In te mi sono compiaciuto

10-01-2016 Battesimo del Signore di don Fabio Pieroni

Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.  Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì  e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Abbiamo ascoltato in questa Liturgia della Parola il profeta Isaia che ci parla di una consolazione: “Consolate il mio popolo e parlate al cuore di Gerusalemme. Nel deserto preparate la via al Signore”, e poi la lettera di San Paolo che diceva che il Signore ha dato se stesso per noi, per formare un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. Poi il vangelo ci ha parlato di Gesù che riceve il Battesimo.  Vediamo come collegare tutto questo.

Abbiamo lasciato Gesù a 12 anni quando viene perduto e ritrovato a Gerusalemme da Maria e Giuseppe, i quali nel tempio gli domandano come mai avesse fatto loro questo: “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo!”, e lui risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Maria non capisce questa risposta però, ci dice il vangelo, serbava, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Spesso noi buttiamo le cose che non capiamo, perchè le riteniamo sbagliate. Maria invece trattiene anche le cose che non capisce e ci lavora sopra. Tornano quindi a Nazaret, e Gesù rimane loro sottomesso, crescendo in età sapienza e grazia. Ora lo ritroviamo qui sulle rive del Giordano, in un tratto finale del percorso di questo fiume, in un luogo particolarissimo, molto scomodo perché sta 400 metri sotto il livello del mare, dove fa un caldo tremendo. Qui Giosuè aveva un giorno attraversato il fiume per portare il popolo dentro la Terra Promessa dopo il pellegrinaggio dell’esodo nel deserto, e quindi Giovanni Battista sceglie questo luogo per fare il battesimo, che fa passare una persona da una situazione ad un’altra. Gesù si accoda a questi peccatori e riceve anche lui il battesimo.

Perché fa questo? Perché stava occupandosi del Padre suo. Ogni azione, ogni iniziativa di Cristo nasce da una risposta a quello che gli dice suo Padre: adesso tu devi iniziare la tua vita pubblica! All’età di circa 30 anni Gesù riceve questa ispirazione. Non fa di sua iniziativa, è una risposta al Padre perché Gesù ha nel Padre il suo archè. C’è una preghiera che Dice: Signore fa che ogni nostra azione abbia in te il suo inizio e in te il suo compimento. Quindi Gesù entra nell’acqua, riemerge, e lo Spirito Santo in forma corporea come di colomba lo conferma: “Questo che tu stai facendo è il meglio che tu possa fare! Vai avanti!”. Anche la colomba dopo il diluvio universale aveva indicato che era giunto il momento di ripartire, di ricominciare tutto da capo. Gesù ricomincia da capo, entra nel deserto, attraversa il fiume, e lì c’è il nulla.

Questo per noi indica qualcosa di molto importante: abbiamo bisogno di iniziare, di portare avanti la nostra vita in contatto, in comunione con la parola di Dio, quindi dobbiamo avere il nostro archè! Molti di noi siamo anarchici, cioè prendiamo delle iniziative a prescindere, prendiamo delle decisioni perché “me lo sento”, per i nostri capricci, invece in Cristo la vita filiale è una vita che parte sempre dalla relazione col Padre, con Dio. Su questo noi dobbiamo esercitarci e qualcuno deve aiutarci a stare in sintonia con Dio. L’opposto del figlio nella Bibbia viene chiamato bastardo: il bastardo è una persona che nella vita fa a meno della relazione col padre, che non conosce il padre, e questo è gravissimo, perché spesso noi ci troviamo a scegliere non tanto tra una cosa buona rispetto ad una cattiva, ma piuttosto a scegliere tra cinque cose buone quella che Dio vuole, quella che è la volontà di Dio. E allora abbiamo bisogno di un fiuto che ci insegni a rimanere uniti al Padre. Il Battesimo inaugura la vita filiale,cioè inaugura un modo specifico di vivere la vita umana. Cristo ci dice che la vita umana è la vita del figlio, è la sua vita, e noi dobbiamo imparare che se non entriamo nella vita filiale, viviamo una vita sconclusionata, anarchica, senza l’archè, senza capo né coda, senza principio né fine.

