprendere il mondo. Forse il mondo mi considera stupido, ma sono beato nel senso che Cristo in me si rallegra e mi dice: beati i miti perché possiederanno la terra, beati i puri di cuore perché vedranno Dio, beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli. Vedete, c’è una condizione, la povertà, la mitezza, la purezza, la misericordia che però non è una strategia per farci i nostri interessi attraverso la via di Dio, ma è una somiglianza, una sintonia con Cristo. Ovviamente ognuno di noi è diverso, ognuno di noi reagisce diversamente a Cristo, ma Gesù valuta questa somiglianza come una condizione attraverso cui Dio agirà in noi in futuro. Noi siamo davanti a Dio in un atteggiamento di pace, di bellezza che non significa impeccabilità, o perfezione apollinea, no, è una nostra originalità. E Dio potrà operare in noi secondo il suo disegno. C’è anche un’azione futura che Dio potrà realizzare in noi come piace a lui, non per realizzare le nostre strategie, ma per portare avanti la sua opera. Per questo dice: beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio, cioè nella beatitudine c’è la parola beato, che vuol dire: mi compiaccio, vai avanti così perché vai alla grande, questa è la via giusta! Anche se gli altri ti dicessero il contrario, tu vai avanti così! Bravo! “Beati” significa un sacco di cose: gioia, simpatia, autenticità naturalezza, poesia..

In contrapposizione a questa beatitudine di Cristo c’è anche la sua tristezza perché nel mondo di oggi vediamo per esempio come i giovani siano condizionati costantemente da modelli di personaggi che ci vengono proposti da internet, dalla tv, che sono finti, e questo atteggiamento, questo modo di fare è spiacevole, brutto. Noi abbiamo la possibilità di essere davvero autentici, di raggiungere una statura che non è però quella della perfezione, perché quella non esiste. Nessun santo è perfetto! Noi abbiamo visto che nelle storie dei santi il momento in cui una persona comincia a ricevere qualcosa di Cristo è quando viene asfaltato dalla vita, attaccato da una malattia, quando vive una delusione, ha una indecisione, non sa dove andare, comincia ad avere paura… a quel punto forse apri l’orecchio del cuore perché ti possa essere versata nell’anima la natura di Cristo. Ed allora emerge questa povertà che fa di te veramente un uomo.

Gesù Cristo stamattina ci dice: sono contento che tu continui a credere a queste promesse, a questa logica, anche se le cose vanno male! Beati i perseguitati a causa del mio nome, beati i poveri! Credi che c’è questa beatitudine! Devi contraddire questa modalità orgogliosa, vittimistica, distruttiva che emerge dentro di te, perché tu possa allearti con Cristo. Questa umanità fa ridere Gesù non con un riso di sarcasmo, ma di felicità, di soddisfazione. E’ la stessa felicità che a volte provo anche io e che mi da la forza di andare avanti quando vedo il vangelo realizzato nelle persone, quando questi lampi di bellezza cominciano ad essere presenti in voi. E quanto è triste vedere una persona, un matrimonio, un’amicizia in cui questa roba si va spegnendo e cominciano a venire fuori le manifestazioni di una lebbra, della bruttezza, della violenza, del risentimento, del credere alle dicerie che si dicono contro di te. Alcune persone anziché far circolare l’amicizia, la comunione, si alleano con lo spirito del male, anche fra di noi.

Noi dobbiamo ripensare il concetto di santità che nella storia della Chiesa è stato riempito della perfezione greca; questo è un gravissimo errore che il demonio stesso ha realizzato, in modo tale che noi abbandoniamo questo ideale idolatrico che non potremo mai realizzare. Nessun santo è così.

Io vi invito anche a cogliere nelle persone qualcosa di bello e sottolinearlo. Questo è l’esercizio che faceva Gesù: cogliere il bello nel brutto, sottolineare qualcosa che funziona nelle cose che non funzionano, e promuoverla. Questo è l’atteggiamento che ha Gesù nei confronti della realtà, della mia vita, della tua vita. Ci guarda con simpatia.