La Trasfigurazione

12-03-2017 II domenica di Quaresima di don Fabio Pieroni

Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.  E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.  Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.  Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».  Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».  All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.   Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».  Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.  E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Gesù prende una iniziativa, porta i suoi amici Pietro Giacomo e Giovanni sul monte Tabor. Mentre sta parlando con loro appaiono Mosè ed Elia nella loro gloria, e Gesù è trasfigurato, avverte cioè dentro di sé un calore straordinario ed emana una grande luce. Pietro Giacomo e Giovanni contemplano questa realtà e di fronte a questo spettacolo strano dicono: Maestro è bello stare qui! Che facciamo adesso? Facciamo tre tende! Ma Gesù risponde: sarebbe bello, ma dobbiamo scendere dal monte.

Il brano inizia con “in quel tempo”. Di che tempo si tratta? E’ il tempo in cui Gesù sta capendo che deve lasciare Cafarnao per intraprendere la parte finale della sua missione perché avverte che il Padre suo lo sta chiamando a questo. E mentre lui si sta decidendo a fare questo, ha un sacco di pressioni, un sacco di ostacoli. Pian piano comincia a non essere più capito neanche da Pietro e dai suoi discepoli, infatti quando lui dice: “adesso dobbiamo andare a Gerusalemme e lì indicherò la via della salvezza, ma probabilmente lì sarò rifiutato e addirittura potrebbe succedere che potrei essere ucciso e potremmo fallire totalmente”, Pietro non riesce ad immaginare un fallimento: “perché andare a Gerusalemme se non  sei neanche sicuro che le cose andranno per il verso giusto? Ma allora tu non sei il Messia!”.

Gesù va in crisi, comincia a trovarsi in difficoltà, ed allora rilegge la sua vita attraverso Mosè e i profeti. Prende cioè la Bibbia e cerca di capire cosa gli stia succedendo alla luce della Parola di Dio. Mentre legge la Parola di Dio accadono due cose fondamentali. La prima è che riceve una conferma da parte del Padre suo che dice: “Questi è il mio figlio prediletto. Ascoltatelo! Guardate che sta andando nella giusta direzione! Bisogna passare per l’incomprensione, addirittura per la croce, ma questa è la via giusta. Figlio mio, non stai sbagliando! La morte è qualcosa di stranissimo che deve accadere, ma ci sarà un evento straordinario che è la risurrezione”. E poi appare questa straordinaria bellezza di Cristo di fronte alla quale gli apostoli si stupiscono e Gesù si rallegra che Pietro Giacomo e Giovanni lo vedano così bello perché questa è esattamente la bellezza che Gesù donerà loro. Grazie alla missione di Cristo un giorno potranno entrare anche loro in questa bellezza, in questa pienezza.

Cosa significa questo discorso della seconda domenica di quaresima per noi? Innanzitutto che ciascuno di noi deve prendere fiato ogni tanto perché ci saranno momenti in cui dobbiamo entrare in situazioni e in difficoltà che non avevamo previsto. Queste non sono il segno che Dio ci sta abbandonando, perché ogni volta che le cose non funzionano, noi ci sentiamo dimenticati da Dio. La cosa che dobbiamo fare è verificare se la strada che abbiamo intrapreso è fedele alla Parola di Dio oppure no. Molto spesso chi è fedele alla Parola di Dio va a finire in croce, ma non può entrare in questa strada se non riceve delle consolazioni, delle conferme da parte di Dio che dice: “Io sono con te, io e te stiamo insieme”. La parola consolazione vuol dire “con il solo” cioè Dio è con il solo, ci consola, e non siamo più soli, siamo con Lui. Gesù avverte questa conferma che il Padre suo gli dà. Come uomo avverte la necessità di questa consolazione, di questo conforto, avverte che sta facendo qualcosa di fedele alla volontà di Dio, ma anche di utile per l’uomo, perché ciascun uomo potrà ricevere questa bellezza che Dio gli ha destinato. Quindi questa Parola per noi è straordinaria. Noi abbiamo la sensazione che la vita non può morire, che la nostra vita non può essere inutile. La nostra umanità avverte come una incompletezza, vorrebbe sbocciare in una dimensione straordinaria ed invece siamo bloccati, frenati. Questa sensazione è sana perché Cristo ci dice: “Guarda che è vero che tu non sei stato creato per rimanere quello che sei. Sei stato creato perché un giorno tu possa sbocciare in una dimensione che non è solamente umana, ma soprannaturale”.

Le nostre insoddisfazioni, il sogno che abbiamo di essere pienamente realizzati è qualcosa che Dio ha messo dentro di noi e che si realizzerà nella misura in cui noi siamo insieme con Cristo. Questo è il destino che ci spetta grazie al fatto che Gesù Cristo rende possibile questa trasfigurazione, questa trasformazione attraverso il sacrificio della croce. Ma anche noi possiamo un giorno essere partecipi di questa soluzione, perché attraverso di noi la gente possa essere trasfigurata, possa avere questa nuova speranza. Questa è l’azione dei cristiani: poter partecipare al mistero della croce per comunicare agli uomini questa nuova direzione.