Ma non c’è solo questo, perché Gesù riemerge dalle acque e si trova davanti il deserto. C’è una fotografia meravigliosa di Sebastian Salgado, un grande fotografo brasiliano, che riprende un ragazzo magrissimo perché reduce da una grande carestia, cencioso, con un cane anch’esso smagrito, che si mette in piedi davanti al deserto fatto di argilla arida con l’atteggiamento di chi crede che vincerà, che farà qualcosa. Gesù sta così, ha di fronte il niente, e la sua intelligenza gli potrebbe dire: “Ma germoglieranno i semi che tu hai intenzione di seminare? Chi mai ascolterà le parole che dirai? Chi vedrà i gesti che tu farai? Stai a casa! Ritornatene a Nazaret!”. Questo gli dice il demonio! Questo è ciò che spesso ci dice la nostra vita: “Ma dove stai andando? Non concludi nulla, guardati indietro! Rimane qualcosa? Tutto è divorato dal deserto, dal tempo, dalla disattenzione degli altri!”. Gesù invece guarda il Padre, non guarda il deserto, non guarda gli altri, ha una forza interiore che gli nasce dalla preghiera, gli nasce dal fatto che vede delle cose invisibili perché lui ha una relazione col Padre quindi ha un’energia diversa, fa dei conti diversi, vede cose diverse! Ecco perché rimane in piedi! Gesù ha iniziato dal Padre e non per conto suo. Questa è la vita filiale! La vita filiale ci consente di fare a meno dell’applauso degli altri, ci fa fare a meno dei risultati spiccioli che vorremmo vedere immediatamente per avere un’ulteriore motivazione per andare avanti. La motivazione di Cristo non sono i risultati immediati, ma è la chiamata del Padre, è la comunione con lui e questa comunione lo porta ad essere un uomo che può affrontare il deserto, la mediocrità, l’insensibilità, l’ingratitudine. Quante persone ci sono ad applaudire la tua vita, ad ascoltarti, a lasciare che le cose che tu fai abbiano un risultato? Noi viviamo di fronte all’indifferenza delle persone, oppure ad un apprezzamento del tutto superficiale, e questo non ci basta per vivere, abbiamo bisogno di un’altra motivazione che è il Padre, che è l’amore di Dio, e l’unione con Cristo. Questa è la vita filiale!

Vuoi vivere da solo? Vuoi fare a meno di  questa risorsa fondamentale? Fallo! Ma sappi che non si diventa cristiani perché “altrimenti vai all’inferno!” No! Se non stai con Cristo, già sei all’inferno! Essere senza Cristo significa fare a meno di un’energia essenziale. Non è un optional! La vita cristiana non è un optional alla vita umana! E’ la vita umana! Ecco perché ci stiamo sgretolando. Io voglio fare una piccolissima annotazione: sono stato a vedere il film di Checco Zalone, “Quo vado?”, perché mi sono detto: “Possibile che 10 milioni di italiani ci siano andati e lo abbiano trovato meraviglioso? Perché piace tanto? Lo devo vedere, perché sono pastore!”.  Vedete, mentre si parla  della complessità  della globalizzazione, delle religioni, del gender, del lavoro che non c’è, delle relazioni interpersonali complesse, Zalone propone il mondo provinciale barese con la mamma, il posto fisso, le raccomandazioni, e gli italiani stupidi, ma simpatici… questo mondo di basso ceto, però sicuro. C’è una regressione. Tu vorresti affrontare il deserto, ma è troppo difficile e allora torni indietro, a giocare a soldatini.

Perché la gente non sa entrare nella complessità? Perché gli manca la vita filiale. La dinamica inquietante di questo film fa presente la fuga dalla complessità e il ritorno alle cose più banali del mondo, che non esistono più, perché quel mondo di cui ci parla il film non esiste! E’ un’alienazione completa. La vita filiale è una cosa enorme e noi ci dobbiamo lavorare, per questo abbiamo qui in parrocchia degli itinerari, perché la predicazione è un modo di accendere la fiamma di una caldaia, però poi c’è bisogno di qualcosa che per un periodo della tua vita ti aiuti a coniugare le cose che stiamo dicendo con la realtà, ti aiuti a metterti in contatto con il Padre, ti aiuti ad emergere dal fango di quel Giordano e a risalire fino al deserto, e trasformare questo deserto, sapendo che non è vero che tutto viene ingoiato dal nulla. Questo non te lo dicono gli occhi, ma il tuo contatto con il Padre, come è stato per Gesù.