Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale?

12-10-2014 XXVIII domenica del Tempo Ordinario di don Fabio Pieroni

Mt 22,1-14

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:  «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.  Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.  Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;  altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.  Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.  Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.  Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,  gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.  Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Questa parabola ci dice che ad una festa di nozze uno degli invitati non ha l’abito nuziale e viene cacciato fuori.

Chi è la persona senza abito nuziale?

Mentre chi indossa l’abito nuziale si aspetta che ci sarà una cosa bella, un incontro interessante che vale la pena vivere, chi sta senza abito della festa è uno che non si aspetta niente:  mi sono vestito con la tuta perché tanto nessuno mi nota, non mi aspetto niente di buono. E’ la persona chiusa in se stessa, che sta sempre a piagnucolare perché gli altri non si sono accorti di lei e nessuno le porta rispetto, perché non le viene data soddisfazione, perché nessuno valorizza le cose che dice, nessuno la saluta…  L’uomo senza abito nuziale è colui che sta sempre in un atteggiamento di tristezza, di chi deve sempre ricattare gli altri perché ha sofferto talmente tanto che nessuno lo può capire! L’uomo che diffida di tutti e non si aspetta niente di buono.

Dice il salmo: Abiterò per sempre nella casa del Signore! Questa è una persona con l’abito nuziale! Chi ha l’abito nuziale dice: “Il Signore è mio pastore non manco di nulla! Anche se dovessi passare per una valle tenebrosa non avrò timore, perché tu sei con me! Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza! Tu prepari una mensa di fronte ai miei nemici! Io insieme con te sarò felicissimo!”.

Scrive San Paolo ai Filippesi, mentre è in prigione: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza! Sono contento che abbiate partecipato con me nelle tribolazioni. Ho imparato ad essere ricco, ma anche povero. Ho imparato a soffrire e ad essere felice”. E’ in prigione, ma non si mette a piagnucolare, non si allea con l’atteggiamento di chi  non ha l’abito nuziale.

San Paolo ha cacciato fuori questo atteggiamento. E anche noi questa mattina dobbiamo cacciare fuori quest’uomo senza l’abito nuziale, questo atteggiamento  di tristezza,  di chiusura, di arrabbiatura, di amarezza, di acidità che distrugge noi stessi e gli altri. Cacciarlo senza pietà!

Non dobbiamo neanche allearci con chi continuamente si piange addosso, ma piuttosto portare questa persona all’incontro con Dio, alle cose grandi, perché una persona che piagnucola, se tu la consoli vorrà sempre essere consolata e non crescerà mai. Perché una persona cresca occorre a volte che passi per una sofferenza, per questo non sempre Dio soddisfa il nostro desiderio di essere compensati, accarezzati, perché più vieni accarezzato, più vuoi essere accarezzato, e rimani un infantile! Dio invece dice: Cacciatelo fuori! Amico, io voglio che tu viva! Non puoi vivere guardando sempre tutti con rimprovero, e avendocela con il mondo intero.

Dobbiamo cacciare fuori questo atteggiamento che facilmente si forma dentro ciascuno di noi per il fatto che ci hanno deluso, ci hanno tradito, e allora… “Si, mi coinvolgo nella festa, ma non troppo, a distanza, non più come un tempo, non mi fido! Se le cose non si fanno come dico io, non ci gioco più!”. Questo è l’uomo senza l’abito nuziale, una persona che non si aspetta nulla di grande. Deve essere strappato questo velo dal nostro volto. Diceva la profezia (Is 25,6-10): Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Occorre strappare la maschera, prima che questa diventi la tua pelle! Cristo ti invita a farlo! Cristo ti dice: guarda che tu non hai l’abito nuziale, tu non ti aspetti più nulla, ti sei alleato con una malattia di tristezza che sta diventando cronica, e non solo ti ucciderà, ma  non permetterà di entrare nella festa neanche a chi ti sta vicino!

In ogni celebrazione va fatto questo lavoro. Per questo facciamo l’atto penitenziale all’inizio della Messa, perché altrimenti non posso aprirmi ad una novità. Allora questa Parola che sembra dura, è invece la Parola di un amico. Un amico vero! Non un amico che ti infantilizza, ma che ti aiuta a crescere.

Questo atteggiamento duro verso noi stessi è necessario per aprirci a qualcosa di grande. Dio non sta punendo questa persona, ma la scopre rendendo visibile la situazione in cui si trova, e le dice: non lo vedi che sei sempre arrabbiato, bloccato, irascibile… questo è lo stridore di denti!

Non hai nessun diritto di chiuderti così, anche nelle situazioni peggiori, anche quando stai sulla croce. Pensate che il salmo 22 è il salmo che viene proclamato durante i funerali e dice così:  il Signore è mio pastore! Felicità e grazia mi saranno compagne per tutti i giorni della mia vita ed abiterò col Signore per sempre! C’è  sempre una strada ed io mi devo aprire a questo, alla  novità che Dio mi indica.