La Manna nel deserto (seconda meditazione)

12-03-2020 di don Fabio Pieroni

In questo tempo difficile, abbiamo preso l’iniziativa di proporre qualche meditazione che come la manna, ci aiuti giorno per giorno ad alimentarci, per ricevere la forza di attraversare il deserto che minacciosamente ci si para davanti. 

Stiamo proponendo delle opere d’arte, che unitamente alle nostre meditazioni scritte, ci aiutino a pregare, cioè a lasciarci coinvolgere emotivamente e spiritualmente. A patto però di non di leggere “al volo” la nostra “paginetta” magari davanti alla televisione che continua le sue trasmissioni, ma di dedicare veramente qualche momento alla preghiera. 

Lunedì scorso c’eravamo fatti aiutare dall’immagine del Cristo del Deserto di Kramskoj. Oggi proseguiamo nella stessa direzione farcendoci aiutare da un altro pittore russo. Si tratta di Vasilij Grigor’evič Perov (18341882). L’opera su cui vogliamo riflettere è il ritratto di Fëdor Dostoevskij.

Per realizzarlo, Perov si recò a Pietroburgo. Sua moglie Anna Dostoevskaja, vedova dello scrittore, ricorda quel periodo nelle sue memorie: “Perov venne da noi tutti i giorni per una settimana; trovava Födor Michajlovič nei più disparati stati d’animo, faceva conversazione, discuteva spesso con lui e così è riuscito a catturare l’espressione più caratteristica del volto di mio marito, proprio quella che aveva quando era immerso nei suoi pensieri più profondi. Si potrebbe dire che Perov abbia colto… L’attimo creativo di Dostoevskij!”

Se ci soffermiamo di fronte a quest’immagine notiamo che dal buio dello sfondo emerge il suo viso scavato, pallido e nervoso; le mani sono intrecciate intorno al ginocchio accavallato in una posizione che è metafora del movimento circolare del pensiero, senza via d’uscita. C’è qualcosa di simile nei nostri pensieri di questi giorni che ci incupiscono e ci avviliscono. Guardiamo introno a noi e clicchiamo spesso sullo “smartphone”, senza però trovare la parola fine, tutto continua come prima o peggio di prima e abbiamo l’impressione di essere in caduta libera, aspettando da un momento all’altro l’impatto rovinoso.

Confrontando così il ritratto di Dostoevskij con quello che ormai è il “nostro” Cristo nel deserto di Ivan Kramskoj, emergono diverse somiglianze: entrambi hanno le mani convulsamente intrecciate ed entrambi i protagonisti sono immersi nella contemplazione.

Osservando il volto di Dostoevskij, se ne coglie tutta la dignità malgrado sia di fronte a qualcosa troppo più grande di lui. Nella cultura della seconda metà del secolo lo scrittore è visto come l’incarnazione della coscienza sociale, è un “maestro del pensare” al quale ci si rivolge per avere un punto di riferimento nelle questioni morali e sociali più rilevanti. Nel ritratto, Dostoevskij incarna proprio questo genere di persona che è segno del cristiano. Il suo sguardo indaga il mistero, non si fa intimidire da quello che intuisce, si tratta di una sfida che supera di molto le sue forze, eppure è sereno e dignitoso.

E’ uno sguardo pieno di “parresia” cioè di ardimento, perché corroborato da un segreto. È il segreto reso visibile dalla sua fronte che riflette la sorgente, la luce divina, il riverbero di uno splendore. E’ la luce del mistero della Trasfigurazione, che è il mistero della preghiera. La preghiera consente al Signore di trasmettere a tutti noi la luce “taborica”, la luce dello Spirito Santo. Solo lo Spirito di Cristo ci può consentire di cogliere nella passione lo strumento della trasfigurazione. Dostoevskij nei Fratelli Karamazov in uno dei momenti più drammatici del suo romanzo aveva fatto dire al Padre Spirituale Zosima questa frase famosa e enigmatica ma profondissima “Conoscerai un grande dolore e nel dolore sarai felice. Eccoti il mio insegnamento: nel dolore cerca la felicità.”. Anche noi in questo tempo siamo costretti a guardare davanti a noi il deserto. C’è una sfida da assumere che supera le nostre forze. Perciò rimaniamo in preghiera, perché si rifletta nei nostri volti la luce che brilla sul volto di Cristo che lo ha reso capace di rimanere Figlio dentro la Passione fino alla risurrezione e che ci consentirà di fare altrettanto.