Ecco, io faccio nuove tutte le cose

19-05-2019 V Domenica di Pasqua di don Fabio Pieroni

Gv 13,31-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

La bellezza è oggettiva. C’è una bellezza che noi riconosciamo come tale, perché nel nostro spirito c’è una capacità di corrispondere alla realtà per la quale siamo stati creati. Quando vediamo qualcosa che assomiglia a Dio noi ci commuoviamo, perché c’è una sintonia misteriosa. Questa sensazione è un incontro con Dio.

Immaginate che una volta san Giovanni Bosco stava celebrando la messa e c’erano dei bambini che stavano scomposti, e si distraevano e dopo aver fatto la comunione scherzavano. Alla fine della messa, mentre uno di questi bambini stava uscendo, lo fa seguire per la strada da due chierichetti con la candela, per dirgli: “guarda che tu sei una persona sacra!”.

C’è una sacralità in ciascuno di noi e questo si vede meglio quando uno è bambino, perché quando una persona cresce, si abbrutisce, si allontana, soprattutto se non viene curata come una pianta. Ognuno di questi bambini fa parte di una famiglia e Gesù nel vangelo spesso collega questa realtà con alcune immagini: la vite per esempio per crescere ha bisogno di amore e cura da parte di un contadino che deve lavorare, potare perché nella vite scorra la linfa che porta la vita. In questi bambini noi stiamo piantando il seme dell’uomo nuovo, stiamo piantando delle parole, dei gesti dei simboli, che dovrebbero riecheggiare nella loro anima mentre cresceranno. Se sono lasciati a loro stessi, o se noi li lasciamo soli di fronte al computer o al cellulare viene fuori qualcosa di storto.

Un bambino è spesso il risultato del papà, della mamma e della grazia che Dio dà a questi bambini. Molto dipende dai genitori. Se un genitore è appassionato, capisce quello che stiamo facendo.

Quando scriviamo sul computer un documento, ad un certo punto il sistema ti chiede “salva con nome”. Se io dico no, non lo faccio, ho buttato tutto! Se un papà, una mamma  non dice al proprio figlio: guarda che quello che tu hai vissuto in questo tempo al catechismo è molto importante, e quindi andiamo a messa anche domenica prossima, quindi “salvo!”… se con questi gesti voi non ci aiutate è tutto inutile!

Io ho domandato ad alcuni bambini: il prossimo anno ti iscrivi al corso per la cresima? Mi hanno risposto: dipende da mamma, dipende da papà.

Questi bambini stanno ricevendo il seme del vangelo. Nella prima lettura si parla di due personaggi: Paolo e Barnaba. Questi stanno sempre a camminare, perché devono sbrigarsi, perché il tempo vola, e devono seminare questo seme del vangelo dove Dio li ha chiamati, come noi sacerdoti stiamo facendo. Il vangelo promuove l’uomo, lo fa diventare quello che lui sogna di essere, lo indirizza al meglio di sé, lo autorizza a vivere all’altezza del suo desiderio, quindi l’evangelizzazione è un atto d’amore grandissimo perché la persona umana non diventa se stessa da se stessa. Ci sono persone che si incartano, si bloccano, regrediscono, vorrebbero fare qualcosa di grande e vanno a tentoni come in una cantina buia e noi non possiamo lasciarli a loro stessi. Questa è l’evangelizzazione, una grande luce che noi portiamo al mondo con tante difficoltà, ma non per questo ci scoraggiamo. Anche nella chiesa antica ci sono tante problematiche e tanti litigi. Immaginate che ad un certo punto Paolo e Barnaba, al secondo viaggio missionario litigano, e si separano. Questo c’è nella chiesa! Ma c’è anche l’opera di Dio.

Voi genitori dovreste esser impauriti per il fatto che Dio vi ha affidato questo bambino, questo figlio. Lo ha affidato a te! Dovrete rendere conto di questo! Il vostro desiderio dovrebbe essere: io voglio che mio figlio coltivi il suo cristianesimo! E questo dura per tutta la vita, non è qualcosa di limitato al catechismo della comunione o della cresima. Infatti molti dei genitori di questi bambini seguono un percorso qui in parrocchia, hanno un gruppo e vengono tutte le settimane per un incontro e poi la domenica alla messa, e la loro famiglia a volte è in difficoltà: uno ha dfficoltà a parlare, si tiene dentro una preoccupazione, si sente ferito dall’altro… E’ importante che anche dentro un matrimonio continui a passare la linfa di Cristo. Per questo motivo noi portiamo avanti la parrocchia. La parrocchia a che serve? A fare le preghierine e ad accendere le candele? NO! Serve per far fiorire una persona, una famiglia, perché dia il suo frutto.